Università D'Annunzio, il Miur taglia tutti i fondi del Cus

31 Marzo 2014

Addio agli ultimi 150mila euro, ma spunta una presunta gaffe dell’Ateneo e Di Marco va in procura: è un errore voluto, denuncio il rettore e il cda

CHIETI. Il ministro stacca la spina al Cus: niente fondi per il 2014. Ma la lettera choc, firmata Miur, fa scoprire un errore da parte dell’Ateneo e del rettore, Carmine Di Ilio, e fa anche scattare una denuncia in procura.

Siamo in possesso della lettera che comincia così: «Magnifico rettore, da quanto potuto verificare, seppur il programma delle attività sportive e il relativo piano di finanziamento, caricati da codesto spettabile Ateneo, risultano da ella (presidente del comitato di Ateneo per lo sport) sottoscritti, tuttavia, non è dato evincere che essi siano stati oggetto di apposita deliberazione da parte del Comitato di Ateneo per lo sport. All’interno dei suddetti documenti, infatti, è stato possibile rintracciare esclusivamente l’indicazione del loro passaggio in Cda, che non è l’organo deputato alla loro approvazione». Firmato Miur, ovvero Stefania Giannini.

E’ IL COLPO FINALE. La lettera choc, inviata al rettore, ha l’effetto di una scure sul Cus e sul presidente, Mario Di Marco, che prende carta e penna. E, questa mattina, si ripresenterà per l’ennesima volta in Procura e alla Finanza: «Denuncio Di Ilio e il Cda della D’Annuzio per abuso».

Per Di Marco è il colpo finale. Addio fondi Miur, che si traducono in 150mila euro, per il 2014, essenziali per mantenere aperti i palazzetti di Colle dell’Ara e Santa Filomena, cioè per pagare le bollette della luce e del gas. Ma il ministero è stato chiarissimo: c’è un errore, anzi una gaffe, negli atti che, a novembre, l’Ateneo gli ha inviato per chiedere, come prevede una legge del 1977, i finanziamenti statali per il Cus, già alla canna del gas dopo l’annullamento del contratto d’oro (da 24 milioni di euro) con la D’Annunzio.

DOV’E’ L’ERRORE? «L’Università, pur essendo stata diffidata a rispettare la legge», sbotta Di Marco, «e ripetutamente invitata all’approvazione del Piano programmatico e finanziario del 2014, attraverso il Comitato d’Ateneo dello sport, ha deciso, il 26 novembre, di votarlo solo nel Cda creando il presupposto della bocciatura da parte del Miur».

Anche la legge, come la lettera del ministro, è chiara: un errore di questo tipo esclude il Cus anche dai finanziamenti statali. «E a pagarne il danno maggiore saranno centinaia di studenti e atleti che non avranno più la possibilità di utilizzare i nostri palazzetti».

A questo punto Di Marco mette da parte ogni remora ed esclama: «Se prima poteva ancora esserci qualcuno che nutriva dubbi sul comportamento dell’Ateneo, ora è evidente che la volontà del rettore è quella di tagliare ogni forma di finanziamento al Cus. Anche le somme certe perché erogate dal ministero».

Di Ilio, secondo il presidente del Cus, non poteva non sapere di commettere l’errore perché «da 15 anni presiede anche il Comitato dello sport che avrebbe dovuto approvare la domanda per i fondi».

«CONDANNATI ALLA FINE». Non è un caso d’eutanasia del Cus. L’Ateneo non stacca la spina a un malato terminale. «E’ una condanna a morte eseguita con l’intervento della mannaia del boia», sentenzia il presidente del Cus mentre, seduto dietro alla scrivania, termina di scrivere l’esposto che stamane presenterà a inquirente e investigatori.

Da oggi la parola d’ordine del Cus diventa autarchia: come nel caso del calcio a 5 che, due giorni fa, pareggiando a Raiano, ha conquistato la promozione in serie C1. In che modo? «Autotassandoci», chiosa Di Marco.

SMENTITO ANCHE IL DG. «Risulta che l’Ateneo ha bloccato anche i finanziamenti del ministero al Cus. Sembra quasi che ci sia una volontà a creare uno stato di “insolvenza procurata”. In parole più semplice: a mettere in difficoltà il Cus. E’ così?». Era questa la domanda fatta dal Centro al dg dell’Ateneo, appena un mese e mezzo fa. E Filippo del Vecchio aveva risposto: «Ma che dice! I 150 mila euro del ministero sono un diritto del Cus: glieli trasferiamo senza problemi».

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