Atessa

Stabilimento Stellantis di Atessa, persi 1600 lavoratori in quattro anni: i dati rivelati al Val di Sangro Expo

19 Settembre 2025

«Questo territorio è il cuore pulsante dell'economia regionale» dichiara il sindaco di Atessa Giulio Borrelli davanti ai segretari nazionali di Fim, Fiom, Uilm, amministratori regionali e lavoratori, «la tempesta dell'automotive ci investe in pieno e le cause sono complesse»

ATESSA. Lo stabilimento Stellantis di Atessa ha perso 1.600 lavoratori dal 2021 ad oggi con una riduzione della produzione da 310 mila fino a 192 mila furgoni nel 2024: secondo gli esperti l'impianto, nonostante tutto, è rimasto il punto di forza del gruppo. Il dato è emerso nel corso del convegno sulla crisi del settore automotive al Val di Sangro Expo.

«Questo territorio è il cuore pulsante dell'economia regionale» dichiara il sindaco di Atessa Giulio Borrelli davanti ai segretari nazionali di Fim, Fiom, Uilm, amministratori regionali e lavoratori. «La tempesta dell'automotive ci investe in pieno e le cause sono complesse, tra i limiti del Green Deal europeo, la forte concorrenza cinese contro cui, con l'elettrico abbiamo, già perso, e le scelte industriali dei grandi gruppi». Gran parte del dibattito si è concentrata sulla sfida della transizione elettrica. Il responsabile automotive Confindustria Medio Adriatico, Marco Matteucci, ha ricordato che «le auto ibride sono passate dal 30 al 45% delle vendite in due anni. Il mercato ci dice che un occhio all'ambiente c'è, ma non possiamo pensare a una rete che parli solo elettrico se non ci sono infrastrutture adeguate. Tornare indietro significherebbe ritrovarsi in un passato che non esiste più, dobbiamo invece gestire la riconversione con più investimenti e nuove competenze».

Per il segretario nazionale di Fiom Samuele Lodi «parlare di automotive in Italia significa parlare di Stellantis, oggi ottavo produttore in Europa, 20 anni fa il secondo. La transizione, così come voluta dall'Europa, è stata fatta contro i lavoratori. L'Ue, dopo le imposizioni, non è stata coerente, ma è di Stellantis la responsabilità del disinvestimento progressivo nel nostro paese». Il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, ha parlato di un «vero e proprio disastro legato alla transizione, che ha provocato un effetto panico. Gli autosaloni sono pieni di auto elettriche cinesi dai bassi prezzi, a partire da cinquemila euro, mentre una Fiat 500 ne costa 30 mila. Gli incentivi non bastano se la gente non ha i soldi. Caro Filosa anziché parlare al Governo, vieni a parlare negli stabilimenti, ai lavoratori, alle famiglie». Secondo il coordinatore nazionale Fim, Stefano Boschini «il 'piano' Tavares di anticipare la transizione è fallito. Oggi la maggior parte degli stabilimenti sono fermi, tranne Pomigliano e Atessa. Il costo esorbitante dell'energia ha fatto il resto, anche quello di mettere in stand by il progetto della gigafactory di Termoli. Le batterie, Stellantis, le ha messe in produzione in Spagna».