CORONAVIRUS

In Abruzzo vietato andare fuori comune, tranne che per i cacciatori

La denuncia del Wwf contro l'ordinanza della giunta regionale che concede la deroga agli spostamenti: "Si continua a millantare il falso, la caccia non fa diminuire cinghiali e danni ma anzi li aumenta"

PESCARA. In Abruzzo è vietato andare e passeggiare fuori dal proprio comune per motivi Covid, ma si può andare a sparare: è con questa sorta di slogan che il Wwf denuncia la situazione che si è venuta a creare con l'ordinanza regionale n.108 del 12/12/2020 "Misure di gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 in area arancione", con la quale il presidente della giunta Marco Marsilio e l'assessore Emanuele Imprudente dispongono la possibilità per i cacciatori di muoversi anche al di fuori del proprio comune di residenza, domicilio o abitazione per svolgere l'attività venatoria.

«Nessuno può andare in montagna a fare una passeggiata o un'escursione - commenta l'associazione ambientalista - ma ai cacciatori si consentirà di girare liberamente in gruppo per uccidere gli animali. Non si può andare a trovare un parente o un amico in un comune limitrofo a quello di residenza, ma ai cacciatori si consente di percorrere decine e decine di km per recarsi in comuni molto lontani dalla propria residenza considerato che gli Ambiti Territoriali di Caccia entro cui si possono muovere sono estesi e ricomprendono anche metà territorio provinciale». «In un momento critico come quello che stiamo vivendo, quando diversi esercizi commerciali hanno dovuto sospendere l'attività, alcuni ordini di scuola stanno tuttora svolgendo la didattica a distanza e a tutti i cittadini è chiesto di attenersi scrupolosamente alle indicazioni - si prosegue nella nota - a un gruppo limitato di persone viene concesso di derogare alle norme nazionali e spostarsi a piacimento sul territorio».

«Quello che contestiamo fortemente - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del Wwf Abruzzo - è l'assunto secondo il quale l'attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità come si legge nell'ordinanza. In realtà è esattamente il contrario: la caccia sta facendo crescere il numero di cinghiali e i danni alle colture. La giunta regionale continua a fare certe esternazioni non supportate da alcuna evidenza scientifica né dato oggettivo: basta constatare come la popolazione di cinghiali, nonostante subisca una pressione venatoria ormai costante tutto l'anno tra caccia ordinaria e di selezione e ora anche durante il lockdown, non si riesce affatto a controllare».