"Io, giornalista tra gli aspiranti vigili"

Il popolo dei concorsoni raccontato dall'interno. Un cronista del “Centro” si iscrive alla prova per 10 posti da stagionali a Montesilvano. Ecco com'è andata

MONTESILVANO. Quasi due ore di ritardo, un applauso quando la commissione dice al microfono che «siamo finalmente pronti per partire», una ressa all’uscita per mettere la firma sui registri che (forse) non avrebbero dovuto neanche essere firmati. In mezzo ai 630 a caccia di 10 posti a tempo determinato da vigili urbani (6 a Montesilvano, 4 a Spoltore e due a Cappelle sul Tavo), c’è anche un giornalista. Sono io: Z0649, è questo il mio codice identificativo «da conservare con cura fino a nuovo avviso». Al concorso di ieri – bandito dai Comuni di Spoltore e Montesilvano – si sono iscritte più di 1.200 persone da tutto l’Abruzzo: al Palacongressi di Montesilvano ne arriva la metà. Dopo il concorsone per il Comune dell’Aquila con le preselezioni alla fiera di Roma, torno anch’io tra quelli che sognano il posto fisso (o quasi).

«Noi, stagionali in divisa». «Siamo qui in coda per fare gli stagionali, quasi come i braccianti agricoli che d’estate raccolgono i pomodori nei campi. L’unica differenza è che noi siamo i braccianti della strada e non della terra», ride un candidato che si chiama Angelo, alle spalle un lungo curriculum di concorsi pubblici.

Maturità dei vigili urbani. Ma stavolta non è come le altre: nel giorno dell’esame di maturità per gli studenti delle scuole superiori anche gli aspiranti vigili urbani si presentano sui banchi. A dire la verità, non proprio banchi: il mio tavolino è soltanto un pezzo di cartone grigio – 20 centimetri per 30 – sul quale poggiare i fogli con le domande e con le risposte da annerire. Se alle scuole superiori gli studenti si dannano tra i temi d’italiano su individuo e società di massa, mercato e democrazia e i misteri del cervello, qui al Palacongressi le domande riguardano la vita di tutti i giorni degli agenti di polizia municipale: dalla polizia annonaria – che non è un corpo che sorveglia i detenuti delle carceri speciali ma controlla i negozi –, ai passi carrabili fino ai gesti per ordinare agli automobilisti di fermarsi senza tante storie.

Concorsi e veleni. Ma c’è anche un’altra coincidenza che aleggia sui candidati: quella dei vigili urbani è la prima selezione pubblica a Montesilvano dopo lo scandalo dei presunti concorsi truccati risalente al 2007 all’alba dell’amministrazione Cordoma. E proprio domani, per 17 amministratori, ex e candidati si aprirà il processo al tribunale di Pescara: per squadra mobile e procura, quella prima degli esami di 6 anni fa fu una notte «vergognosa», di consegna delle risposte ai candidati amici avvisati anche con telefonate dalla sede di Alleanza nazionale a Pescara. Forse è per questo che in sala ci sono imbarazzo e prudenza. Probabilmente, gli stessi ingredienti che hanno spinto il sindaco Pd Attilio Di Mattia ad appoggiarsi al Comune di Spoltore per trovare gli agenti per l’estate.

Quiz a punti. «Speriamo che il passato sia passato», dice un candidato, «pensiamo al presente». Ogni domanda esatta vale 20 punti, quella sbagliata è un meno 11. Lasciare un quesito senza risposta è un altro meno 9: «Questa circostanza significa domanda saltata», avverte la commissione. Sì perché c’è differenza con «domanda omessa»: tutti i quesiti lasciati in bianco da un certo punto fino alla fine valgono zero punti. Ecco perché dalla somma si rischia anche di prendere meno di zero e gettare alle ortiche la possibilità di un’estate di lavoro. Un precario della sanità ride: «Spero di non andare in rosso». Sessanta domande in 45 minuti con la risposta corretta da colorare con una penna Bic nera: «È importante lavorare senza perdere tempo», ricorda il foglio delle istruzioni. Quasi un modo per dire che la vita è tutta un quiz.

Partenza in ritardo. Dopo più di un’ora e mezza di attesa, si comincia davvero: sono le 12,45. Via la pellicola protettiva dai fogli e si parte: per tre quarti d’ora in sala non sembra volare una mosca. A controllare ci sono anche i vigili urbani con le pistole.

Ragazzi in sala. La sala del Palacongressi sembra un’aula universitaria: è piena di ragazzi in pantaloni corti e scarpe da tennis e di ragazze con magliettine e infradito. Francesco ha 24 anni, un piercing sotto le labbra che si confonde con la barba incolta e lavora in un negozio di articoli da pesca a Cepagatti: «Diventare un vigile urbano non è la mia massima aspirazione ma, in questo momento, in giro c’è davvero poco». Alessia, 27 anni, lavora in una pizzeria ma fa anche la dietista, quasi un ossimoro: «Le domande? Abbastanza semplici in linea generale».

Professionisti dei concorsi. Seduto in sala, aspettando che si consumi il ritardo, mi accorgo che esiste un popolo di professionisti dei concorsi pubblici. C’è chi ha tentato di diventare vigile urbano a Roma, chi ci ha provato a Firenze, chi a Napoli. Un candidato arriva da Chieti e non è l’unico teatino: «Lavoro in Comune da quasi 12 anni», racconta, «9 anni da istruttore amministrativo e altri 3 da vigile urbano. Sempre a tempo determinato. Il problema è che di concorsi a tempo indeterminato non se ne fanno quasi più e quando si bandiscono poi si presenta un esercito di persone e le possibilità si riducono». «Più facile del previsto», dice una mamma che ha lasciato a casa i suoi due figli, «la domanda più equivoca? Quella sul Comune perché mi sono sembrate vere quasi tutte le alternative, a parte una palesemente sbagliata».

Domande sbagliate? Passando in rassegna le domande – dal limite di velocità sull’autostrada in caso di pioggia fino a quando è possibile portare via un’auto con il carroattrezzi – mi accorgo che sui fogli ufficiali del concorso ci sono errori di grammatica. Alla domanda 24, sulle multe, un’unica è scritto senza l’apostrofo; alla 47, sulle vendite promozionali anziché al prodotto c’è scritto «alo prodotto»; alla 51 non si coniugano singolare e plurale e si dice «i documento di circolazione». Niente di grave ma, sussurra un candidato, «sembra una mancanza di rispetto per noi».

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