«Antonio lavorava per gli altri»

25 Novembre 2012

Gli amici: dopo la pensione il suo impegno per la Croce Rossa

SULMONA. «Una persona con una grande voglia di vivere e con un grande spirito di solidarietà e di amore verso il prossimo. Antonio Cardellini era tutto questo, e anche di più”. E’ così che lo ricorda il suo amico Silvano Spoletini, che con Cardellini divideva la sua passione per il volontariato. Amici nella sezione della Croce Rossa di Sulmona dove Cardellini era entrato subito dopo essere andato in pensione. Una vita come sorvegliante nella Magneti Marelli. E anche sul posto di lavoro ha saputo distinguersi dimostrando la sua grande umanità. «Era sensibile e nello stesso tempo dinamico e risoluto», ricorda Fernando Ranalli, suo coetaneo e anche lui dipendente Fiat, «siamo andati in pensione praticamente insieme, anche se poi ci siamo persi di vista. Lui ha scelto di entrare nella Croce Rossa insieme alla moglie mentre io ho seguito la mia passione per il ciclismo. Non sapevo che fosse appassionato di montagna. Di certo non meritava di morire così». E la passione per le escursioni e per le camminate in alta quota, gli è venuta quando, salendo sul Morrone si è accorto che sulla montagna c’era un mondo da scoprire e da vivere. Pian piano ha imparato a conoscere la montagna e le sue insidie. Non era uno sprovveduto e sapeva che bisognava essere sempre prudenti, tanto che si era attrezzato di tutto punto, con tutto quello che era necessario per affrontare i pericoli che si trovano in alta quota. «Non faceva parte della mia comitiva», dice Angelo Merola, anche lui appassionato di montagna, «ma quelle poche volte che siamo usciti insieme l’ho visto preparato e prudente. Non riesco a capire come sia potuta accadere una simile tragedia. Le persone che erano con lui, anche loro, sono degli escursionisti esperti che conoscono a memoria tutte le nostre montagne». Cardellini lascia la moglie e due figli.

Claudio Lattanzio

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