Idroelettrico, i Comuni non incassano i canoni

Caramanico (Sel): le concessioni potrebbero portare 30 milioni in più all'anno
PESCARA. I Comuni sono più ricchi di quanto si pensi. Ma spesso non lo sanno: hanno proprietà che non sfruttano o di cui ignorano l'esistenza; danno concessioni ma dimenticano di riscuotere i canoni. Per esempio quelli idroelettrici.
Per la precisione i sottocanoni previsti dalla legge nazionale per i Bim (i bacini imbriferi montani) e i comuni costieri che sono lungo gli assi dei fiumi. Per il consigliere regionale di Sel Franco Caramanico, una corretta gestione delle concessioni idroelettriche potrebbe portare nelle casse degli enti locali dai 30 ai 35 milioni di euro l'anno.
A questi Caramanico, che martedì in consiglio presenterà un'interrogazione alla giunta, aggiunge i canoni demaniali (il cui ammontare la riforma Bassanini affida alle regioni), che secondo l'esponente di Sel sono sottostimati: «Molise e Basilicata li hanno portati a 35 euro per Kwh, noi per anni li abbiamo tenuti a 14 euro, poi la maggioranza di centrodestra e il Pd hanno votato per 27 euro, come il Veneto e il Piemonte. Se applicassimo le tariffe del Molise potremmo incassare molto di più, almeno 9 milioni, evitando per esempio di usare la leva dell'accisa degli idrocarburi».
Per quanto riguarda Bim e Comuni, dal 1º gennaio 2010, le basi di calcolo dei sovracanoni per le concessioni di grande derivazione di acqua per uso idroelettrico sono state fissate da Tremonti rispettivamente in 28 euro per i Bim e 7 euro per i comuni costieri. «Ma a parte i Bim del Teramano», sostiene Caramanico, «non sappiamo con precisione se i Comuni delle altre province riscuotono il sovracanone, mi riferisco soprattutto al Chietino. Mi risulta invece che la Regione ha inviato una lettera ai Comuni chiedendo se effettivamente i sovracanoni vengono riscossi ma non ha ricevuto risposta, probabilmente perché molti comuni non conoscono nemmeno l'esistenza della legge».
Gli enti locali hanno anche la possibilità di incassare l'Ici dagli impianti, ma in questa materia c'è molta confusione sui criteri di accatastamento delle turbine e degli altri elementi delle centrali.
«Per quanto riguarda la Regione non capisco perché ci siamo fermati a 27 euro. Occorrerebbe poi verificare la potenza prodotta. Mi risulta che dai produttori vengono dichiarati 350 Mwh, ma secondo Terna l'Abruzzo ne produce 1002. Se fosse così l'introito potenziale per la regione salirebbe sensibilmente. Con il federalismo fiscale e poi con il federalismo demaniale, le competenze per il servizio idrico e marittimo sono delle Regioni e la legge dice che dobbiamo valorizzare queste risorse. La questione idroelettrica è una partita importante. Uno studio della Bocconi dimostra che questa attività ha una redditività del 75%, una delle più alte». L'idea di Caramanico è di ripensare tutta la questione delle concessioni. «Alcune vengono a scadenza a breve: la mia idea è che Comuni e Province dovrebbero riappropriarsi di queste strutture e metterle a reddito».
Per la precisione i sottocanoni previsti dalla legge nazionale per i Bim (i bacini imbriferi montani) e i comuni costieri che sono lungo gli assi dei fiumi. Per il consigliere regionale di Sel Franco Caramanico, una corretta gestione delle concessioni idroelettriche potrebbe portare nelle casse degli enti locali dai 30 ai 35 milioni di euro l'anno.
A questi Caramanico, che martedì in consiglio presenterà un'interrogazione alla giunta, aggiunge i canoni demaniali (il cui ammontare la riforma Bassanini affida alle regioni), che secondo l'esponente di Sel sono sottostimati: «Molise e Basilicata li hanno portati a 35 euro per Kwh, noi per anni li abbiamo tenuti a 14 euro, poi la maggioranza di centrodestra e il Pd hanno votato per 27 euro, come il Veneto e il Piemonte. Se applicassimo le tariffe del Molise potremmo incassare molto di più, almeno 9 milioni, evitando per esempio di usare la leva dell'accisa degli idrocarburi».
Per quanto riguarda Bim e Comuni, dal 1º gennaio 2010, le basi di calcolo dei sovracanoni per le concessioni di grande derivazione di acqua per uso idroelettrico sono state fissate da Tremonti rispettivamente in 28 euro per i Bim e 7 euro per i comuni costieri. «Ma a parte i Bim del Teramano», sostiene Caramanico, «non sappiamo con precisione se i Comuni delle altre province riscuotono il sovracanone, mi riferisco soprattutto al Chietino. Mi risulta invece che la Regione ha inviato una lettera ai Comuni chiedendo se effettivamente i sovracanoni vengono riscossi ma non ha ricevuto risposta, probabilmente perché molti comuni non conoscono nemmeno l'esistenza della legge».
Gli enti locali hanno anche la possibilità di incassare l'Ici dagli impianti, ma in questa materia c'è molta confusione sui criteri di accatastamento delle turbine e degli altri elementi delle centrali.
«Per quanto riguarda la Regione non capisco perché ci siamo fermati a 27 euro. Occorrerebbe poi verificare la potenza prodotta. Mi risulta che dai produttori vengono dichiarati 350 Mwh, ma secondo Terna l'Abruzzo ne produce 1002. Se fosse così l'introito potenziale per la regione salirebbe sensibilmente. Con il federalismo fiscale e poi con il federalismo demaniale, le competenze per il servizio idrico e marittimo sono delle Regioni e la legge dice che dobbiamo valorizzare queste risorse. La questione idroelettrica è una partita importante. Uno studio della Bocconi dimostra che questa attività ha una redditività del 75%, una delle più alte». L'idea di Caramanico è di ripensare tutta la questione delle concessioni. «Alcune vengono a scadenza a breve: la mia idea è che Comuni e Province dovrebbero riappropriarsi di queste strutture e metterle a reddito».
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