Teramo, verifiche choc sulle abitazioni: una su tre risulta inagibile

I dati del Comune mostrano uno scenario drammatico. Brucchi: «Rischiano di chiudere 1.500 case». Mancano ancora 4.800 controlli da smaltire. Gli sfollati sono oltre 1.300, sgomberati 447 edifici

TERAMO. Una casa su tre, di quelle controllate, è inagibile. L’ultimo aggiornamento delle cifre sull’emergenza gestita dal Comune accentua l’allarme per lo stato dell’edilizia residenziale dopo le violente scosse di fine ottobre. Il dato è ancor più preoccupante se si considera che finora le verifiche concluse riguardano solo una minima parte delle richieste di controllo inviate al centro comunale operativo e ai vigili del fuoco. Da smaltire ce ne sono 4.800 e se la tendenza rimanesse quella evidenziata dalle prime risultanze, il numero delle abitazioni inagibili si attesterebbe a quota 1.500.

leggi anche: Cellino Attanasio, rimossa la campana dalla chiesa pericolante Intervento dei vigili del fuoco e del Saf di Teramo nella chiesa di San Francesco, gravemente danneggiata dal sisma del 30 ottobre. La rimozione del pericolo consentirà ora la riapertura della viabilità verso il centro storico e l'inizio dei lavori di ristrutturazione

Al momento gli edifici messi fuori gioco dal sisma sono 447, di cui 90 dichiarati parzialmente inutilizzabili. Anche le case popolari hanno subìto un duro colpo. Il report del Comune indica, infatti, che sono dieci le palazzine Ater sgomberate sul territorio di propria competenza. Non va meglio al patrimonio della curia. Sono 30 le chiese teramane colpite dallo sciame sismico. Gli edifici pubblici lesionati, invece, ammontano a 20. Completano il triste quadro della situazione i dieci negozi costretti a chiudere i battenti a causa dei danni strutturali provocati dal terremoto. «La situazione è sotto controllo», spiega il sindaco Maurizio Brucchi che ieri ha presentato i dati sull’emergenza al commissario per la ricostruzione Vasco Errani nel corso di un incontro con i rappresentanti dei comuni abruzzesi rientranti nel cratere. Il problema principale resta lo smaltimento delle richieste di verifiche per le quali è necessaria un’accelerazione. «Solo quando saranno stati completati i controlli», chiarisce il primo cittadino, «avremo un bilancio definitivo dei danni e potrà partire la ricostruzione». I primi risultati certi mettono i brividi. Le 294 verifiche Fast e le 153 Aedes chiuse finora sulle abitazioni lesionate confermano che oltre il 30% delle strutture controllate è risultato inagibile. «Con quasi cinquemila accertamenti ancora da avviare», evidenzia il sindaco, «è facile prevedere, a questo ritmo, che ci saranno almeno altri 1.200 edifici da sgomberare». Salirà di conseguenza anche il numero degli sfollati che attualmente già supera 1.300. Ieri Brucchi ha firmato sette ordinanze di sgombero per abitazioni collocate nelle frazioni di Garrano, Valle San Giovanni e Villa Ripa e di un fabbricato rurale nei pressi di Miano. Sono state dieci, invece, le famiglie sfollate che si sono rivolte all’ufficio attività sociali del Comune per la scelta della collocazione alternativa. In nove hanno optato per il contributo di autonoma sistemazione, mentre una si è trasferita in albergo. Da ieri sono partiti, inoltre, gli ulteriori controlli da parte dei tecnici del “Reluis”, gruppo interuniversitario che fa capo alla Protezione civile nazionale.

In città gli esperti approfondiranno le verifiche sull’ex convento di piazza Verdi, sede storica dell’istituto musicale Braga, e sull’edificio scolastico di via Tevere. Ad Isola del Gran Sasso controlleranno la scuola media tutt’ora inagibile. Lo scopo dei sopralluoghi è accertare se le strutture possono essere recuperate, garantendo un grado sufficiente di resistenza sismica, o se andranno demolite per lasciare spazio a nuovi edifici più solidi e sicuri. In quest’ultimo caso a Isola si potrebbe costruire la nuova scuola nel giro di cinque mesi. Soluzione che escluderebbe l’installazione sul territorio dei Must, i moduli temporanei per le attività didattiche.

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