il processo

Teramo, auto blu e nomina di Robimarga: il pm chiede sei anni per Varrassi

L'ex manager della Asl è accusato di truffa, peculato e abuso d’ufficio. Imputati anche l’autista e sette dirigenti Asl. La difesa in aula: «Ero in buonafede, orgoglioso del mio lavoro»

TERAMO. È’ con una richiesta di condanna a sei anni per l’ex manager della Asl Giustino Varrassi che il pm Davide Rosati chiude la sua requisitoria nel processo madre per le inchieste sull’uso dell’auto blu e sul caso Robimarga.

Lo fa al termine delle dichiarazioni spontanee con cui Varrassi si rivolge alla corte per respingere ogni accusa e dire che ha sempre agito «in buona fede». «Dichiarazioni suggestive e zoppe» le definisce Rosati nell’inanellare in quasi tre ore di ricostruzione, puntuale e meticolosa, le due complesse indagini poi riunificate davanti al tribunale. Otto gli imputati, con varie accuse, tra cui numerosi dirigenti dell’azienda sanitaria teramana.

Varrassi e il suo ex autista Giovanni Lanci sono accusati di truffa (Varrassi anche di peculato e Lanci di appropriazione indebita) per aver fatto uso personale dell’auto di servizio. Nell’ambito del procedimento sull’auto blu Rosati aveva chiesto gli arresti domiciliari per Varrassi che nel frattempo ha risarcito la Regione: richiesta, quella dei domiciliari, che all’epoca venne respinta dal gip. Per queste ipotesi di reato Rosati ha chiesto tre anni e nove mesi per Varrassi e tre anni e nove mesi per l’autista.

Nell’altro procedimento, quello che riguarda il caso dell’ex assessore comunale e urologo Corrado Robimarga, Varrassi è coinvolto insieme all’ex direttore sanitario Camillo Antelli, all’ex direttore amministrativo Lucio Ambrosj, ai dirigenti Maurizio Di Giosia, Vittorio Scuteri, Corrado Foglia e Gabriella Palmeri: tutti sono accusati di abuso d’ufficio. Rosati, per questo capo di imputazione, ha chiesto due anni e tre mesi per Varrassi, un anno ciascuno per Antelli e Ambrosj, nove mesi ciascuno per tutti gli altri. Secondo l’accusa della procura gli allora vertici della Asl avrebbero affidato la direzione dell’unità di Giulianova a Robimarga a dispetto dell’inchiesta penale che aveva da poco coinvolto il medico. Per la procura la commissione disciplinare (composta dai cinque dirigenti) avrebbe indebitamente sospeso la procedura disciplinare a carico di Robimarga scaturita dall’allora sospensione del medico disposta dal gip . Robimarga in primo grado è stato condannato a tre anni ed otto mesi per peculato, truffa e falso, ma i giudici d’Appello hanno cancellato il reato di peculato, confermando la truffa e falso, e dimezzando la pena ad un anno ed otto mesi. Dopo la sentenza di secondo grado il medico, sospeso dalla Asl, è tornato in servizio.

L’ex manager Varrassi, nelle sue dichiarazioni spontanee, ha detto «che quando fonti confidenziali mi dissero che l’auto blu su cui dalla mia abitazione raggiungevo la Asl era seguita dalle forze dell’ordine chiesi subito spiegazioni alla Regione per sapere se avevo diritto alla macchina. Mi dissero che non si poteva e io con un bonifico ho subito risarcito. Ho risarcito prima di sapere di essere indagato. Ero in buona fede». Sul caso Robimarga l’ex manager ha puntualizzato: «La commissione disciplinare è un organo indipendente». E ha poi concluso: «Sono orgoglioso del lavoro che ho svolto a Teramo dove ho lasciato una Asl con i bilanci aziendali in attivo».(d.p.)

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