Studentato al Chieti calcio, Tavani: «Io vado avanti»

Il presidente dell'Ater di Chieti: «La Regione non ha imposto stop. La sinistra ci attacca perché vogliamo aprire»
CHIETI. C’è un’arte sottile nel trasformare un passo falso in un passo di danza, un inciampo in una mossa d’attacco. E Antonio Tavani, presidente dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) di Chieti e politico navigato di Fratelli d’Italia (di cui è segretario provinciale), sembra padroneggiarla. Dopo che gli uffici della Regione hanno messo un paletto grande come una casa, è il caso di dirlo, sul progetto di affittare una parte della casa dello studente al Chieti calcio, in molti si aspettavano una cauta ritirata. Invece Tavani non solo non arretra di un millimetro, ma rilancia, quasi con spavalderia. Lo fa con una strategia precisa, che sposta il campo di gioco e, soprattutto, ridistribuisce le colpe.
LA POSIZIONE DELL’ATER
Con un lungo intervento, Tavani costruisce una sua contro-narrazione, un memoriale difensivo che è anche un atto d’accusa. In sostanza, dice: il problema non sono io, ma voi che per 15 anni avete dormito. Il punto da cui tutto riparte è il netto «no» arrivato dagli uffici regionali, con il dirigente Andrea Liberatore che ha parlato di intervento che «non appare compatibile con finalità di pubblico interesse»: portare a termine l’operazione significherebbe determinare «un pregiudizio al diritto allo studio garantito dalla Costituzione». Per Tavani, però, quella nota non è un punto di arrivo, ma un equivoco da chiarire, anzi, quasi un invito a procedere. «La nota non impone alcuno stop, è una interpretazione errata», dice il presidente dell’Ater.
LA LETTERA DELLA REGIONE
Tavani assicura «massima sintonia di intenti con la Regione» e definisce il parere del dirigente «interlocutorio», un testo che «racconta verità già note»: oltre a citare il «“possibile” vincolo di destinazione di finanziamenti maturati trent’anni addietro» e il «potenziale accordo di gestione, mai perfezionato con l’Azienda per il diritto agli studi universitari», contiene anche «la presa di coscienza e la disponibilità a esaminare da parte della giunta regionale il rilascio di un’autorizzazione per utilizzo diverso, previa la produzione da parte di Ater di una dettagliata relazione utile allo scopo». L’obiettivo dichiarato è ora quello di «convincerli con la nostra relazione». L’Ater, assicura, intende «fare ogni possibile azione per rendere compatibile apertura e gestione con vincoli e obblighi. Va comunque sottolineato che Ater ha colto l’occasione del Chieti calcio, che al momento non si è concretizzata, per aprire un confronto. Le polemiche politiche non devono appartenere a questo dibattito». Tavani, in un’intervista al Centro di qualche giorno fa, aveva rimarcato di aver ricevuto «un’autorizzazione di massima» dalla Regione, il che sembra essere smentito dalla recente nota del dirigente Liberatore. Ma il presidente dell’Ater svela di aver avuto quell’indicazione «dal direttore regionale Pierpaolo Pescara, che ha definito compatibile un eventuale cambio di destinazione, anche parziale».
LA STORIA
Per spiegare come si è arrivati a questo punto, Tavani parte dal principio: «La casa dello studente è stata progettata negli anni ’90 e realizzata grazie a finanziamenti pari a 4,5 milioni di euro, dei quali 1,7 milioni a totale carico dell’istituto, mentre la restante parte è stata coperta con un milione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e 1,8 milioni a carico della legge a favore delle residenze universitarie, da parte della Regione. Da quel momento e fino al 2019, l’edificio non ha ricevuto alcuna altra provvista, fin quando Ater, sotto la mia presidenza, ha chiesto e ottenuto dalla giunta Marsilio 400mila euro per la messa a norma (necessaria), ai quali sempre Ater ha aggiunto fondi propri per 155mila euro». Oggi la struttura è pronta, disponibile e accessibile: «Genera costi di manutenzione ineludibili, necessita di interventi saltuari per riparazione di danni da vandalismo (siamo intervenuti più volte in questo ultimo anno) e, ovviamente, la necessità di tenere in azione gli impianti. La struttura comporta inoltre solo ai fini Imu un costo fisso annuale di 17.222 euro. Nel momento in cui sarà definita l’attività al suo interno, decorrerà la Tari».
L’ATTACCO POLITICO
La difesa si fa attacco politico. Tavani contrappone il suo operato a quello delle precedenti amministrazioni, accusate di immobilismo: «Negli ultimi vent’anni gli unici fondi per sostenere l’apertura e la messa a norma della casa dello studente sono arrivati da una giunta regionale e da presidenti Ater di Fratelli d’Italia (Marsilio, il sottoscritto e Comini), considerato che invece di concentrarsi sul vero obiettivo – dare vita alla casa – autorevoli esponenti del Pd e di area centrosinistra scivolano su polemiche politiche definendoci addirittura “dilettanti di Fratelli d’Italia”. Siamo fieri che questo “dilettantismo” abbia aperto un dibattito serio con l’Azienda per il diritto agli studi univeristari (Adsu), università e istituzioni, mentre il vero “professionismo” della politica dormiva negli ultimi 15 anni, non offrendo una sola soluzione alternativa. Io da otto giorni vengo attaccato da ogni fronte politico opposto solo perché noi dal 2019 la struttura la vogliamo aprire, con qualsiasi destinazione economicamente, giuridicamente e istituzionalmente percorribile».
I RAPPORTI CON ADSU
Tavani ricorda che i primi sopralluoghi congiunti di Adsu e Ater risalgono al 2010: «Sono passati quasi 16 anni, ma il tema rimane unicamente quello rappresentato dai costi di gestione. Tra il 2010 e il 2011 Ater ha assunto diverse iniziative, tutte agli atti, per rendere operativa la struttura e ha pubblicato avvisi a vario titolo anche per una gestione parziale (mensa universitaria, per esempio); tutte iniziative non andate a buon fine o eccepite da Regione Abruzzo». In base alla ricostruzione di Tavani, Adsu sostiene di poter e dover gestire la struttura ponendo i costi a carico di terzi (Ater in questo caso): «Ciò non è compatibile in alcuna maniera con il profilo giuridico di Ater come definito dalla legge regionale, cioè di ente pubblico economico. Tutte le indicazioni di Adsu sono andate negli anni passati verso un modello di gestione gratuita della struttura, ma questo non è nelle possibilità di chi deve far quadrare i conti a fine anno. Se poi qualsiasi altra istituzione, a qualunque titolo, ci offrisse la garanzia della copertura dello sbilancio, ne prenderemmo atto».
LA CORTE DEI CONTI
«Oggi ciò che faremmo, in perdita, andrebbe immediatamente e correttamente sotto la lente di osservazione della Corte dei Conti», prosegue Tavani. «Ricordiamo che, fin da gennaio 2011, Ater denunciava il possibile danno erariale, con il permanere della struttura chiusa. Nel marzo 2011 Adsu, sia pure sempre a titolo gratuito, paventava di aprire alla gestione – oltre che degli studenti meritevoli del bando – anche di ulteriori attività culturali rivolte ai giovani e all’accoglienza di “tutti gli studenti, non solo quelli universitari”. Insomma, già 15 anni fa ci si rendeva conto delle enormi difficoltà oggi sul tavolo, rispetto alle quali molti interlocutori che affollano il panorama politico da altrettanti anni oggi si mostrano sorpresi. Dobbiamo prendere atto che Adsu, legittimamente, rimane sulla sua posizione, ovvero conferma il disinteresse verso una gestione a titolo oneroso della struttura».
LE CIFRE IN BALLO
Tavani snocciola cifre: «Fin dal 2011 Ater si è dimostrata disponibile a una concessione onerosa a non meno di 70mila euro annui, senza costi aggiuntivi a carico dell’ente, ben prefigurando già allora i costi di costruzione e di mantenimento. Abbiamo prima parlato dell’Imu, a cui oggi si aggiungerebbero la Tari, i costi di energia, quelli della guardiania (elemento ritenuto da tutti imprescindibile) e un programma di manutenzione minima. Questo layout, secondo le valutazioni dei nostri uffici, non scenderebbe mai al di sotto di 130-150mila euro, con una gestione diretta, seppur ridotta, da parte di Ater. Ogni ipotesi di gestione a titolo gratuito – a favore di chiunque – non può infine non tenere in considerazione che Ater ha impiegato a oggi 1.850.000 euro di fondi propri, e che Ater stessa sostiene l’Imu già dal 2024, anno di collaudo-apertura».
LA POLEMICA
Il cuore dell’argomentazione di Tavani, il perno su cui fa ruotare tutta la sua strategia, è però un concetto giuridico: l’Ater è un ente pubblico economico. Non è «una onlus di beneficenza o ente fornitore di assistenza e servizi sociali», precisa con una punta di sarcasmo, ma un’azienda con «obblighi di pareggio di bilancio». E un’azienda non può permettersi di gestire un bene in perdita. Il messaggio è diretto «a qualche consigliere comunale di Chieti che irrompe in maniera disordinata e aggressiva» e, dunque, dovrebbe «studiare per approfondire». Tavani pone l’accento sul fatto che l’Ater «gestisce il patrimonio immobiliare, ne cura la manutenzione e, a volte, la ristrutturazione, nella marea di difficoltà causate soprattutto dalla morosità crescente e dalla vetustà del patrimonio». Poi, c’è la mano tesa al sindaco Diego Ferrara, «al quale riconosciamo equilibrio e buon senso maggiori, quando afferma che “in qualche maniera la struttura va aperta”. Ecco, si colga l’occasione: il Comune di Chieti potrebbe avere una parte da protagonista, raccogliendo le riflessioni del rettore quando, a distanza di pochi mesi, afferma due volte – preoccupato – di ritenere indispensabile lavorare sul miglioramento del trasporto pubblico locale e del “collegamento città alta-città bassa”. Gli studenti devono avere collegamenti veloci, continui e prolungati almeno fino a tarda ora, visto che tutti i più rilevanti punti di formazione, studio, assistenza e servizi sono situati nella città bassa. Il Comune di Chieti potrebbe assumere l’impegno a lavorare su questo, investendoci». Tavani ha parlato di neanche dieci studenti che hanno risposto alla manifestazione di interesse per abitare nello studentato di viale Gran Sasso. Ma a quale bando si riferisce? «A un’evidenza che Ater fece autonomamente dopo l’inaugurazione di febbraio 2024, una sorta di analisi di mercato», risponde.
CHIETI CALCIO
Ad animare la discussione è ancora la trattativa in corso con il Chieti calcio del presidente Gianni Di Labio e del patron Altair D’Arcangelo. «Se perviene una manifestazione di interesse, seguita da richieste formali da parte di un operatore, pubblico o privato non ci interessa, noi abbiamo il dovere di valutarla. L’uso foresteria seppure parziale, che abbiamo ipotizzato in una prima fase con il richiedente, resta a nostro giudizio compatibile con l’utilizzo “universitario” (secondo la possibile convenzione) e potrebbe garantire il rispetto del vincolo del finanziamento (se ancora vigente). Non ci sembra che questa configurazione mista sia molto differente da quella che oggi si riscontra in alcune residenze universitarie fuori da Chieti, o da quanto asseriva Adsu stessa un po’ di anni fa, con una sorte di gestione mista e di pluriattività. L’occasione del Chieti calcio poteva rappresentare un’opportunità. Ha acceso il dibattito, la strada è tracciata a nostro modo di vedere».
LO SCENARIO ODIERNO
E ora cosa succederà? «Ci vogliono coraggio e visione, oltre alla capacità di leggere un territorio che si è andato molto trasformando, e con esso le abitudini e le richieste di servizi verso la città. Ciò non è compito solo dell’Ater, a cui resta l’obbligo istituzionale principale e il dovere di gestire il proprio patrimonio pubblico. Intanto», conclude Tavani, «abbiamo prodotto, anche quest’anno dopo la domanda del 2024, istanza di finanziamento di un milione di euro ai sensi del decreto ministeriale di sostegno ai costi di funzionamento delle residenze universitarie, a fronte dell’impegno a garantire l’apertura per almeno 12 anni».
©RIPRODUZIONE RISERVATA