A salutare il prelato in tanti anche da Latina

Una signora che lavora nella curia laziale: è modesto, umile, un padre e a noi mancherà molto

ROMA. «Spero che lo saprete apprezzare», dice Rossella da Latina. Al suo fianco c’è Carla, entrambe sono dipendenti della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e sono arrivate insieme a un nutrito gruppo di persone a salutare commosse Monsignor Giuseppe Petrocchi, nuovo arcivescovo metropolita dell’Aquila. Hanno l’aria di essere molto affezionate all’arcivescovo, perché «è modesto, umile. Un padre. Ci mancherà molto». E domenica 7 luglio, giorno in cui Petrocchi prenderà possesso canonico dell’Arcidiocesi aquilana, saranno in città per ricordargli ancora una volta che per loro è stato «una guida». E la presenza massiccia di diocesani di Latina, lascia trapelare il «tipo» d’uomo che è Monsignor Petrocchi: «Uno come noi, riservato e amico». Ma anche i fedeli aquilani, partiti alle 6 di ieri per assistere alla cerimonia nella Basilica di San Pietro, hanno avuto la stessa sensazione quando l’arcivescovo si è rivolto a loro, al termine della messa, nella piccola chiesa di Santa Monica, a pochi passi dalla basilica di San Pietro. Manuela, Maria e Rossella sono della parrocchia di Arischia, attualmente «con un parroco part-time», dicono, e con una chiesetta di 50 metri quadrati in cui entrano al massimo 40 persone «e non si possono celebrare nemmeno matrimoni», ripartono da Roma con «una sensazione di calore e di vicinanza» per le parole dell’arcivescovo. Al quale chiedono «di fare qualcosa per ricostruire il tessuto sociale dell’Aquila e aiutare i giovani e gli anziani, senza futuro in una città distrutta». A loro risponde subito: «Se gli strappi a livello sociale non vengono ricuciti, la città non avrà un futuro». Ad assistere alla cerimonia c’erano anche i fedeli della Dottrina cristiana e le suore della Presentazione di Onna. Tanti i parroci che hanno accompagnato l’arcivescovo nel suo incontro con i fedeli. C’era quello di Pizzoli, don Claudio Tracanna, quello di Fossa, don Gaetano Anyanywy, di Capitignano, Don Ever Moya, di San Paolo in via Roma, don Carmelo Pagano le Rose, di Poggio Picenze, don Jorge William Franco, di Preturo, don Alessandro Benzi e i due seminaristi, Federico Palmerini e Fabrizio Di Michele. Al di là del vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, mancavano la maggior parte dei vicari. Non c’erano don Daniele Pinton, don Luigi Epicoco e don Alfredo Cantalini.

Marianna Gianforte

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