Trovati botti fuorilegge nella ditta dell’esplosione: arrestato l’imprenditore 

Il titolare Elio Di Blasio ai domiciliari dopo il sequestro di 120 chili di materiale A febbraio c’è stata la tragedia sul lavoro con un operaio morto e uno ferito 

TERAMO. A febbraio dell’anno scorso l’esplosione con un operaio morto e uno ferito a fare la cronaca dell’ennesima tragedia sul lavoro. Nei mesi successivi l’inchiesta per omicidio colposo è stata scandita dal sequestro dello stesso stabilimento e di svariati quantitativi di prodotti pirotecnici. Fino all’ultimo dell’altro ieri che ha fatto scattare gli arresti domiciliari per l’imprenditore teramano Elio Di Blasio, 71 anni, titolare della ditta di fuochi d’artificio di Caprafico dove quasi un anno fa ci fu l’incidente mortale e per cui a fine ottobre la prefettura ha disposto la revoca dei vari decreti di autorizzazione (provvedimento che può essere impugnato al Tar).
Nel corso di un nuovo controllo fatto dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile (presenti anche la polizia amministrativa e un consulente della Procura), nella ditta alle porte di Teramo sono stati trovati oltre 120 chili di fuochi d’artificio di vario tipo e della polvere pirica: materiale esplodente che, secondo l’accusa, sarebbe stato detenuto illegalmente occultato in vari cassoni e in alcune pertinenze dello stabilimento.
Sempre secondo l’accusa dell’autorità giudiziaria si tratta di materiale che risulta non tracciato e detenuto con modalità di conservazione ritenute altamente pericolose per la pubblica incolumità. Per questo la Procura (pm di turno Silvia Scamurra) ha contestato la violazione della legge speciale sulla detenzione esplosiva (la 895 del 1967 rubricata in “Disposizioni per il controllo delle armi”) che punisce con la reclusione da uno a otto anni e con la multa da 3.000 a 20.000 euro chiunque detenga illegalmente esplosivi a qualsiasi titolo. La fattispecie del reato, stabilendo pene detentive alte, prevede anche l’arresto. Accertamenti sono in corso per verificare se il nuovo materiale per cui sono scattati i sigilli faccia parte di quello sequestrato in precedenza oppure sia materiale arrivato di recente. Per meglio stabilire questo non è escluso che la Procura possa disporre una consulenza. Per oggi, intanto, per l’arrestato è prevista l’udienza di convalida davanti al giudice.
Va detto che la maxi inchiesta scattata dopo l’esplosione mortale di febbraio (pm titolare del fascicolo Stefano Giovagnoni) non è ancora chiusa. Nel suo cammino, fatto di indagini serrate e accertamenti minuziosi con tanto di consulenza affidata a Paride Minervini, noto perito balistico, l’inchiesta della Procura teramana ha intersecato anche il lavoro di un’altra autorità giudiziaria. Perché c’è anche quella olandese che indaga sulla ditta di Caprafico. Gli accertamenti di questa autorità, ancora in corso, riguardano alcuni prodotti pirotecnici commercializzati all’estero con tanto di sopralluoghi sul posto di investigatori e inquirenti olandesi. Nell’inchiesta per omicidio colposo, quella per la morte dell’operaio, sono indagati Di Blasio e un altro rappresentante dell’azienda. A febbraio dell’anno scorso nell’area esterna della ditta di fuochi d’artificio di Caprafico ci fu la violenta esplosione in cui rimase ucciso il 62enne dipendente Dino Trignani e ferito un altro dipendente di 43 anni. I due dipendenti erano in un’area di prova, a circa 800 metri dallo stabile della ditta, che veniva usata sia per le prove di nuovi prodotti e sia per l’eliminazione degli scarti. Il primo era intento in alcune operazioni mentre il secondo, magazziniere, era di passaggio. Una tragedia a cui in Abruzzo ha fatto seguito quella alla Sabino Esplodenti di Casalbordino con tre vittime dopo le altre tre di un precedente incidente del 2020. Inchieste diverse con un solo filo conduttore: la necessità di vigilanza serrata nelle ditte di materiale esplodente.
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