Chieti

Palazzi Maestrale, inchiesta bis: scatta il sequestro da due milioni

22 Giugno 2025

Provvedimento del tribunale di Chieti per i palazzi costruiti sul lungomare di Francavilla. La nuova accusa: fondi ottenuti con garanzie statali e utilizzati per scopi diversi da quelli previsti. Principale indagato l’imprenditore Di Matteo

CHIETI. Finanziamenti ottenuti con garanzie statali e utilizzati per scopi diversi rispetto a quelli previsti. È l’accusa attorno alla quale ruota il sequestro preventivo, per una somma di circa due milioni di euro, emesso dal tribunale di Chieti nei confronti della società Maestrale srl, del suo amministratore «di fatto», ovvero l’imprenditore pescarese Luca Di Matteo, e della moglie Federica D’Alberto.

LE ACCUSE. Il provvedimento, su richiesta del pubblico ministero Giancarlo Ciani, è stato firmato dal giudice Andrea Di Berardino ed eseguito dalla guardia di finanza del comando provinciale di Chieti. L’indagine nasce dall’inchiesta sui palazzi – secondo le contestazioni abusivi – costruiti dalla Maestrale sul lungomare di Francavilla, all’altezza di piazza Asterope. Il reato ritenuto sussistente dal giudice, e per il quale venerdì è scattata l’operazione, è quello previsto dall’articolo 316 bis del codice penale, vale a dire «malversazione di erogazioni pubbliche», punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

I SIGILLI. Le fiamme gialle del nucleo di polizia economico-finanziaria, analizzando i conti della società, hanno scoperto che Maestrale srl ha beneficiato di accessi al credito agevolati – attraverso Banca progetto spa – nell’ambito di iniziative europee e statali a sostegno delle piccole e medie imprese. Si tratta, in sostanza, di progetti in cui gli enti pubblici si sostituiscono alle costose garanzie normalmente richieste dagli istituti di credito e necessarie per la concessione di finanziamenti. Il problema è che, stando sempre alle accuse, i fondi ottenuti dalla Maestrale sarebbero stati impiegati per finalità che nulla c’entrano con la società e, più nello specifico, per scopi personali. Di qui, il decreto del tribunale: i sigilli sono scattati per i due palazzi (già sotto sequestro nell’inchiesta “madre”), alcune somme di denaro e un appartamento.

GLI ATTI A PESCARA. Il giudice, dopo aver disposto le misure reali, si è dichiarato incompetente a livello territoriale e ha disposto la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica di Pescara. Gli indagati – difesi, tra gli altri, dagli avvocati Cristiano Maria Sicari e Guido Carlo Alleva – avranno modo di fornire la loro versione dei fatti e respingere le accuse.

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