TODAY

16 agosto

Oggi, ma nel 1846, a Bologna, fuori porta Santo Stefano, nella cappella della villa del marchese Annibale Banzi, chiamata la Rocca d'Amore dei Boccadiferro, Gioachino Rossini, di Pesaro, classe 1792, considerato tra più importanti compositori del tempo sulla scena internazionale, vedovo del soprano madrileno Isabella Colbran, del 1784, morta il 28 ottobre 1845, sposava (nella foto, particolare della targa commemorativa dell’evento, che verrà posta sulla facciata di villa Banzi, poi portineria dell’Istituto San Giuseppe, in via Toscana 88), in seconde nozze, la cortigiana Olympe Pélissier, di Parigi, del 1799, conosciuta durante il suo soggiorno parigino.

La donna, che aveva 7 anni meno del maestro, era stata già la chiacchierata amante di personaggi di lustro del panorama artistico e culturale francese. Era passata attraverso le alcove del pittore Horace Vernet, dello scrittore Eugène Sue, del drammaturgo Honoré de Balzac, del compositore Vincenzo Bellini. Poi era arrivato Rossini, più conforme alle sue necessità del momento. Rossini e la Pélissier avevano già fatto coppia quando lui era ancora legalmente sposato e la moglie era ancora in vita, benché conducessero esistenze divise. Per un breve periodo la Pélissier era stata anche a vivere a Bologna, che riteneva città estremamente provinciale, e aveva anche conosciuto la Colbran, che aveva 8 anni più di Rossini ed era di 15 maggiore di lei, fingendo una sorta di intesa per amore di Rossini. Quest’ultimo e la Colbran erano separati consensualmente dal 1837.

I due si erano conosciuti a Napoli quando lei era prima donna del Teatro San Carlo, tra il 1811 e il 1822. Quindi si erano uniti in matrimonio, il 16 marzo 1822, nel Santuario della Madonna del Pilar, a Castenaso, in provincia di Bologna, dove la cantante possedeva una villa e una ingente rendita costituita da proprietà terriere lasciatele dal padre violinista Giovanni, scomparso il 28 febbraio 1820 nella città felsinea. Dopo le nozze tra Rossini e la Pélissier - il cui atto di matrimonio verrà conservato nell’archivio della parrocchia di San Giovanni in Monte, nel libro IV dei matrimoni, a pagina 63 - e una parentesi dei neo sposi trascorsa a Milano e quindi a Firenze, lei, nel 1855, aveva convinto lui a tornare nella capitale transalpina, più adatta alle sue esigenze di donna mondana, legata ai circuiti delle personalità influenti.

Dopo aver contratto nel 1829 una malattia venerea, diagnosticata nel 1832 come gonorrea cronica, l’autore di capolavori tra i quali Il barbiere di Siviglia, opera rappresentata per la prima volta il 20 febbraio 1816, al Teatro Argentina di Roma, già ipocondriaco, affetto da nevrosi ossessivo-compulsive, disturbi dell'umore, era precipitato in una grave depressione psicologica, anche per la ferrea dieta impostagli, a lui che era un grande appassionato di cucina e amava la buona tavola. E, dopo il Guglielmo Tell, la cui prima rappresentazione si era tenuta il 3 agosto 1829, a Parigi, al Theatre de l'Academie royale de musique, di fatto aveva abbandonato l'attività compositiva per il teatro a soli 37 anni. Si dedicherà solo alla musica da camera e neanche con continuità. Verrà imputata alla Pélissier la relativa serenità con la quale Rossini, ritiratosi a vita privata, affronterà l’ultima fase della sua esistenza terrena. Come verrà legata a lei, austrofila e di idee antiliberali, la pessima influenza su Rossini sul piano politico.