Dieci ragazzini in coma etilico, il caso-Vasto indigna l’Abruzzo: «Ora la stretta sull’alcol»

Regione e Comuni invocano controlli straordinari e tolleranza zero nei locali fuorilegge. Aumentano i presìdi nelle aree a rischio durante i grandi eventi
VASTO. II caso dei dieci ragazzini finiti in coma etilico dopo una notte da sballo a Vasto ha acceso i riflettori su un fenomeno, l’abuso di alcol tra i giovanissimi, diffuso in tutto l’Abruzzo. Quali soluzioni? Il dibattito è riesploso con prepotenza dopo il servizio del Centro.
«REALTà SCOMODA» «Quanto accaduto a Vasto è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare», dice Roberto Santangelo, assessore regionale alle Politiche giovanili, «è il segno di un disagio minorile crescente, che ci impone di guardare in faccia una realtà scomoda. I nostri ragazzi vivono fragilità che troppo spesso restano invisibili, fino a quando si manifestano in modo drammatico. La famiglia, la scuola, le istituzioni tutte devono sentirsi corresponsabili di un impegno comune: educare, ascoltare, accompagnare. Come Regione» afferma ancora l’assessore Santangelo «l’azione messa in atto è il contrasto alla povertà educativa con oltre nove milioni di euro. Occorre una collaborazione più stretta con le attività commerciali e di intrattenimento che accolgono i giovanissimi nelle ore serali. Serve un controllo più attento, responsabile e coordinato, per prevenire situazioni che possano mettere a rischio la loro salute e sicurezza».
TIZIANA MAGNACCA Vietare le uscite (dopo mezzanotte, ad esempio) non basta secondo l’assessore regionale Tiziana Magnacca. «Lo sarebbe», dice, «se ammettessimo che tutta la comunità educativa , a partire dalle famiglie e passando per le scuole, le parrocchie e le associazioni che frequentano i nostri figli, sono inadeguati e incapaci. Va invece posta una domanda: dov’è finita l’autorevolezza di chi deve educare i giovani? Dobbiamo ammettere di essere stati in questo periodo sopraffatti dai loro capricci, dalle loro convinzioni, dai loro modelli di linguaggio? Continuo a pensare che i giovani ci chiedano regole per orientarsi e meglio comprendere il mondo. Anche a San Salvo abbiamo vissuto una situazione simile alla Sagra delle sagnitelle. Da quel giorno è stato vietato l’arrivo del vino in piazza e garantita più vigilanza. Forse occorre un momento di riflessione collettiva». «festa rovinata» «La Notte rosa è stata una grande festa di socialità rovinata da dieci giovani finiti in ospedale in come etilico e diversi interventi dei carabinieri per risse e aggressioni. Sono episodi gravi», afferma il consigliere regionale Francesco Prospero, presidente dell’Osservatorio della legalità, «che non possiamo ignorare e che richiedono risposte immediate. Come Osservatorio della legalità proponiamo tre azioni concrete: campagne di sensibilizzazione nelle scuole per informare i ragazzi sui rischi dell’abuso di alcol, presidi rafforzati delle aree a rischio durante i grandi eventi, controlli severi nella vendita di alcol ai minori con sanzioni esemplari. Proteggere i giovani significa difendere anche chi partecipa in modo sano a belle manifestazioni».
COSì MASCI Per il sindaco di Pescara, Carlo Masci, l’argomento è molto delicato e merita una attenta riflessione. «Il problema ha più sfaccettature e più cause», afferma. «I social hanno creato una frattura nei rapporti interpersonali e il Covid ha accentuato questa condizione di solitudine. I ragazzi, che sono gli elementi più fragili, si sono trovati scoperti e indifesi. Si sentono sempre più soli e insicuri. Spesso non trovano ascolto, sostegno e aiuto nelle famiglie. Non avendo sostegno si rifugiano nell’alcol. Si fanno forza a vicenda nel branco. In questo brodo di cultura nichilista trovano spazio comportamenti assolutamente inaccettabili e stigmatizzabili in un contesto di comunità. Atti di ribellione anche violenta. Azione incivili e pericolose per loro e per gli altri. Una sorta di tentativo di autodistruzione collettiva giustificato dalla logica del branco. Le femiglie devono riconquistare il ruolo di cellule primarie di educazione. Le scuole devono svolgere prevenzione concreta adottando adeguati strumenti di formazione, le istituzioni devono essere sempre più presenti per creare momenti di crescita consapevole. Non bisogna abbassare la guardia. Occorre polso fermo e deciso e quando è necessario reprimere azioni illecite. Noi sindaci cosa facciamo? Le attività sono tante anche per avviarli al mondo del lavoro o al volontariato. Siamo in prima linea per contrastare gli abusi».
NO AI DIVIETI Francesco Menna, sindaco di Vasto e presidente della Provincia di Chieti, è contrario ai divieti. «Non credo che i divieti da soli aiutino a risolvere un problema così delicato. Per far prevalere fra i giovani una cultura di vita diversa da quella dello sballo è necessario investire sulla formazione dei giovani. Un ruolo importante lo ha la famiglia, ma anche la scuola o le parrocchie. La politica ha una parte decisiva. La politica deve metterci risorse economiche e strategie per portare dove occorre esempi concreti di educazione dicendo no ad alcool, droga, violenza e abusi».
«SANZIONI SEVERE» Il sindaco di Silvi Marina, Andrea Scordella, si dice impegnato a trovare un rimedio. «Credo che si debba fare squadra per risolvere un problema delicatissimo ma importantissimo», afferma Scordella. «La riflessione va fatta a livello nazionale. Il disagio giovanile si fa sentire sempre di più. Questo è un momento storico. Spesso i protagonisti sono giovani minori stranieri non accompagnati che si uniscono ad altri poco raccomandabili. Servono più controlli. Vanno sanzionati i locali. A Silvi anche la polizia locale è impegnata fino all’1,30 , ma bisogna essere tutti uniti e fare rete».
«FAMIGLLIE FONDAMENTALI» Per Jwan Costantini, sindaco di Giulianova, è essenziale il ruolo delle famiglie. «Mi riferisco al ruolo nell’educazione: è importante e altrettanto importante è quello delle attività commerciali. Deve partire una grande opera di sensibilizzazione in cui tutti devono sentirsi coinvolti. A Giulianova i controlli della polizia locale saranno serrati».
«MOLTO PREOCCUPATO» Non nasconde di essere molto preoccupato il sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio. «Leggendo il Centro sono rimasto colpito dall’analisi fatta dalla psicologa Catapane. Le ubriacature sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Non si tratta solo di un problema educativo ma di una emergenza sociale e psicologica. E su questo, nessuno escluso, tutti devono intervenire: istituzioni, scuola, famiglie, cittadini. Serve dialogo e presenza. Bisogna far sentire i giovani parte attiva, non oggetti di divieto o giudizio. Un sindaco sente il bisogno di agire ma i divieti come quello adottato in Calabria sollevano dubbi. Il fenomeno va adottato con una strategia seria. Lancio un appello a tutti i Comuni a istituire un assessorato specifico alle Politiche giovanili. I divieti da soli non bastano».
GLI ALTRI INTERVENTI «Il coma etilico in età adolescenziale è un problema di vitale importanza che non deve essere sottovalutato», afferma il sindaco di Torino di Sangro, Nino Di Fonso. «dobbiamo correre ai ripari prima che sia troppo tardi». Anche il sindaco di San Salvo, Emanuele De Nicolis, è contraria ai divieti. «Non la ritengo una soluzione percorribile. Ma andrebbero perseguiti coloro che somministrano alcol ai giovani». D’accordo con De Nicolis il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci: «Vanno intensificati i controlli nella distribuzione e vendita di alcol. Importantissimo è anche avviare una campagna di sensibilizzazione nelle scuole». Graziana Di Florio si dice «assolutamente contraria al coprifuoco», ma sollecita «più controlli sulla vendita di alcol ai minori. Serve più prevenzione, e non restrizioni».
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