Teramo, parla un ex prostituta nigeriana: "Col voodoo minacciavano mia madre"

Il racconto di una ragazza uscita dal giro della prostituzione: «Dovevo fare la badante, ma sono finita sulla strada»

TERAMO. Victoria ha 24 anni e sogni diventati incubi. E’ fuggita dalla Nigeria con l’illusione di un lavoro in Italia, ma si è ritrovata schiava sul marciapiede con la paura che la magia nera potesse uccidere i suoi familiari. Victoria è un nome inventato, ma le parole vere raccontano più di ogni altra cosa fatti attraversati da dinamiche inimmaginabili per la nostra quotidianità. «Dicevano che con il voodoo avrebbero fatto male a mia madre, sarebbe morta e io non voglio la morte di mia madre» dice oggi questa ragazza che cerca faticosamente di riprendersi la vita dopo essere uscita dal giro.

L’ultima inchiesta in ordine di tempo, quella della polizia ascolana con l’arresto di una nigeriana e del suo fidanzato di Alba, disegna un fenomeno in vertiginosa quanto tragica crescita: il mercato delle nigeriane che ogni anno vengono schiavizzate dalle organizzazioni internazionali e alimentano un fiorentissimo racket della prostituzione quasi sempre di strada. Un business ignobile quanto diffuso favorito dalla miseria, dalla fame e dalla povertà di chi non sa neanche di essere una vittima, di chi è sicura che si può far male con i riti woodoo. «Perchè io dovevo lavorare per ripagare il debito con chi mi ha pagato il viaggio in Italia» racconta Victoria. Un business che non conosce crisi e che, giorno dopo giorno, incrementa il suo fatturato. Nel Teramano come nel Pescarese, in Abruzzo come nelle Marche. Ovunque ci siano predatori pronti a cancellare vite e sogni.

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Le ragazze vengono reclutate nei loro villaggi in Nigeria con il miraggio di arrivare in Europa e avere a portata di mano la possibilità di cambiare vita lavorando come baby sitter o badante. Le famiglie che hanno qualche soldo da parte pagano, ma la maggior parte s’indebita con l’organizzazione con somme che vanno da venti a trentamila euro (i soldi per pagare il viaggio). Somme che le ragazze potranno ripagare solo in anni prostituendosi sulla strada. A legarle a doppio filo all’organizzazione, che le recluta e ne organizza il viaggio, c’e soprattutto il terrore per i riti voodoo.

«Mi hanno detto che avrebbero fatto male alla mia famiglia, a mia madre», dice Victoria, «a tutti coloro che sono rimasti in Nigeria. E io ho fatto quello che mi hanno ordinato di fare quando sono venuta in Italia. Quando sono partita dal mio paese pensavo di lavorare come badante di una signora anziana che non stava bene, così mi avevano detto» Ma in Italia Victoria, come molte altre sue connazionali, ha trovato quella che loro chiamano maman. Sono ragazze come loro, forse appena più grandi, che arrivate in Italia da qualche anno hanno accettato di affrancarsi dalla prostituzione e continuare a pagare il loro debito facendo da maitresse alle nuove arrivate. (d.p.)

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