Rifiuti pericolosi, l’eco-imbroglio. Otto arresti

Otto arresti in Abruzzo per i veleni nella discarica di Lanciano. Inchiesta dei carabinieri di Pescara anche in altre regioni, indagato il padre della Marcegaglia. Smaltimento abusivo, giro di 3 milioni di euro. Regione truffata. Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo tutela ambientale di Pescara

CHIETI. Smaltivano rifiuti speciali, senza averli prima trattati, in due discariche: l’Ecologica Sangro, in contrada Cerratina, a Lanciano, e la Vergine di Taranto, con la compiacenza di chi amministrava gli impianti, così evitavano di pagare l’ecotassa alla Regione (500 mila euro). Il giro di affari è di 3 milioni di eruo. All’alba di ieri i carabinieri del Noe, (Nucleo tutela ambientale) di Pescara e i colleghi della compagnia di Lanciano hanno arrestato otto persone. Le accuse: associazione per delinquere, truffa, frode fiscale e falso. Ventidue in tutto gli indagati.

Le indagini che hanno portato all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e sei ai domiciliari, partono nel 2008 e si svolgono durante tutto il 2009 e si riferiscono a reati commessi nel 2004 e tra il 2007 e il 2009. A coordinarle è la sostituto procuratore di Lanciano Rosaria Vecchi che ha chiesto gli arresti (non ottenuti) per altre 6 persone.
Ordinanze. Le ordinanze portano la firma della gip Francesca Del Villano Aceto.

In carcere sono finiti: Giorgio Nicola Di Florio, 63 anni, residente a Lanciano e domiciliato a Ortona, legale rappresentante della ditta Di Florio, e Andrea Fassone, 39 anni, procacciatore d’affari della ditta Sistema 2000 srl, società di intermediazione di Santa Maria Imbaro.

Agli arresti domiciliari: Anna Linda Di Paolo, 54 anni, nata a a Pescara, residente a Lanciano e domiciliata a Ortona, compagna di Di Florio e legale rappresentante della Sistema 2000 che all’interno della ditta svolge un autentico ruolo gestionale; Vincenzo Cocca, 60 anni, nato ad Apricena (Foggia), di professione chimico, residente a Spoltore dove possiede un laboratorio dove gli investigatori non hanno trovato nessun apparecchio per fare analisi chimiche; Riccardo Di Mascio, 61 anni, nato a Vacri e residente a Francavilla, vicecomdante della polizia provinciale; Andrea Francesco Di Liberato, 42 anni, nato e residente a Chieti, dipendente della Ecologica Sangro; Fiorentino Giangiordano, 58 anni, nato e residente a Roccascalegna, dipendente della Ecologica Sangro, addetto alla ricezione dei carichi e Antonio Anglano, 49 anni, nato a Nardò e residente a Taranto, responsabile della discarica Vergine di Taranto.

Tra gli indagati, denunciato a piede libero, Enrico Iasieri, di Macerata, legale rappresentante della discarica Macero Maceratese.

L’organizzazione. Ieri dopo gli arresti si è svolta la conferenza stampa nella quale era presente anche il comandante del Noe di Roma Antonio Menga che, insieme al comandante del Nucleo tutela ambientale di Pescara, capitano Fiorindo Basilico, ha parlato di una organizzazione criminale tutta abruzzese che gestiva un traffico illecito di rifiuti e aveva diramazioni a livello nazionale. L’associazione era così composta: amministratori di centri di trattamento di rifiuti, mediatori, laboratori e gestori di discariche che si avvalevano della collaborazione di dipendenti, autotrasportatori e chimici.

Di Florio, della omonima ditta di smaltimento dei rifiuti, regolarmente autorizzata, Di Paolo e Fassone sono stati individuati dagli investigatori come promotori e organizzatori della organizzazione. Attraverso una articolata e complessa rete di falsificazione di formulari e di analisi, resa possibile con la collaborazione di dipendenti, chimici, autotrasportatori e responsabili delle discariche, i tre ricevevano una notevole quantità di rifiuti speciali, di varia tipologia, (fanghi, vernici, stracci imbevuti di sostanze chimiche, resti di lavorazione industriale). I rifiuti, che arrivavano prevalentemente dalle fabbriche della Val di Sangro, venivano così portati negli impianti di smaltimento o di trattamento, Ecologica Sangro, Vergine e Macero Maceratese, senza che questi fossero stati mai trattati, mentre i certificati falsi comprovano il contrario. Ai rifiuti veniva così attribuito un codice Cer (classificazione europea dei rifiuti) diversa da quella reale che consentiva di smaltirli in quelle discariche inadeguate. In questo modo si evitava di pagare la ecotassa alla Regione, e soprattutto si saltava il costoso meccanismo del trattamento. Tutto questo con la complicità degli operatori della polizia provinciale Di Mascio, e Claudio Leccese denunciato a piede libero.

Polizia provincial
e. I carabinieri del Noe sottolineano come le indagini, che comunque sono strettamente legate a quella precedente denominata «Quattromani», che ha la firma della stessa procura di Lanciano, siano partite anche grazie alle segnalazioni della stessa polizia provinciale che segnalò anomalie in quelle relazioni tecniche fornite dagli funzionari Leccese e Di Mascio che, deputati a verificare la regolarità della gestione dei rifiuti, invece informavano l’organizzazione sui controlli degli inquirenti e dichiaravano il falso per far ottenere alla Di Florio le autorizzazioni.

I chimici
. Fondamentale il lavoro dei chimici, uno agli arresti domiciliari (Cocca) e gli altri Simona Romeo della Laser Lab di Chieti e Raffaello Marino addetto al laboratorio, che formavano falsi certificati di analisi chimiche sui rifiuti provenienti dalla ditta Di Florio sostenendo che erano stati meccanicamente trattati mentre invece erano soltanto fanghi.

Il trasporto. Gli episodi di conferimento dei rifiuti non trattati nelle tre discariche avveniva con la complicità degli autotrasportatori Cristian Marrollo e Fulvio Di Battista (denunciati a piede libero) che secondo gli investigatori ben sapevano che i formulari erano falsi e le analisi chimico-fisiche di quel materiale che stavano trasportando non rispondevano al vero.

La consulenza del pm. Il pubblico ministero durante le indagini nominò un consulente tecnico (dottor Quaresimi) per accertare se la ditta Di Florio avesse, come sosteneva, quegli impianti con i quali trattava i rifiuti per poi conferirli in discarica. L’esperto dichiarò invece che la ditta non avesse le attrezzature per la selezione automatica dei materiali né alcuna filtropressa, impianto che consente di rimuovere l’acqua dai rifiuti classificati fanghi e concentrare la sostanza secca. La Di Florio in realtà poteva solo effettuare operazioni preliminari al recupero, ossia «messa in riserva dei rifiuti, operazioni di recupero, in particolare riciclaggio e recupero dei metalli, riciclaggio e recupero di sostanze organiche. Stesso discorso per la Sistema 2000, secondo il consulente tecnico, la srl che operava in stretta collaborazione con la Di Florio, esercitava attività di intermediario dei rifiuti, ma in realtà era in possesso della sola autorizzazione al trasporto dei rifiuti per conto terzi.