Ciapi, nessun accordo coi dipendenti

Tentativo di conciliazione fallito, domani la decisione del giudice
CHIETI. L'accordo non è stato raggiunto. I 17 dipendenti del Ciapi non hanno accettato le proposte inoltrate dall'ente sul pagamento degli stipendi arretrati non percepiti da luglio. La vertenza resta quindi nelle aule di giustizia dopo che i 17 lavoratori hanno fatto ricorso e chiesto il sequestro cautelativo per le somme relative a 4 mensilità. Il giudice, che aveva aperto a un tentativo di conciliazione, il 26 gennaio scorso ha confermato il sequestro cautelativo. Domani la sentenza.
Il ricorso è stato inoltrato dopo che la Regione aveva ceduto al Ciapi la proprietà della sede di Chieti dell'ente di formazione. Una disponibilità che l'assessore regionale alla formazione Paolo Gatti e il collega Mauro Febbo ritengono come una opportunità. «Ora il Ciapi è nelle condizioni di pagare gli stipendi» ha detto Gatti. Dichiarazione che ha suscitato le reazioni del sindacato Confsal che si è affrettato a ricordare all'assessore che la Regione, socia per il 98 per cento del Ciapi, era debitrice di oltre un milione di quote associative (come del resto le Province di Chieti e Pescara per le restanti quote ndr).
«E' il momento di risolvere definitivamente la veste giuridica dell'ente, portandolo verso una soluzione in house della Regione», aveva invece detto Antonio Cardo della Uil, «come i diversi incontri con l'assessore Paolo Gatti avevano fatto auspicare». Ma i dipendenti ritengono che anche i sindacati abbiano fatto ben poco per risolvere il caso e hanno messo nero su bianco con il ricorso al giudice del lavoro. Hanno fatto ricorso per decreto ingiuntivo. Quindi il giudice ha fissato l'udienza per sentire entrambe le parti e le ha invitate a cercare un accordo, evidentemente sulle modalità e i tempi di erogazione degli stipendi arretrati e non certo sul quanto dovuto, argomento sul quale non è possibile alcuna trattativa. E invece sembra che la proposta si sia orientata proprio in questo senso. L'udienza è stata quindi aggiornata al 26 gennaio, quando il giudice ha dovuto prendere atto che non si era arrivati a nessun accordo. Con questo nuovo scenario si ridimensionano le speranze della Regione che il Ciapi possa uscire dal commissariamento per rientrare in una gestione di tipo ordinario.
«Con la patrimonializzazione dell'ente, avvenuta attraverso il passaggio della proprietà della sede di viale Abruzzo, abbiamo di fatto creato le condizioni perché l'ente possa definire un piano industriale, che lo porti quantomeno a una gestione in equilibrio, e ricostruito una prospettiva di tranquillità per i lavoratori», aveva detto to Gatti pochi giorni prima dell'udienza del 26 gennaio scorso. Ma Cardo aveva risposto: «L'uscita dal commissariamento e il futuro del Ciapi sono legati alla realizzazione integrale del piano industriale ma anche dalla soluzione della vicenda dei dipendenti del Ciapi in distacco alla Regione».
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