La sfilata degli alpini in città (fotoservizio di Raniero Pizzi)

DECENNALE SISMA

L’abbraccio dell'Aquila a settemila alpini

Il capoluogo invaso per tre giorni dalla penne nere. Una festa, ma anche una toccante memoria del terremoto

L'AQUILA. Dal 6 aprile al dicembre del 2009 furono quasi 9.000 i volontari Alpini che arrivarono all’Aquila e negli altri comuni del cratere a soccorrere i terremotati e a dare loro assistenza. Ieri L’Aquila ha voluto ringraziarli e celebrare, come ha detto il sindaco Pierluigi Biondi «il loro impegno e il loro coraggio». Il capoluogo d'Abruzzo per tre giorni è stato invaso dalle penne nere (gli organizzatori calcolano almeno 7.000 presenze ma forse è un numero in difetto). L'occasione è stata il quarto raduno “Ricordando il Battaglione alpini L'Aquila” un'iniziativa nata nel 2016 sull'onda dell'entusiasmo suscitato dall'Adunata nazionale che si svolse all'Aquila nel 2015 e che fu il primo segno di una città ancora profondamente ferita che aveva però una grande voglia di rialzarsi. Il tema del 2019 è stato “Tutti insieme 10 anni dopo” e ha avuto diversi momenti di commemorazione delle 309 vittime del terremoto e dei volontari che in questi anni, come dicono gli alpini, «sono andati avanti». E' stata l'occasione anche per celebrare i 90 anni dell'Associazione nazionale alpini (Ana) sezione Abruzzi. Il Raduno ogni anno è curato da un Comitato organizzatore (presieduto da Gian Paolo De Rubeis) che fa riferimento alla prima e seconda zona dell'Ana sezione Abruzzi e che ha il patrocinio del Comune, della Regione e della Provincia.

Adunata di alpini a Collemaggio

Anche quest'anno non ha voluto far mancare la sua presenza Valentino Di Franco, l'alpino di 96 anni nato a Isola del Gran Sasso e uno dei reduci della Campagna di Russia (1941-1943) che si concluse con una tragica ritirata. Prima dell'inizio della sfilata, partita dalla zona della Fontana luminosa, gli alpini hanno reso omaggio al monumento dedicato al maresciallo Luca Polsinelli, l'alpino di Sora (Frosinone) vittima dell'attentato terroristico avvenuto in Afghanistan il 5 maggio del 2006. Il corteo tricolore (c'era anche la lunghissima bandiera dell'associazione aquilana “Jemo 'nnanzi”) si è snodato per il centro storico fino a raggiungere intorno alle 11,30 il piazzale di Collemaggio. Davanti alla basilica dove nel 1294 fu incoronato papa Celestino V c'è stato lo schieramento degli alpini in armi e di quelli in congedo. Dal palco, dopo il ringraziamento a tutti i presenti da parte di Gian Paolo De Rubeis presidente del Comitato organizzatore, hanno dato il loro saluto il sindaco Biondi, gli onorevoli Stefania Pezzopane e Gaetano Quagliariello, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il presidente dell'Ana nazionale Sebastiano Favero, il generale di Corpo d'armata Claudio Berto che dal febbraio 2018 è il Comandante delle truppe alpine. Il presidente del consiglio comunale dell'Aquila Roberto Tinari in una nota ha sottolineato: «Per la nostra città gli alpini rappresentano un baluardo dell'associazionismo, un irrinunciabile patrimonio di cui andare fieri». Un momento simbolico e carico di emozione c'è stato quando dal torrione a destra della facciata della basilica di Collemaggio è stata dispiegata, su dei cavi sospesi, una grande bandiera tricolore e nel mentre la fanfara ha eseguito l'Inno nazionale. La mattinata si è conclusa con la celebrazione della Messa da parte dell'arcivescovo emerito dell'Aquila monsignor Giuseppe Molinari che nella sua omelia ha ringraziato gli alpini «per tutto quello che hanno fatto e fanno a servizio di chi è in difficoltà».

Nei tre giorni del Raduno è stata costante la presenza delle penne nere in armi del Nono Reggimento con il loro comandante colonnello Paolo Sandri. Ieri nella caserma Pasquali è stata inaugurata anche la sede del primo Gruppo Ana formato da soli alpini in servizio denominata “9° Reggimento Alpini.

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