La cresta di Rocca Altiera innevata (foto di Antonio Rossi)

L'ITINERARIO

Verso Rocca Altiera, davanti alla Camosciara 

Su una dorsale del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

Le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, così come quelle dei Monti della Laga, hanno crinali che corrono sui confini delle regioni, così spesso “si sconfina” e i panorami divengono diversi. Non si riconoscono facilmente i paesi, le colline, le valli e si trascorrono bei momenti, cartina alla mano, ad individuare quel paesino o quel monastero o quello specchio d’acqua. Così è per Rocca Altiera nel Parco delle 3 regioni: forma una breve dorsale di fronte alla riserva integrale della Camosciara e tutto il suo crinale offre lunghe vedute sul Lazio e incontri ravvicinati con i camosci.
Si parte da Settefrati (Fr) nel Lazio e si seguono le indicazioni per il Santuario della Madonna del Canneto. Si percorre la strada per 5 km, dove a sinistra la cartellonistica del Parco ci indica il sentiero O6, siamo a 1.100 metri. Il cammino si snoda su una carrareccia che risale il versante sud della montagna poco alberata e per questo ricca di panorami che si aprono ad occidente sulla stretta Valle del Liri. La stradina continua ad inerpicarsi su bellissime radure verdi e ci porta alla Fonte Palmelle (1.655m, 1,30 ore): ottima acqua freschissima. Si passa accanto a un piccolo ricovero e un impianto di telecomunicazioni, per giungere ad un’altra fonte dove termina la carrareccia e inizia il vero e proprio sentiero montano che risale la dorsale detta Casalorda fino ad arrivare ad un’antenna a 1800 metri. Qui il terreno è davvero particolare perché costituito da una miriade di rocce che affiorano e tra le quali cominciano ad avvistarsi i primi agili camosci. Dopo 2,30 ore siamo al Guado delle Capre, 1.926 m, e finalmente il panorama sui monti del Parco si dispiega all’infinito. Proseguendo in cresta verso l’evidente vetta, sotto di noi ad est la profonda e lunghissima Val Canneto, che termina sulla cresta delle riserve integrali con il Rifugio di Forca Resuni.

Panorama con vista sul Monte Meta

A sud ovest le Mainarde dominano su tutto: si distingue l’imponente Monte Meta, punto di triplice confine (Lazio Abruzzo e Molise), e gli inconfondibili Monte Cavallo e il dirimpettaio Forcellone, una meraviglia che termina a meridione con un’infinità di curvature che si fondono con il mar Tirreno. Raggiungiamo in breve la panoramica vetta (2.043m-3 ore) che con la neve ha il sapore di una conquista: si impossessa dei nostri occhi e li porta ancora a volare sugli infiniti crinali che si confondono e insieme ci fondono con la natura più bella e incontaminata. Siamo di fronte alla riserva integrale e alle dorsali più suggestive del Parco: Il Monte Tartaro, il Capraro, il meraviglioso Monte Irto e quella cresta frastagliata che congiunge e divide Forca Resuni dalle vette laziali, belle ancor di più se imbiancate. Soffermiamoci ad aspettare le prime ore pomeridiane per la discesa. Arrivati al Guado delle Capre si può raggiungere, scendendo sulla radura ad est, una piccola elevazione a picco sulla Val Canneto, per poi lentamente andarsi a godere il tramonto sul Tirreno volando sulla neve soffice della discesa in inverno o tra le magnifiche orchidee del periodo tardo primaverile.
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