Uccisa con 4 pugnalate alla gola

L’autopsia: la donna dissanguata. Convalidato il fermo del marito.

TERAMO. L’ha colpita quattro volte. Quattro pugnalate vibrate alla gola con forza per uccidere. Lei è morta dissanguata in pochi minuti, mentre lui, Shelqim Koni, operaio albanese di 45 anni, chiamava i carabinieri. L’autopsia fissa così gli ultimi attimi di vita di Rudina Koni, la mamma albanese di 33 anni ammazzata dal marito in una casa di Villa Rosa mentre i figli di 5 e 8 anni dormivano.

L’esame ha accertato che la donna, nel momento in cui è stata colpita, era di fronte al marito. I violenti fendenti le hanno reciso le giugulari, provocandole vaste emorragie. Nessun segno di colluttazione: la giovane mamma non ha fatto in tempo a ripararsi, a difendersi dalla furia del padre dei suoi figli. Sul corpo nessun segno di violenza, di maltrattamenti. Solo qualche ematoma alla testa, che molto probabilmente la donna si è procurata nella caduta. L’anatomopatologo Giuseppe Sciarra ha fatto dei prelievi per fare esami i cui risultati saranno resi noti tra un mese. E ieri pomeriggio, nel carcere di Castrogno, si è svolta l’udienza di convalida dell’uomo alla presenza del suo avvocato Sabrina Polletta. L’accusa del pm Serena Bizzarri è quella di omicidio volontario.

IL DELITTO. E con il passare delle ore si ricostruiscono con più chiarezza gli ultimi attimi di vita della donna e di un rappporto di coppia ormai in crisi. Una fine a cui però, sembra, che l’uomo non si fosse rassegnato. Lei lo accusava di essere geloso e sembra che volesse separarsi, allontanarsi da quella casa con i suoi figli. Lunedì sera la donna, dopo aver finito il suo turno nell’impresa di pulizia all’Iper, è andata a cena con le colleghe di lavoro. Una serata organizzata da tempo. L’uomo, che lavora in un’azienda di maglie di Corropoli, è rimasto a casa con i bambini. La donna è rientrata a notte fonda. L’uomo, ha raccontato egli stesso nel corso dell’interrogatorio, dormiva. Secondo la sua versione sarebbe stata lei a svegliarlo. Forse per parlare.

Forse per chiarire i termini di una separazione ormai vicina. I due coniugi si sono spostati in cucina per non svegliare i bambini. Hanno continuato a parlare del futuro, lei ha ribadito l’intenzione di separarsi, almeno per un po’. Ma lui ha detto ancora no. E qualcosa è scattato nella sua mente. Ha preso un coltello dal cassetto della cucina, uno con una lama di circa venti centimetri, e l’ha colpita alla gola. L’uomo, dopo aver assassinato la moglie, ha indossato i vestiti e ha chiamato il 112. «Mi chiamo Shkelqim Koni», ha detto al centralinista, «ho ucciso mia moglie. Venitemi a prendere».

LA FAMIGLIA DI LEI. Lo sorelle della donna hanno annunciato l’intenzione di costitursi parte civile. «E’ una tragedia», dice il loro avvocato Renzo Vespasianidi San Benedetto del Tronto, «i familiari della vittima vogliono giustizia». I bambini della coppia sono stati affidati al nonno materno. Al numero civico 16 di via Segantini, vicino all’ufficio postale di Villa Rosa, la famiglia si era trasferita da sette anni. L’appartamento al piano terra era di proprietà. Mai una discussione, mai una lite. Lui faceva l’operaio in una ditta tessile di Corropoli e lei lavorava in un’impresa di pulizie. Stavano cercando di ottenere la cittadinanza italiana.