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25 ottobre

Oggi, ma nel 1943, a Civitella Alfedena, in provincia dell’Aquila, in località Casone-Valle Rapini, veniva catturato e fucilato dai nazisti, per rappresaglia, il civile Carmelo Iannucci.

La vittima era di Civitella Alfedena, aveva 33 anni, essendo della classe 1910, era celibe, era figlio del defunto Ilario Iannucci e di Francesca Antonucci. Carmelo Iannucci si trovava su uno stazzo a pascolare le pecore, ma era rimasto momentaneamente solo a guardia del gregge perché i suoi fratelli, Luca e Nunziato, si erano allontanati per cercare di recuperare alcuni ovini che non erano rientrati nell'ovile. Verosimilmente Carmelo Iannucci sarebbe stato preso e fatto fuori dai tedeschi perché, avrebbe favorito la fuga di prigionieri evasi dal campo di detenzione numero 78, di Fonte D'Amore a Sulmona, sempre nell’aquilano, e passato poi le linee nemiche. Questa motivazione sarebbe supportata da quanto riportato nel verbale redatto dalla compagnia sulmonese della legione dei carabinieri degli Abruzzi, risalente al 23 luglio 1947, conservato nell’Archivio di Stato dell’Aquila, con indicazione prefettura gabinetto 2° versamento, busta 150.

I responsabili dell’omicidio di Carmelo Iannucci (nella foto, scattata da Diana Cocco, particolare di piazza Umberto I, a Civitella Alfedena, con la lapide commemorativa, posta tra altre due iscrizioni dedicate ai caduti cittadini, con erroneamente indicata la data del 26 ottobre quale giorno del decesso di Iannucci. Secondo il registro dei morti del Comune di Civitella Alfedena, dell’anno 1943, infatti, risulterebbe il 25 ottobre) rimarranno ignoti. Secondo le testimonianze raccolte da Giulio Mario Salzano, il 4 e il 5 settembre 2015, ascoltando Clotilde Ianieri, cognata di Carmelo Iannucci, e Ilario Iannucci, nipote, il delitto sarebbe stato, presumibilmente, compiuto da soldati germanici che perlustravano la zona montana per compiere razzie di cibo e di bestie. Nel contesto della fase finale della seconda guerra mondiale, le truppe della Wehrmacht che occupavano il comprensorio avevano dislocato contingenti a presidio degli attraversamenti strategici del valico di Barrea, di Passo Godi, tra Scanno e Villetta Barrea, e di Forca d’Acero, tra Opi e San Donato Val di Comino, in quel di Frosinone, nel Lazio.

Il 27 ottobre successivo la popolazione di Barrea, abitato confinante con Civitella Alfedena, sarà la prima tra i centri del Parco nazionale d’Abruzzo a ricevere l’ordine di sfollamento da parte delle autorità militari germaniche. Queste avevano stabilito a Pescasseroli, tra il Municipio, in piazza Sant’Antonio, e villa Mon Repos, in via Santa Lucia, la sede del loro comando. La cittadina natale del filosofo Benedetto Croce era considerata centro strategico per l’esercito di Hitler acquartierato in Alta Val di Sangro poiché nell’edificio della scuola elementare era stato sistemato l’ospedale militare.