Caso Prospero, Volpe chiede di patteggiare: il 18enne andrebbe ai lavori di pubblica utilità. La famiglia dello studente: «Pena ridicola»

Due anni e mezzo di reclusione da scontare con lavori di pubblica utilità. È la pena chiesta dal 18enne romano Emiliano Volpe, attualmente detenuto agli arresti domiciliari e accusato di istigazione o aiuto al suicidio nella morte di Andrea Prospero
LANCIANO. Due anni e mezzo di reclusione da scontare con lavori di pubblica utilità. È la pena chiesta dal 18enne romano Emiliano Volpe, attualmente detenuto agli arresti domiciliari e accusato di istigazione o aiuto al suicidio nella morte di Andrea Prospero. La richiesta di patteggiamento è stata depositata il 5 settembre dall'avvocato Alessandro Ricci, difensore e procuratore speciale dell'imputato, al gip del tribunale di Perugia, Margherita Amodeo, previo accordo con il pubblico ministero. La pena di partenza è la minima, 5 anni (il massimo per questo reato è 12), a cui si applicherebbe la riduzione di un terzo per la concessione delle attenuanti generiche e un'ulteriore riduzione per la scelta del rito: totale, due anni e sei mesi di reclusione, con richiesta di applicazione della pena sostitutiva (lavori di pubblica utilità). «Allo scopo di soddisfare le esigenze di rieducazione e di riparazione sociale», si specifica. Una richiesta che lascia sconcertati i familiari di Andrea, morto in diretta su una chat di Telegram dove Volpe lo spingeva a superare ogni reticenza e a portare a termine il proposito suicidario, messo in pratica ingerendo un mix di ansiolitici ed ossicodone. Andrea lasciato morire mentre il diciottenne si preoccupava dei possibili rischi di poter essere identificato con il ritrovamento del cellulare. La famiglia dello studente frentano non ci sta. «Non è accettabile», ripete papà Michele, «mio figlio non me lo rida nessuno, ma una pena del genere non è giustificabile. Si parte addirittura dal minimo, a cui si applicano tutta una serie di sgravi. È ridicolo. Questo ragazzo non ha mai chiesto scusa per quello che ha fatto, l'avvocato non si è mai fatto sentire con i nostri legali (gli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, ndc), c'è stato anche un episodio di evasione e ora chiede una pena del genere». L'udienza, inizialmente prevista per l'8 ottobre, slitta al 23. «Si dovrebbe interpellare anche la parte offesa», dice Michele Prospero, «così usciamo totalmente dal cuore della vicenda e i punti che sono oscuri, tali rimarranno. Purtroppo non c'è possibilità di opposizione, spero che il giudice non accetti queste condizioni, anche se concordate con la Procura, e che voglia procedere a causa o quantomeno ad elevare la pena. Spero che la giustizia faccia il corso dovuto, con lealtà e giustizia vera. In caso contrario, non saremo assolutamente soddisfatti di quanto deciso».