Tolti i sigilli al Villaggio degli angeli

Don Mario vince la sua battaglia, farà il primo camping per disabili

TERAMO. Ha tirato un sospiro di sollievo, anzi ha ringraziato Dio, don Mario Pieracci, prete-manager e volto famoso di Rai Uno, di fronte all'ordinanza del tribunale del riesame che ha tolto i sigilli al "Villaggio degli Angeli" di Pineto, il primo camping abruzzese per disabili.

Don Mario non è un inquinatore, è l'esatto contrario, scrive il presidente del tribunale, Giovanni Spinosa, che sblocca una vicenda kafkiana. Piscine con giochi, spiaggia con ombrelloni e sdraio e 23 casette di legno, il tutto senza barriere architettoniche, ma con scivoli per disabili e con prezzi stracciati per famiglie poco abbienti. Una settimana nel villaggio costa 250 euro.

Eccolo il progetto del prete-manager, presidente dell'associazione Gli Angeli Onlus che, il 5 agosto del 2010, acquista il 50 per cento dell'ex camping "Le Capannelle" di Pineto, travolto dal fallimento e chiuso nel 1990.

Don Mario si attiva in poco tempo: ottiene i permessi, investe 60mila euro per bonificare l'area rimasta nell'abbandono per vent'anni, chiama ditte specializzate nello smaltimento di rifiuti pericolosi - come cumuli d'amianto in disfacimento - stampa 13mila depliant con cui annuncia per metà giugno di quest'anno l'apertura del campeggio, apre un sito su Internet (www.villaggio degli angeli.it) e invita Mara Venier per il taglio del nastro.

Ma l'alluvione, che colpisce il Teramano a marzo, fa ritardare la bonifica dell'area. E, quattro giorni prima che il consiglio comunale di Pineto desse l'ultima autorizzazione, il progetto finisce a carte quarantotto.

A Pineto, infatti, piomba la Forestale che, il 12 aprile scorso, sequestra i cumuli d'amianto, i tronchi accatastati, due vecchie roulotte, abbandonate dal 1990, e il battuto di cemento dove, vent'anni fa, i campeggiatori delle Capannelle si divertivano ballando "Vamos alla playa". Così il progetto del villaggio per disabili, l'arrivo di 250 turisti e l'assunzione di personale sfumano.

E il sacerdote manager diventa indagato come inquinatore, ma non si arrende. Ha un asso che cala sin dal primo momento: le foto, scattate dal perito del giudice fallimentare, sono la prova che i rifiuti erano lì da molto prima dell'acquisto del terreno.

Don Mario sa di essere nel giusto, ricorre prima al gip, che gli respinge l'istanza, e quindi al tribunale del riesame. «Si fa fatica a sollevare nei suoi confronti censure al suo comportamento, improntato a un leale confronto con l'amministrazione locale e a una pianificazione dello smaltimento dei rifiuti lasciati dalla precedente proprietà», scrive ora il giudice.

Il villaggio si farà, ma slitta di un anno. E chissà chi risarcirà don Mario del danno subito.

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