Caccia, la riforma è vicina: novità anche in Abruzzo

Il piano: attività stagionale più ampia ed estesa alle aree demaniali (non le spiagge), il Governo punta ad adottare «una gestione razionale sui territori» e «strumenti di contenimento»
Una revisione delle regole sulla caccia, con riflessi anche per l’Abruzzo, regione dei Parchi. Il cambiamento arriverà dopo 30 anni. Ma non sarà il Governo a intervenire direttamente sulla riforma della legge 157 del 1992 che regola l’attività venatoria in Italia. Dopo settimane di fuoco sulle indiscrezioni trapelate a metà maggio circa le nuove normative, è arrivata un’informativa dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso dell’ultimo consiglio dei ministri: la revisione della legge seguirà il percorso ordinario e sarà affidata al dibattito parlamentare. Il nuovo schema del Ddl è stato infatti depositato in Senato dai capigruppo della maggioranza Lucio Malan, Massimiliano Romeo, Maurizio Gasparri e Giorgio Salvitti, con l’eccezione di Noi Moderati.
UNA REVISIONE È POSSIBILE
Da tempo il mondo venatorio chiedeva una revisione profonda della legge varata 30 anni fa, giudicata ormai superata. Una posizione sposata da Fratelli d’Italia e Lega, partiti che vantano al loro interno anche parlamentari cacciatori. Più di una proposta era già stata presentata, con l’intenzione, inizialmente, di arrivare a un intervento diretto da parte del Governo della premier Giorgia Meloni. Ma le proteste sollevate negli ultimi mesi, dopo che erano emerse alcune indiscrezioni sul testo in discussione, e il rischio di una frattura con l’opinione pubblica, hanno spinto l’esecutivo a rinunciare all’iniziativa propria, lasciando che a discuterne siano le Camere.
QUALI NOVITÀ
Lo schema depositato in Senato elimina alcune delle proposte più controverse: niente caccia sulle spiagge, così come durante la notte e niente licenze concesse anche ai sedicenni. Escluse del tutto anche le modifiche alle nuove specie cacciabile che nei mesi scorsi avevano fatto esprimere perplessità non solo ad ambientalisti e animalisti, ma anche dall’opinione pubblica in generale. Restano però altre misure che fanno discutere, come l’estensione della stagione venatoria anche durante le migrazioni e l’uso di uccelli vivi come richiami. Preoccupa l’aumento delle aree in cui si potrà cacciare con l’estensione ai territori demaniali, fatta eccezione per le spiagge, ma anche il tentativo di ridimensionare il ruolo dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), spesso decisivo nel limitare la caccia con pareri scientifici vincolanti. Via libera, invece, alla costruzione di nuovi appostamenti fissi e all’ampliamento delle aree di caccia, inclusi appunto alcuni territori demaniali. Secondo gli ambientalisti, questo aumenterebbe i rischi per chi frequenta boschi e montagne per attività ricreative. Il testo che finora è stato reso noto riconosce esplicitamente «un ruolo positivo alla caccia nella tutela della biodiversità», una premessa che ha sollevato forti perplessità nel mondo scientifico e ambientalista.
IL Sì E IL NO
La pubblicazione dello schema di legge ha riacceso il fronte ambientalista. Le critiche riguardano soprattutto l’allentamento dei vincoli esistenti: si teme un allungamento dei periodi di caccia, l’estensione alle aree demaniali e il ridimensionamento del ruolo dell’Ispra. Contestata anche la possibilità di catturare uccelli per richiami vivi e la costruzione di nuovi appostamenti fissi. Il ministro Lollobrigida difende l’impianto della proposta e sottolinea come, dopo oltre trent’anni, sia inevitabile rivedere una normativa ormai datata. Secondo il Governo il boom della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali, pone problemi crescenti a livello agricolo, ambientale e sanitario (danni alle colture e incidenti stradali ne sono un esempio anche in vaste aree dell’Abruzzo). La peste suina africana, che rischia di mettere in ginocchio interi settori produttivi, è solo l’ultimo dei segnali di un equilibrio da ricostruire. In questo scenario, secondo Lollobrigida, è necessario «riportare razionalità nella gestione del territorio», anche attraverso «strumenti di contenimento della fauna». Il Parlamento, ora, avrà il compito di trovare un equilibrio tra le esigenze del mondo rurale e la difesa dell’ambiente.
L’ABRUZZO ASPETTA
Per ora l’Abruzzo, come diverse altre regioni d’Italia, si divide tra favorevoli e contrari alla nuova normativa. Si discute su bozze e indiscrezioni in attesa del testo definitivo. Cautela è stata mostrata dal vice presidente della Regione Abruzzo con delega ad Agricoltura, caccia e pesca, parchi e riserve naturali, Emanuele Imprudente. «Attendiamo la stesura di una bozza formale per valutare se ci sono proposte integrative e adempimenti da compiere per recepire la normativa in Abruzzo», ha affermato, «per capire è se necessario adeguare la legge 10 del 2004 e il relativo regolamento, passo che faremo di concerto con tutti i portatori di interesse coinvolti, che non sono solo le associazioni venatorie ma anche gli agricoltori ed altre realtà».
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