Teramo, crac di Pietro e fondi da CiproPdl: Chiodi chiarisca sul socio Tancredi

Chiavaroli: risponda alle domande sul crac Di Pietro. D'Amico (Pd): venga in Consiglio

PESCARA. «Io gliel'ho detto personalmente al presidente che sarei del parere che lui rispondesse a quelle domande. Proprio perché trovo questo caso infondato e le presunte domande di D'Alessandro del tutto strumentali». Riccardo Chiavaroli è portavoce del gruppo dei consiglieri regionali del Pdl.

Il presidente a cui Chiavaroli ha suggerito di rispondere è il governatore Gianni Chiodi. Le domande sono quelle poste dal consigliere regionale dell'Idv, Cesare D'Alessandro, sui rapporti fra Chiodi e il suo partner di studio di commercialista a Teramo, Carmine Tancredi, nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla procura di quella città sul cosiddetto crac Di Pietro (si legga l'articolo a fianco). Inchiesta in cui né Tancredi né Chiodi sono indagati.

Chiavaroli non è l'unico compagno di partito del presidente della Regione a suggerire a Chiodi di chiarire il suo ruolo nella storia. Dieci giorni fa, lo stesso suggerimento gli arrivò da Filippo Piccone, senatore e coordinatore regionale del Pdl, per gli stessi motivi che, oggi, spingono Chiavaroli a darlo. «Gianni», dice il consigliere regionale del Pdl, «farebbe bene a parlare prima che si ingenerino equivoci in un'opinione pubblica che non riesce ad approfondire tutti i temi dell'attualità. Lui non deve rispondere tecnicamente alle dieci domande dell'Idv, ma urlare ai quattro venti che il caso è inesistente spiegando perché; cioè che non ha alcun legame con quei fatti. Purtroppo, in casi come questi, il silenzio potrebbe indurre qualcuno a un giudizio negativo».

«Il Pdl», prosegue Chiavaroli, «non è intervenuto su questo caso percé noi lo giudichiamo del tutto inesistente. Qui c'è una vicenda giudiziaria che riguarda determinate persone e il cosiddetto contatto politico non è indagato, tanto meno lo è Chiodi, e mai nessuno ha citato il Pdl. Un intervento del Pdl potrebbe suonare quasi come una scusa non richiesta».

Anche Giovanni D'Amico dà un consiglio al governatore: quello di chiarire ogni dubbio in consiglio regionale.

«In una prima fase di questa storia», spiega il consigliere regionale del Pd, «anche a me sembrava non necessario che rispondesse alle domande dell'Idv, dal momento che lo stesso Tancredi venviva chiamato nell'inchiesta solo nelle vesti di testimone. Ma alla luce delle dichiarazioni rese dagli indagati (si legga un suntop nella tabella qui a fianco ndr) e pubblicate dal Centro negli ultimi giorni, dico che il presidente Chiodi deve assolutamente chiarire la sua posizione di estraneità ai fatti. Potrebbe farlo in consiglio regionale venendo a riferire della sua totale estraneità ai fatti».

«E' importante che lo faccia», prosegue il consigliere di opposizione, «perché questa regione ha troppo sofferto di casi non chiariti, mentre ci sono ancora processi non terminati. E' importante che noi tutti possiamo avere cognizione della limpidezza della posizione del presidente. E' un fatto propedeutico a sviluppare nei cittadini una fiducia nelle istituzioni della Regione Abruzzo».

Identico suggerimento a Chiodi viene da Enrico Di Giuseppantonio, ex coordinatore regionale dell'Udc e presidente della Provincia di Chieti, dove governa con una maggioranza di cui fa parte anche il Pdl. «A Chiodi», dice Di Giuseppantonio, «consiglierei di chiarire gli aspetti di questa vicenda che leggo sui giornali e che, magari, non hanno alcuna rilevanza penale. Glielo suggerisco perché quando si comincia a ingigantire una polemica politica, per fermarla è opportuno che uno dica quel che sa. Tanto più nel caso di una persona come Chiodi che, ne sono convinto, è una persona onesta. Ma - come si dice? - la moglie di Cesare, oltre che essere onesta, deve pure sembrarlo. Chiodi chiarisca il suo pensiero, quindi. Potrebbe farlo anche senza la solennità di una dichiarazione in consiglio regionale, sui giornali o nelle televisioni che sono uno strumento importante di mediazione fra cittadini e politica».

Infine, un altro esponente dell'opposizione di centrosinistra, Franco Caramanico, consigliere regionale di Sel (Sinistra ecologia e libertà).

«Premesso che sono un garantista», dice Caramanico, «il presidente di un giunta regionale dovrebbe essere lui stesso ad assicurare la massima trasparenza per garantire un confronto sano fra maggioranza e minoranza. Secondo me, Chiodi non risponde perché è circondato da persone che non lo consigliano bene. E, così facendo, lascia dubbi anche in persone che non hanno motivo di dubitare della sua correttezza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA