Spaccio di droghe in città il processo cambia giudice

VASTO. Operazione Tramonto: rinviato all’udienza straordinaria del prossimo 17 maggio per l’applicazione di un nuovo magistrato, il processo iniziato ieri mattina con rito ordinario a carico degli...
VASTO. Operazione Tramonto: rinviato all’udienza straordinaria del prossimo 17 maggio per l’applicazione di un nuovo magistrato, il processo iniziato ieri mattina con rito ordinario a carico degli ultimi otto indagati. Alain Nanni, Silvestro Ariosto, Vincenzo Di Franco, Salvatore Di Rocco, Davide Di Pietrantonio, Gianluca Cupaiolo e Jessica Muscariello non hanno voluto nè patteggiare nè ricorrere al rito abbreviato certi di poter dimostrare la propria innocenza.
Gli otto imputati assicurano che loro con le altre figure coinvolte nella maxi operazione antidroga che ha riguardato sei regioni, non c’entrano nulla. I loro difensori, gli avvocati Agostino e Nicola Chieffo, Angela Pennetta, Raffaele Giacomucci e un pool di legali che arriva dalla Puglia sono pronti a confutare le accuse per ottenere l’assoluzione dei loro clienti.
Loro dovranno aspettare un mese ma intanto il 7 maggio sono attese le sentenze per il gruppo di indagati comparsi davanti al tribunale istoniense l'8 marzo scorso. Per Lorenzo Cozzolino, difeso dall’avvocato Antonio Di Micco, del foro di Napoli e la moglie, Italia Belsole, assistita dall’avvocato Nicola Artese, il pm Giancarlo Ciani ha chiesto 6 anni in virtù delle attenuanti concesse ai collaboratori di giustizia. Per Giuseppe Florio, 37 anni, difeso dagli avvocati Raffaele Giacomucci e Arnaldo Tascione, il Pm ha chiesto 12 anni. Otto anni sono stati chiesti per Corrado Piazzese, Franco Pennese, Michele D’Aurizio. Sei anni per Giovanna Cozzolino. La giovane, difesa dall’avvocato Gaetano Coccoli del foro di Torre Annunziata, ha preso le distanze dal padre Lorenzo. L’imputata per ben due volte ha rifiutato il programma di protezione offerto dal ministero della Giustizia assegnato al padre. Nel corso della precedente udienza l’avvocato Coccoli ha ribadito la totale estraneità dell’indagata alle attività illecite del padre. «Non si può ritenere colpevole la giovane solo perché porta il cognome del padre», insiste l’avvocato Coccoli.
Il 7 maggio il giudice Giovanni Falcione emetterà la sentenza. (p.c.)
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