Fideiussioni false: maxi truffa agli enti pubblici, 11 indagati

27 Agosto 2025

Il gruppo sotto accusa utilizzava documenti con i simboli farlocchi del ministero dello Sviluppo economico e della Repubblica italiana

PESCARA. Da una parte ci sono i palazzi dello Stato. La Regione Abruzzo, i Comuni di Pescara, Montesilvano, Sulmona e Villalago, persino il tribunale della città adriatica. Uffici, timbri, funzionari. Cose serie, cose solide. Dall’altra c’è una società di mutuo soccorso che non potrebbe emettere garanzie. Un bilancio con dentro un tesoro che non esiste. E un gruppo di persone, con base a Napoli, che ha capito come usare la debolezza del sistema. In mezzo, un professionista di Pescara e una scia di carta straccia. Questa è la storia di una delle più scientifiche truffe agli appalti pubblici scoperte di recente in Italia, pianificata da 11 persone che – sostengono procura e guardia di finanza di Roma – hanno usato l’apparenza della legge per raggirare una marea di istituzioni, comprese le sei abruzzesi di cui sopra, grazie a fideiussioni false per oltre 25 milioni di euro, documenti necessari per ottenere lavori e forniture statali.

Gli indagati, che ruotano intorno alla società romana Mia Mutua Assicurazione integrativa, brandivano una sentenza della Cassazione come lasciapassare e usavano atti con i simboli della Repubblica italiana e i sigilli del ministero dello Sviluppo economico per rassicurare. Una cortina di credibilità quasi perfetta, dietro cui si nascondeva il vuoto, che ha generato guadagni illeciti per 2,8 milioni di euro. L’inchiesta è sfociata nell’ordinanza di custodia cautelare del giudice Giuseppe Boccarrato con un arresto in carcere, uno ai domiciliari e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

Dalle carte dell’indagine emerge un quadro dettagliato di come il sistema abbia aggredito il tessuto economico e istituzionale abruzzese. La figura di Gianluca Cieri, 55 anni, originario di Vasto e promotore finanziario a Pescara, descritto in «stretta collaborazione» con il vertice Stefano Russo, appare centrale in numerose operazioni. Il primo contatto significativo risale al primo luglio 2022. In quella data, il consiglio di amministrazione della Mia, «in concorso con Cieri», emette quattro false polizze fideiussorie nell’ambito di una procedura fallimentare, per un importo totale garantito di 713.162 euro. In questo caso, il beneficiario finale della garanzia, e quindi l’ente pubblico truffato, è la sezione fallimentare del tribunale di Pescara.

L’operazione prevede un premio di 25.900 euro, di cui 17.859 effettivamente bonificati da Cieri sul conto della Mia. Il 14 novembre 2022 è la Regione Abruzzo a cadere nella rete. Viene emessa una fideiussione da 124.320 euro per il Servizio gestione rifiuti e bonifiche. Il premio è di 11.000 euro, versati dalla società Slim srl sul conto di Cieri, il quale poi gira 7.700 euro alla Mia, trattenendo la sua provvigione. Tre mesi dopo, il 13 febbraio 2023, è il turno del Comune di Pescara. La garanzia fittizia è di 222.847 euro, a fronte di un premio di 16.300 euro pagato dalla società Immotrading a Cieri. Il promotore ne versa poi 10.995 alla cassa dell’organizzazione.

L’operazione forse più nota a livello abruzzese è quella del 26 settembre 2023, legata al bando per la gestione delle piscine Le Naiadi. La polizza, emessa a favore dell’Aric, l’Agenzia regionale di informatica e committenza, garantisce 780.000 euro. Il Club Aquatico Pescara versa un premio di 18.000 euro direttamente sul conto della Mia. È proprio questa vicenda a portare Cieri sotto i riflettori della cronaca e a ricevere un avviso di garanzia dalla procura di Pescara.

Dalle chat agli atti, si vede Cieri inviare a Russo il link di un articolo di giornale che parla dell’indagine, a dimostrazione di un filo diretto costante. Nonostante i guai giudiziari, l’attività non si ferma. L’8 marzo 2024 un’altra polizza da 587.104 euro viene emessa a favore della Regione Abruzzo in relazione all’autorizzazione concessa alla Terraverde Energy srl per la gestione di un impianto di rifiuti a Città Sant’Angelo. Spunta anche una garanzia fasulla da 135.798 euro nei confronti del Comune di Montesilvano. E la rete tocca pure le aree interne. A essere raggirati sono anche il Comune di Sulmona con una fideiussione farlocca da quasi 1,3 milioni di euro e quello di Villalago con un’altra da oltre 100.000 euro, entrambe nell’ambito di una vicenda relativa agli autotrasporti.

L’impianto criminale, secondo il gip Boccarrato, si reggeva su due pilastri. Il primo era un inganno contabile: l’iscrizione a bilancio di un fittizio fondo obbligazionario da 9,2 milioni di euro, falsamente attestato dalla Zurich Investments Life Spa (che ha poi disconosciuto tutti i documenti come contraffatti) e depositato in una banca in Montenegro. Questo “tesoro fantasma”, intestato al “factotum” Francesco Simeone, serviva a dare una parvenza di solidità patrimoniale alla società, ottenendo un rating positivo e ingannando clienti e intermediari. Il secondo pilastro era una manipolazione giuridica.

Russo e i suoi sfruttavano una sentenza della Cassazione del 2022 che, in un caso specifico, aveva riconosciuto la validità di una fideiussione emessa da un consorzio. L’organizzazione la presentava come una legittimazione generale per le società di mutuo soccorso a operare nel mercato assicurativo, omettendo che la legge vieta a tali enti di svolgere attività d’impresa e di perseguire fini di lucro. La natura delle fideiussioni, emesse il più delle volte nell’ambito dell’aggiudicazione di appalti, estendono il danno anche agli enti pubblici, «i quali inconsapevolmente assumevano grave rischio di insolvenza», scrive il giudice.

Al vertice c’era dunque il napoletano Russo, definito il «dominus», con 17 condanne pregresse per reati contro il patrimonio e associazione a delinquere. Era lui a controllare il flusso di denaro, intascando personalmente 1,4 milioni di euro (spesi anche per l’acquisto di una Bmw X4 da 73.500 euro). Accanto aveva i consiglieri Roberto Moccardi e suo figlio Christian, con ruoli di promotori e organizzatori. Cieri, secondo la valutazione del giudice, pur avendo collaborato attivamente, avrebbe operato «all’esterno della struttura sociale», senza la consapevolezza e volontà di contribuire a un’associazione criminale.

Per questo, a differenza dei vertici, la richiesta di domiciliari nei suoi confronti è stata respinta. Durante l’interrogatorio preventivo, il promotore pescarese ha sostenuto di aver creduto alla liceità delle operazioni, convinto dalla sentenza della Cassazione e dalle rassicurazioni di Russo. Dalle carte, sempre per l’accusa, emerge però la sua piena operatività, con un profitto illecito quantificato in 41.129 euro, regolarmente riportato dalla Mia Mutua nelle «certificazioni uniche», a ulteriore riprova della facciata di legalità costruita dal gruppo che ingannava i funzionari pubblici.

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