«È il partito delle bombe», allarme al liceo classico di Chieti per il volantino in bagno

25 Ottobre 2025

La segnalazione dalla preside, sul posto arrivano i carabinieri. Il giorno dopo, un nuovo biglietto di “rivendicazione”: «È goliardia»

CHIETI. Nelle aule che un tempo furono di Gabriele d’Annunzio, là dove il Vate, studente proprio del Vico, affinava la sua prosa e forse sognava imprese ardite, oggi si coltivano talenti diversi. Meno poetici, forse, ma di sicuro impatto, almeno nelle intenzioni. Siamo nel cuore di Chieti, lungo lo storico corso Marrucino, tra i banchi e i corridoi del liceo classico Gian Battista Vico. Qui, l’altro giorno, non è apparsa una nuova poesia, ma un volantino. La prosa stavolta era quella, meno sognante, di un sedicente «Partito delle bombe». Un nome che evoca scenari pesanti, scelto però per un palcoscenico più raccolto: il bagno dei maschi.

La toilette maschile è il luogo evidentemente scelto per la riflessione politica da questi nuovi pensatori. Il contenuto del “proclama” era ambizioso: si parlava dell’utilità degli ordigni per risolvere complesse questioni economiche e sociali. Una scorciatoia esplosiva ai problemi del mondo. A imbattersi in questa analisi strategica da bagno sono state le collaboratrici scolastiche, che hanno avvisato la preside. La dirigente ha fatto l’unica cosa sensata: si è rivolta alle forze dell’ordine.

In pochi minuti, i carabinieri sono arrivati al Vico, hanno isolato l’area interessata e hanno eseguito un sopralluogo. Hanno ispezionato i locali, i cestini, gli angoli, alla ricerca di qualunque cosa potesse somigliare alla minaccia scritta nel foglio. Non hanno trovato nulla. Nessuna bomba, nessun innesco, nessun pericolo reale. La scuola era sicura. L’allarme, tuttavia, era scattato e il caso è stato segnalato alla procura della Repubblica.

Con l’apertura di un fascicolo e l’ombra di un’indagine, la forza rivoluzionaria dei nuovi “bombaroli” del Vico ha mostrato i primi segni di cedimento. Forse l’idea di un’informativa sul tavolo di un magistrato, o la prospettiva concreta di una denuncia per procurato allarme, hanno raffreddato gli spiriti più accesi. La teoria è affascinante sulla carta, meno quando bussano alla porta i carabinieri. Fatto sta che, all’indomani, la rivoluzione è stata messa in pausa.

Nello stesso punto, il bagno dei maschi, è apparso un secondo messaggio. Una “rivendicazione”, se così si può definire questa rapida ritirata strategica. Niente più proclami di lotta o appelli all’esplosivo. Gli autori, verosimilmente gli stessi strateghi del giorno prima, hanno messo nero su bianco che, in fondo, si era trattato solo di un episodio goliardico. Uno scherzo. Una burla innocente tra i corridoi che videro passeggiare il futuro “eroe” di Fiume. L’audacia del «Partito delle bombe» è durata lo spazio di una notte, sciolta come neve al sole davanti alla prospettiva di conseguenze molto poco divertenti.

L’episodio di Chieti si chiude senza danni. Resta la serietà di un allarme che ha mobilitato inutilmente le forze dell'ordine. Non sempre la cosiddetta goliardia si ferma a un volantino. Solo pochi giorni fa, in un’altra scuola a Pescara, qualcuno ha pensato fosse altrettanto divertente spruzzare dello spray urticante durante l’orario di lezione e diversi studenti sono rimasti intossicati. Al Vico, per fortuna, l’unica cosa intossicata è stata forse la pazienza dei docenti e del personale, che attendevano ben altre prove d’ingegno dagli eredi di d’Annunzio.

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