Francavilla al Mare

Ospita a casa una trans, poi la lite: rapinato il proprietario di un bar

25 Ottobre 2025

Una 37enne colombiana finisce in manette dopo la denuncia del titolare del locale ai carabinieri. L’accusa: «Si è avventata sull’uomo, poi l’ha minacciato con le pietre e gli ha sfilato 540 euro»

FRANCAVILLA AL MARE. L’ospitalità finisce alle otto del mattino in una piazza di Francavilla al Mare. Finisce con una trans colombiana di 37 anni che corre a piedi nudi. È lei che i carabinieri, arrivati in quel momento, vedono inseguire l’uomo che poche ore prima l’aveva ospitata. «Mi ha rapinato», dirà lui. È l’atto finale che porta all’arresto della 37enne: una notte iniziata con sei drink e una richiesta d’aiuto, e degenerata – così dice l’accusa – in minacce con delle pietre e 540 euro sfilati di forza.

Il nastro della nottata, nella denuncia della vittima, parte a mezzanotte, nel bar dell’uomo. È lui a raccontare di aver notato la trans, sola, consumare alcolici. Verso le 2 lei gli si avvicina, dice di essere ubriaca e di non sapere come tornare a casa. Chiede ospitalità. L’uomo acconsente e la accompagna nella sua abitazione, lì vicino.

Una volta in casa, l’ospite chiede di usare il bagno. Il barista riferisce di aver trovato la stanza subito dopo in profondo disordine, resa inutilizzabile. Un gesto che rompe l’ospitalità: le intima di andarsene. Passa un’ora e mezza. L’ospite, stando alla ricostruzione, fa intendere di chiamare un taxi, che però non arriva. Poi, la richiesta: tornare al bar, per bere una bottiglia di vino. Il titolare accetta, pur di farla uscire dall’appartamento. Tornati al locale, lo scenario cambia. La trans diventa aggressiva. Lo accusa di averle rubato dei soldi, minaccia di chiamare i carabinieri e di rovinarlo, menzionando di essere «una trans operata». Al rifiuto dell’uomo, la rabbia diventa fisica.

L’indagata – in base alla ricostruzione del pm Lucia Anna Campo – scaraventa a terra sedie e vasi del bar. Afferra pietre da una fioriera, minacciando di colpirlo. Infine, gli si avventa addosso, riuscendo a sfilargli il portafoglio dalla tasca destra posteriore dei pantaloni. Dentro ci sono 540 euro. Stando al racconto della vittima, la 37enne nasconde le banconote sotto la maglietta e corre verso un’altra pasticceria. L’uomo la segue. E lì, prima dell’arrivo dei carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Chieti, l’indagata avrebbe restituito 145 euro. Quando la pattuglia giunge sul posto, la lite è ancora in corso. I militari vedono la 37enne, scalza, che sta inseguendo il titolare del bar, il quale cerca di allontanarsi.

L’uomo indica subito ai militari l’indagata e dice loro che nasconde altro denaro sotto i vestiti. La perquisizione immediata conferma il racconto. Proprio sotto la maglietta, i militari trovano 190 euro in contanti, che vengono sequestrati. Per l’accusa, è l’ulteriore prova della rapina. La 37enne viene bloccata e portata in carcere. Fin qui, la ricostruzione dell’arresto.

Davanti al giudice Enrico Colagreco, l’indagata fornisce versioni «confuse e contraddittorie», sostenendo prima di essere stata derubata, poi aggredita. La procura chiede la conferma del carcere. Il giudice convalida l’arresto ma sceglie una misura diversa. Pur riconoscendo il pericolo che lei possa tornare a commettere altri reati, basato sulla «condotta particolarmente minatoria» e lo stato di disoccupazione, viene considerata la sua incensuratezza. Valutando che la pena finale (potenzialmente sospesa) non giustificherebbe il carcere, il giudice rimette in libertà la 37enne, difesa dall’avvocato Dario Marrocco, disponendo nei suoi confronti la misura del divieto di dimora nell’intero Abruzzo.

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