La direttrice della Asl di Chieti a processo per i conti truccati

Borghese (nella foto) accusata di falso per la sua precedente esperienza nell’azienda sanitaria piemontese. L’avvocato difensore: «Attendiamo il dibattimento per provare la totale estraneità ai fatti»
CHIETI. La notizia arriva dal tribunale di Torino, ma investe direttamente i vertici della sanità abruzzese. Beatrice Borghese, dallo scorso 1° maggio alla guida della direzione amministrativa della Asl Lanciano Vasto Chieti, è stata rinviata a giudizio ieri insieme ad altre 15 persone, nell’ambito della maxi inchiesta sui conti della Città della Salute di Torino, la più grande azienda ospedaliera del Piemonte.
L’indagine, che copre un arco temporale di dieci anni, ipotizza a vario titolo i reati di truffa e falso ideologico in atto pubblico. La decisione è stata presa dalla giudice per l’udienza preliminare Valentina Rattazzo, che ha accolto l'impianto accusatorio dei pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Rizzo. Il processo per l’attuale manager della Asl di Chieti e per gli altri ex dirigenti e direttori generali inizierà il prossimo 5 febbraio. Per Borghese le contestazioni si concentrano sul falso ideologico in atto pubblico. Secondo l’accusa, la dirigente, che a Torino ricopriva il medesimo ruolo di direttrice amministrativa, avrebbe, in concorso con l’allora direttore generale Giovanni La Valle e altri funzionari, firmato i bilanci degli esercizi 2021 e 2022 attestando il falso.
Il fulcro di tutto è la gestione della libera professione intramoenia. Secondo gli inquirenti, gli imputati avrebbero formato i bilanci «in modo idoneo ad indurre in errore» e, soprattutto, «a celare il “disavanzo” del settore aziendale “Libera professione”». La contestazione, tecnicamente complessa, è chiara nella sua sostanza. La direzione amministrativa avrebbe «omesso di rilevare l’accantonamento del “fondo Balduzzi”». Tradotto: la Città della Salute non avrebbe trattenuto la quota obbligatoria del 5% sui compensi della libera professione dei medici, soldi che sarebbero spettati all'azienda per interventi di prevenzione o riduzione delle liste d'attesa.
Questo, secondo le accuse, avrebbe prodotto un’immagine falsata dei conti. Gli inquirenti si sono concentrati su cifre precise: nel bilancio 2021, ad esempio, mancherebbero all’appello 528.161 euro di quel fondo, oltre ad altre svalutazioni crediti per 139.000 euro. Un’operazione che, per la Procura, avrebbe trasformato una perdita reale di gestione di 261.600 euro in un risultato positivo fittizio di 511.580 euro.
Schema che si sarebbe ripetuto nel bilancio 2022. In quel caso, omettendo accantonamenti (per il fondo Balduzzi e altri fondi rischi) e svalutazioni crediti per centinaia di migliaia di euro, il bilancio avrebbe chiuso con un risultato pari a zero, mentre avrebbe dovuto registrare una perdita di gestione di 1,4 milioni di euro. L’obiettivo, spiegano gli inquirenti, era evitare di dichiarare un disavanzo, una situazione che avrebbe obbligato i vertici ad assumere i provvedimenti drastici previsti dalla legge, come l’adeguamento delle tariffe o la sospensione del servizio.
Beatrice Borghese, avvocato con un lungo curriculum maturato prima al ministero della Salute e poi in Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, era stata scelta la scorsa primavera dal direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Mauro Palmieri. Nel presentarla, lo stesso Palmieri aveva sottolineato il suo profilo e le competenze «giuste per questa azienda», citando proprio l’esperienza maturata nell'incarico di direttore amministrativo della «grande azienda ospedaliera universitaria, Città della salute e della scienza di Torino». L’avvocato Natascia Taormina, che difende sia Borghese che l’ex direttore generale La Valle, ha commentato la decisione della giudice definendosi «parzialmente delusa», sostenendo che il copioso materiale probatorio prodotto dalla difesa «poteva condurre sicuramente a una decisione diversa». Pur nel rispetto del provvedimento, il legale ha annunciato che attenderà il dibattimento per «cercare di provare l’estraneità ai fatti» dei suoi assistiti.
La difesa ha inoltre evidenziato un punto che sarà probabilmente centrale nel processo: la palese discordanza tra le diverse consulenze tecniche agli atti. Se i periti della procura ritenevano necessario un accantonamento anno per anno, i consulenti di parte sostenevano che i mancati accantonamenti potessero essere iscritti a bilancio nel 2022. Una terza consulenza, nominata dalla stessa azienda sanitaria, ha infine stabilito che quegli accantonamenti andavano eliminati, bollandoli come «errore rilevante». Nell’udienza di ieri, la Regione Piemonte e la stessa Città della Salute sono state ammesse come parti civili, ma figurano anche come responsabili civili. A processo si sono costituiti parte civile anche i sindacati dei medici Anaoo Assomed, Aaroi e Cimo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

