Auto blu, il processo resta all’Aquila

Respinte le richieste delle difese. La Procura: al vaglio la liceità di atti confezionati “ad hoc” dopo la fine delle indagini

L’AQUILA. Si acuisce lo scontro tra accusa e difesa nel processo al sindaco di Avezzano Gianni Di Pangrazio, cui la Procura aquilana contesta un uso spregiudicato delle auto blu della Provincia di cui è dirigente (ora in aspettativa per via dell’incarico istituzionale). Insieme a lui sono imputate altre persone. Si tratta degli autisti Maria Pia Zazzara di Pescina, Mario Scimia dell’Aquila, ora in pensione, la dirigente Paola Contestabile di Celano con l’accusa di peculato e Anna Maceroni, di Avezzano, dipendente pubblica, tutti finiti a giudizio ma con ruoli marginali.

L’ex autista Ercole Bianchini ha patteggiato mesi fa ed è fuori dal processo. Ieri, nel corso dell’udienza davanti al tribunale, presieduto dal giudice Giuseppe Grieco, le difese hanno contestato la competenza territoriale. A loro dire, infatti, i fatti contestati sono stati commessi nella Marsica e, dunque, il Foro competente è Avezzano. Tesi contestatissima dai pm. Ma il collegio, dopo una breve camera di consiglio, ha ritenuto che il processo debba restare all’Aquila. E lo ha rinviato al 15 settembre, data nella quale saranno ascoltati otto testi. Le difese avrebbero voluto un’udienza più vicina, convinte di arrivare presto all’assoluzione, ma i carichi di lavoro del tribunale non consentono di meglio. Grieco, peraltro, in un precedente processo, ha rimarcato con decisione lo scarso numero di togati per comporre i collegi.

Ma la Procura, ed è questo il fatto nuovo, appreso ieri in aula, sta vagliando la liceità di atti amministrativi postumi alla chiusura delle indagini, che sembrano confezionati ad hoc per scagionare gli accusati. Non si può parlare di «atti sospetti», ma l’attenzione c’è.

Veniamo alle accuse. Gli inquirenti sostengono come Di Pangrazio, ieri in aula, abbia utilizzato l’auto della Provincia per fini personali, e come gli stessi autisti ne avessero totale uso, fino a riuscire a riportarsi l’auto nella propria casa, compresi i week end. In particolare, vengono contestati 7 viaggi, compreso uno a Ischia con spese caricate alla Provincia. Per cui ci sono le accuse di truffa, peculato, falso e abuso di ufficio.

Gli avvocati: Antonio Milo, Giuliano Lazzari, Angelisa Durastante, Domenicantonio Angeloni, Giovanni Marcangeli, Mario Guanciale, Piergiorgio Merli, Stefano Massacesi, Attilio Cecchini. I pm in aula sono stati Stefano Gallo e Roberta D’Avolio. Gallo, nel corso del suo intervento, ha rimarcato più volte come l’autista di Di Pangrazio abbia patteggiato, ritenendo impossibile, dunque, separare le due posizioni.

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