Chieti, rettore Di Ilio e dg Del Vecchio: chiesta l’interdizione

L’Ateneo rischia di perdere il vertice. Domani interrogatorio dal gip in merito all'inchiesta che ruota su tre aspetti principali: lavori ex caserma Bucciante, procedimento disciplinare nei confronti di Del Vecchio e cacciata dal Cda del professor Capasso

CHIETI. Una bufera giudiziaria si abbatte sulla D’Annunzio nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico. La procura ha chiesto la misura cautelare interdittiva per il rettore e il direttore generale dell’Università D’Annunzio. Domani Carmine Di Ilio e Filippo Del Vecchio compariranno davanti al gip, Antonella Redaelli, per sottoporsi all’interrogatorio di garanzia. Al termine del quale sapremo se l’Ateneo perderà o no il proprio vertice finito sott’inchiesta per abuso, falso e violenza privata. E’ il pm Giancarlo Ciani a chiedere di interdire il rettore e il suo dg. Lo ha fatto al termine di un’inchiesta partita da un esposto del professor Luigi Capasso, l’anti-Del Vecchio, che Di Ilio ha esautorato dal Cda.

L’inchiesta ruota attorno a tre perni: la convenzione tra l’Università D’Annunzio e il Provveditorato delle opere pubbliche per la progettazione, i lavori e la direzione degli stessi all’ex caserma Bucciante di Chieti; il procedimento disciplinare nei confronti di Del Vecchio; la cacciata di Capasso dal Cda in cui il docente era un personaggio scomodo. I capi di imputazione sono in totale sette. Il primo: rettore e dg sono indagati per abuso perché, sostiene l’accusa, il 14 dicembre del 2015 Di Ilio revoca la nomina di Capasso nel Cda senza preavvisare il diretto interessato, motivando la decisione sul doppio incarico di consigliere e direttore del museo dell’Ateneo. Ma è una revoca mirata, dice l’accusa, perché il professore sosteneva in Cda la battaglia contro Del Vecchio accusandolo di aver falsificato la convenzione per la Bucciante. Capasso infatti chiedeva di sottoporre il dg ad azione disciplinare che gli avrebbe impedito di rinnovare il suo contratto con l’Ateneo. Dal Cda Capasso doveva essere rimosso: era un ostacolo. E’ vero che il Tar gli ha dato poi ragione, ma la sua revoca ha comunque permesso a Del Vecchio di restare in carica percependo un ingiusto vantaggio patrimoniale (oltre 131mila euro l’anno). Il dg, da solo, è poi indagato per abuso perché, sempre il 14 dicembre del 2015, non si astenne dal partecipare al Cda che doveva decidere su di lui. Impedendo di fatto lo svolgimento della discussione. Entrambi, rettore e dg, sono accusati di falso per la convenzione, al centro dell’inchiesta, per la Bucciante. Quella inviata da Del Vecchio al Provveditorato era falsa, dice il pm. Diversa dal documento approvato in Cda che non prevedeva di conferire anche la progettazione e la direzione dei lavori dell’ex Bucciante. Capasso lo scopre, lo denuncia, comincia la sua battaglia ma interviene Di Ilio, su cui ora pesa anche un doppio abuso. Per non aver accolto l’istanza di sei consiglieri d’amministrazione di inserire nell’ordine del giorno la discussione sul caso Del Vecchio; e per aver avocato a sè la decisione, archiviando il procedimento contro il dg.

Infine c’è la presunta violenza privata ai danni di Capasso: una lettera con cui il rettore gli vieta di partecipare al successivo Cda minacciandolo di gravi conseguenze sul piano penale. Inesistenti, dice il pm.

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