Marsilio: «Finirò il mandato da presidente dell’Abruzzo, nessuna “sirena” nazionale»

Il governatore al Centro: «Il risultato più significativo? I cantieri per la ferrovia. Sul riparto del fondo sanitario primo risultato politico. Tasse? Aumenti inevitabili»
L’AQUILA. Non sarà in campo alle elezioni politiche del 2027 e porterà a termine il mandato da presidente della Regione Abruzzo. Marco Marsilio lo ha ribadito con nettezza nell’ultima puntata dell’anno di “Dentro L’A notizia”, andata in onda ieri sera su Rete8. Un’intervista di “bilancio” sul 2025 che si chiude, guardando alle sfide del 2026.
Presidente Marsilio, che anno è stato?
«Importante, come tutti. Non conosco anni che passino senza problemi (ride, ndr). Anzi, in anni precedenti abbiamo vissuto anche condizioni molto più delicate, penso a pandemie o catastrofi naturali. Speriamo di poter dare continuità al lavoro per mettere la regione al pari con le altre».
C’è un risultato che ritiene più significativo?
«La ferrovia: per la prima volta dal dopoguerra vediamo aprire e avanzare i cantieri che raddoppiano la linea, almeno su un primo piccolo tratto. Adesso cercheremo di dare continuità».
È stato anche l’anno in cui avete dovuto affrontare di petto il grande problema dei conti della sanità.
«Questo anno ha mostrato in maniera molto chiara l’iniquità del sistema che da trent’anni governa la ripartizione dei fondi sanitari in Italia. Dopo il trauma del Covid, il costo della sanità è cresciuto in modo strutturale: anche se non c’è più l’emergenza dal punto di vista dei malati, sono rimasti modelli organizzativi e infrastrutture che continuano a produrre costi. A questo si è sommata una fase di inflazione fortissima, tra la fine del governo Conte II e il governo Draghi, con aumenti anche del 10% l’anno. Questo scalino di spesa non è stato assorbito, nonostante gli incrementi del Fondo sanitario nazionale decisi dal governo Meloni».
Lei parla di un sistema penalizzante per regioni come l’Abruzzo. In che senso?
«Un milione e trecentomila cittadini abruzzesi vengono finanziati come se fosse indifferente vivere a Milano o in Abruzzo. Ma l’intera popolazione della Regione Abruzzo è contenuta nel solo comune di Milano, che ha un territorio sessanta volte più piccolo. Se ricevono gli stessi soldi per curarsi, è evidente che si fa un favore a Milano e un danno all’Abruzzo. Questo succede da decenni. Io ho fatto emergere questa iniquità e abbiamo ottenuto la solidarietà di almeno mezza dozzina di Regioni».
Che cosa cambia con il riparto del Fondo sanitario 2025?
«Fino all’ultimo giorno utile (cioè l’altro ieri, ndr) abbiamo battagliato sul riparto. La novità più importante è l’introduzione, anche se solo su una piccola quota del Fondo, del criterio della densità demografica e dello spopolamento, quindi della difficoltà orografica dei territori. È una grande vittoria politica. Dal punto di vista economico parliamo di circa 6-7 milioni in più. Sei mesi di battaglia che portano sei milioni in più in Abruzzo. Ma il dato vero è un altro: c’è l’impegno condiviso a estendere questo criterio all’intero Fondo dal 2026. Una commissione di atenei e centri di ricerca indipendenti stabilirà l’algoritmo corretto. Sono certo che produrrà un forte riequilibrio a favore delle regioni piccole e spopolate».
Da uomo di destra, quanto le è pesato aumentare le tasse per contenere il disavanzo sanitario?
«Non fa mai piacere. Ma di fronte al deficit non potevamo certo smettere di comprare i farmaci, soprattutto quelli innovativi e oncologici, che costano sempre di più ma sono sempre più preziosi. L’alternativa sarebbe stata tagliare la spesa sociale. Noi invece abbiamo rafforzato il sostegno alla vita indipendente, alle malattie rare, ai malati oncologici. Oppure avremmo potuto tagliare il trasporto pubblico nei piccoli centri, raccontare che togliamo gli autobus che girano vuoti. Ma quell’autobus, anche se semivuoto, a volte è l’unico filo che permette a qualcuno di restare in un borgo».
Quanto hanno inciso questi aumenti?
«Le tasse sono aumentate per circa il 20% degli abruzzesi e per buona parte di loro si parla di pochi euro al mese. Lo scaglione intermedio ha avuto un incremento dell’1,2% e su questo la Cgil e le sinistre hanno occupato l’aula. Un anno dopo, il governo ha abbassato quello stesso scaglione di due punti e le stesse persone hanno protestato dicendo che si fanno favori ai ricchi. È una mistificazione. Il risultato finale è che nel 2026 lo scaglione intermedio pagherà lo 0,8% in meno».
L’opposizione parla di una sanità in profonda crisi.
«Abbiamo trovato una sanità che chiudeva i bilanci in pareggio non facendo la spesa, rinviandola. Abbiamo invece avviato un processo di investimenti: nuovi ospedali, nuove attrezzature. Cinquecento milioni di euro fermi da 25 anni a Roma sono stati sbloccati. A Natale è stata pubblicata la gara per l’ospedale di Avezzano. Oggi l’Abruzzo ha uno dei parchi tecnologici più moderni d’Italia: prima le Pet-Tac si facevano nei camion, oggi sono in tutte e quattro le Asl. Prima non esisteva il fascicolo sanitario elettronico, le Asl non comunicavano tra loro, durante il Covid si lavorava con Excel. Oggi oltre mezzo milione di abruzzesi usa la sanità digitale».
Passiamo alle infrastrutture. Il collegamento ferroviario veloce verso Roma è un’utopia?
«No, i lavori sono in corso. È una questione identitaria. Abbiamo ottenuto il riconoscimento degli oneri di servizio pubblico: nessuno prima di noi aveva dimostrato al Ministero e all’Europa che l’Abruzzo, per conformazione geografica e carenza infrastrutturale, meritasse questo trattamento. Ho portato il tema anche in Europa e sono relatore sul dossier dell’alta velocità al Comitato delle Regioni».
L’aeroporto d’Abruzzo ha superato il milione di passeggeri. Che futuro ha?
«Radioso. A fine anno arriveremo a sfiorare il milione e cento passeggeri. Il prossimo anno puntiamo a superare il milione e duecentomila. È una crescita del 20-25% annuo. Aumentano i voli, le frequenze e la durata stagionale: l’inverno non è più un deserto».
E sui collegamenti futuri?
«Entro la fine del 2026 torneranno i voli per Linate con gli oneri di servizio pubblico. L’allungamento della pista, operativo dalla prossima primavera, apre anche prospettive intercontinentali, magari New York o Sud America, dove ci sono forti comunità abruzzesi. L’obiettivo è far diventare l’aeroporto d’Abruzzo il terzo aeroporto di Roma».
C’è chi critica i fondi per il ritiro del Napoli.
«È provincialismo. Tutti investono per ospitare grandi squadre. Il ritiro del Napoli porta decine di migliaia di presenze. Meglio qualche disagio con le montagne piene, come vediamo in questi giorni, che il deserto».
Allargamento della Giunta e riforma elettorale?
«Il lavoro in Commissione è ripartito. A gennaio, entreremo nel vivo e chiuderemo in poche settimane».
La vicenda della famiglia nel bosco l’ha colpita?
«Non è facile commentare. Mi auguro che il dialogo permetta di ricucire e garantire serenità ai bambini, nel rispetto delle regole fondamentali».
Conferma che finirà il mandato in Abruzzo senza sirene nazionali o europee?
«Lo confermo».
Nel 2027 si voterà all’Aquila.
«Non sarà facile sostituire un fuoriclasse come Biondi, ma c’è una panchina lunga: tanti “campioncini” del centrodestra che sono cresciuti molto in questi dieci anni. C’è una grande ricchezza di scelta, fortunatamente».
Un augurio finale agli abruzzesi.
«Un anno sereno, di prosperità e di pace. I conflitti internazionali hanno inciso anche sul nostro benessere. Speriamo che il nuovo anno restituisca stabilità e serenità, per quanto possibile».
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