Crollo dell’intonaco nell’ospedale Renzetti, la Asl: «La struttura è vecchia»

Resta in osservazione l’infermiera 55enne colpita alla testa dai calcinacci nell’ambulatorio dei ricoveri. Chiuse cinque stanze, il manager: «ora subito gli interventi di messa in sicurezza e ripristino dei luoghi»
LANCIANO. L’infermiera colpita dal crollo dell'intonaco del solaio nell'ambulatorio in cui stava lavorando all'interno dell'ospedale Renzetti che resta in osservazione; cinque stanze interdette all'uso; pazienti che devono effettuare le medicazioni picc (cateteri venosi) dirottati in rianimazione al primo piano del presidio; verifiche e lavori di ripristino in corso. È il giorno dopo il crollo improvviso di una parte dell’intonaco in cemento del solaio dell’ambulatorio dove si effettuano ricoveri, dimissioni, terapia antalgica all’ingresso del corridoio che porta in cardiologia, a pochi passi dalle sale operatorie che ha colpito lunedì sera attorno alle 19.30 in pieno un’infermiera di 55 anni che era intenta a lavorare. Un cedimento netto che non ha permesso alla donna di spostarsi e che ha gettato nello sconcerto e nella paura molti operatori sanitari, medici, oltre che pazienti. Distacco che, secondo voci circolate in serata, riportate a caldo anche dal sindaco Filippo Paolini intervenuto sul posto assieme ai vigili del fuoco di Lanciano, agli ispettori del lavoro Asl, polizia, carabinieri, il direttore sanitario Raffaele Di Nardo, sarebbe stato causato dall’acqua del condizionatore sul tetto che si sarebbe infiltrata dall’esterno nel solaio.
Ma dalla Asl la voce non è stata affatto confermata e ha parlato invece di «un fisiologico distacco per una costruzione datata e realizzata con le tecniche del secolo scorso». In poche parole l’azienda ha confermato quanto sostenuto dal consigliere regionale Francesco Taglieri (M5s) e anche dalla minoranza comunale che parlano di «una condizione infrastrutturale insostenibile dell’ospedale e della necessità di costruire il nuovo presidio, di cui invece si sono perse le tracce». E del fatto che «la vecchia struttura continua a essere sottoposta a sollecitazioni, interventi tampone, rattoppi e adeguamenti che però non sono più sufficienti a garantire condizioni minime di sicurezza». Ad ogni modo la Asl da lunedì sera ha sul posto una propria task force di tecnici per la verifica delle condizioni delle strutture murarie per poter sanare il guasto e riaprire l’ambulatorio in condizioni di sicurezza.
«I rilievi effettuati alla presenza del direttore sanitario Di Nardo hanno confermato la tenuta del solaio che non presenta cedimenti e non ha riportato danni», scrive l’azienda in una nota, «si è trattato di un fisiologico distacco di intonaco per una costruzione datata». «Le condizioni di salute dell’infermiera non destano particolari preoccupazioni», aggiunge il direttore generale Asl Mauro Palmieri, «ma è comprensibile lo spavento; a nome dell’azienda le auguro di recuperare al più presto. Ora è importante fare velocemente gli interventi di messa in sicurezza e ripristino dell’ambulatorio e dei locali adiacenti, che i tecnici e la ditta addetta alla manutenzione hanno già stabilito. Fare presto, bene e riaprire è l’indicazione. L’episodio accaduto non è stato grave e non ha prodotto conseguenze gravi e questo ci solleva, ma senza scivolare nella superficialità delle valutazioni. Sentiamo la responsabilità della sicurezza dei lavoratori e dei pazienti, e rinnoviamo il nostro impegno sul fronte delle verifiche delle nostre strutture».
Un nuovo cantiere che si aggiunge a quelli aperti nella stessa area del pronto soccorso, della ginecologia e ora della risonanza magnetica. Mentre attende l’apertura il cantiere per l’Utic per riportare il reparto al terzo piano del Renzetti. L’ex manager Asl Thomas Schael, a Lanciano, a novembre scorso, aveva assicurato di aver già «ripreso il progetto del 2015 di ristrutturazione dei vecchi locali di cardiologia perché già accreditati, con le autorizzazioni, di averlo rivisto prevedendo anche la realizzazione dei bagni in ogni camera». Progetto da 2,5 milioni di euro che il presidente della Regione, Marco Marsilio, si era impegnato a finanziare; soldi non ancora arrivati.