TODAY

20 luglio

Oggi, ma nel 1944, a Pisa, i nazisti in ritirata, nel contesto della seconda guerra mondiale, facevano crollare il ponte Solferino, snodo fondamentale delle vie di comunicazione cittadine, con cariche di dinamite. Situato sul fiume Arno, era chiamato così perché in asse con via Solferino, univa via Francesco Crispi a via Roma, era stato progettato dall'architetto Vincenzo Micheli, nel 1871, ed era stato completato nel 1875. Vi erano sopra anche i binari perché, dal 1912, vi passava pure la linea 2 del tram.

Pisa era già stata bombardata a tappeto dagli Alleati, il 31 agosto 1943, e i 1100 ordigni, pari a 400 tonnellate di esplosivo, piovuti dal cielo, da 152 bombardieri Boeing B-17 a stelle e strisce, decollati dalla Tunisia, avevano causato 2500 vittime. Oltre ad aver distrutto la stazione ferroviaria, polverizzato il quartiere di Porta a mare, devastato buona parte del centro storico con le principali vie di collegamento con le strutture nevralgiche. Il ponte verrà ricostruito nel 1946, ma resisterà appena 20 anni. Si sbriciolerà, prima all'altezza della Cittadella, il 13 novembre 1966, poiché danneggiato dalla piena del 4 novembre precedente, e, il 20 dicembre successivo, verrà giù anche il resto (nella foto, particolare) della struttura.

La storica alluvione di quel 4 novembre '66, infatti, non aveva messo in ginocchio solo Firenze. Il ponte verrà ricostruito ancora una volta, ma in cemento armato, senza le 3 arcate, privo dei bei fregi in marmo di Carrara che aveva precedentemente e spoglio dei fronzoli ornamentali. Verrà edificato tra il 1972 e il 1974, ad opera del ministero dei lavori pubblici, su progetto del gruppo di lavoro di tecnici noto come "Maffei, Bellucci, Moroli, Pagani". Avrà 3 campate, una lunghezza di 101 metri, larghezza di 18,50, altezza di 10,50, luce massima di 48,60 metri. Nell'attesa del completamento dell'infrastruttura, così necessaria per lo svolgimento della vita quotidiana dei pisani, era stata realizzata una passerella pedonale temporanea in legno dal Genio pontieri, collocata proprio di fronte a via Santa Maria, ma anche questa non aveva retto all'impeto dell'Arno e di fatto non era stato possibile utilizzarla.