Botte in famiglia: via al processo

In aula l’uomo che per l’accusa raccolse cibo dalla spazzatura per la suocera

VASTO. Per cinque anni avrebbe picchiato la convivente minacciando di portarle via il figlio. Ieri nell'aula del tribunale di Vasto è cominciato il processo al nordafricano accusato di avere trasformato la vita della sua compagna e quella dei familiari di lei in un inferno.

La parte lesa e il figlioletto si sono costituti parte civile attraverso l’avvocato Sida Pelillo di Campobasso. L’imputato è assistito dall’avvocato Angela Pennetta. Il suo nome non viene fornito per proteggere il figlio che ha solo 10 anni.

La vicenda che ha portato l’uomo prima in carcere e poi alla sbarra è delicata e controversa. La compagna, che ha raccontato di avere vissuto cinque anni d’inferno, lo ha denunciato perché ha avuto paura di perdere il figlio. «Ha minacciato di farlo sparire e di non farmelo più vedere», ha raccontato la donna.

L’imputato però nega e contesta le accuse. Il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha convocato una quindicina di testimoni. Molti altri sono stati citati dall’avvocato Pennetta. Per poter ascoltare la loro versione il processo è stato aggiornato al 16 luglio.

La prima volta che la compagna dell’imputato ha chiesto aiuto alla polizia è stato due anni fa. «Un anno dopo, a marzo 2013, sia la donna che la madre arrivarono in ospedale per curare ferite e lesioni. Qualche mese dopo un’anziana zia fu costretta a mangiare il cibo raccolto dalla spazzatura», aveva raccontato nel corso di una conferenza stampa convocata dopo l’arresto dell'uomo, la polizia del locale commissariato.

«La versione del mio cliente è diversa e comunque saranno i testimoni a ricostruirla», dichiara l’avvocato Pennetta. Non è meno determinata il legale della parte civile Sida Pelillo. A luglio è quindi prevista battaglia in aula. (p.c.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA