Teramo, crac Di Pietro: arresti confermati

Il tribunale del riesame nega la libertà a tre imprenditori su quattro

TERAMO. Crac Di Pietro e società sequestrate nello studio Chiodi-Tancredi, il presidente della Regione e il suo socio commercialista: l'impianto accusatorio della procura supera il banco di prova del Riesame. Per i giudici del tribunale aquilano l'ordinanza di custodia cautelare resta valida per gli imprenditori Maurizio e Nicolino Di Pietro e per Guido Curti, mentre viene annullata per Loredana Cacciatore, la moglie di Curti.

Il provvedimento dei magistrati, che ieri mattina hanno esaminato in un'unica udienza il ricorso presentato per i quattro dall'avvocato Cataldo Mariano, si desume dal fatto che alla donna (passata dagli arresti domiciliari all'obbligo di dimora) è stato subito notificato il dispositivo di annullamento della misura facendo riferimento all'attualità della stessa. Nessun provvedimento di scarcerazione, invece, è stato notificato a Maurizio Di Pietro e Guido Curti, che restano a Castrogno, e a Nicolino Di Pietro (fratello di Maurizio e da poco agli arresti domiciliari dopo 20 giorni di carcere). E' probabile che il provvedimento di rigetto del Riesame, non essendoci l'urgenza della revoca di una misura cautelare, a loro venga notificato soltanto nelle prossime ore.

CRAC MILIONARIO. Intanto emergono nuovi elementi dell'inchiesta della procura (pm Irene Scordamaglia) che servono per meglio quantificare l'entità della bancarotta fraudolenta e documentale che viene contestata ai quattro imprenditori teramani. Secondo inquirenti e investigatori il crac da tre milioni riguarda solo la Sirius Italia, una delle quattro società fallite. Conti alla mano, infatti, l'entità complessiva della bancarotta di tutte le società dovrebbe superare i 10 milioni di euro. Le indagini hanno accertato che le società, tutte riconducibili ai Di Pietro, a Curti e alla moglie, sono fallite a distanza di breve tempo l'una dall'altra. Una sorta di effetto domino accompagnato da uno spostamento di denaro da una società all'altra con sottrazione dei soldi ai creditori.

SOCIETA' SEQUESTRATE. E restano sotto sequestro preventivo le quote della Kappa Kappa Immobiliare srl e della De Immobiliare srl, le sue società che hanno sede legale nello studio Chiodi-Tancredi. La Kappa Immobiliare è stata costituita nel 2009: l'1 per cento delle quote è intestata a uno sconosciuto pensionato, il 99% alla Dreamport Enterprises Limited con sede a Cipro. La De Immobiliare Srl è stata invece costituita il 26 marzo del 2008: l'1% delle quote intestato allo stesso pensionato, il 99% alla Ruclesarn Investments Limited, sempre di Cipro. Per l'accusa sono il terminale dei soldi sottratti da quattro fallimenti. Denari che - secondo la procura - sono stati trasferiti all'estero e poi fatti rientrare in Italia attraverso un giro di depositi su conti correnti svizzeri e in altre società cipriote. Carmine Tancredi, che non è indagato, a giugno è stato sentito dalla Finanza come teste e il suo studio è stato perquisito visto che il professionista teramano è il commercialista di Di Pietro e Curti.

Nell'ordinanza di custodia cautelare per i quattro imprenditori il gip Marina Tommolini ripercorre con rigore e precisione la vicenda di presunti crac pilotati e fiumi di soldi che - per l'accusa - dopo essere stati sottratti ai creditori dei fallimenti, sono stati portati all'estero, depositati su conti svizzeri (su questo la procura teramana ha chiesto una rogatoria con la Svizzera che non è ancora finita), quindi in banche inglesi e, infine, nelle due società cipriote, proprietarie di quasi tutte le quote delle società Kappa Immobiliare e De Immobiliare. Somme che, secondo la procura, sono state usate per acquistare due appartamenti nel Qatar e uno chalet a Roseto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA