Comitati, scritte censurate

Ironia su ex prefetto, Chiodi e Cialente: stop dal questore. Operai comunali le ricoprono con la vernice nera Si salvano solo i cuori di papà Giordani

L’AQUILA. La censura del terzo millennio si fa con la vernice nera. I giovani dei comitati, tra i quali il 3e32, vergano tre messaggi a Porta Napoli. Vernice bianca su asfalto nero, nel primo, quello più in alto, si legge: «Con + Chiodi sulla strada le bici vanno Cia-Lente». Riferimento ironico al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e al sindaco Massimo Cialente. Più sotto c’è scritto: «All’Aquila è tutto prefetto». Refuso che richiama l’ex prefetto Gabrielli. Infine, prima dell’ultima curva: «Noi 4 cialtroni voi 40 ladroni». Il questore dà lo stop.

OPERAI CANCELLATORI. Cancellatori specializzati spuntano immediatamente dopo l’ordine del capo della questura Stefano Cecere, che più tardi spiegherà: «È stata una disposizione nostra, ispirata da ragioni di opportunità. Si trattava, infatti, di frasi non riguardanti la manifestazione e, inoltre, poco opportune in una giornata di festa. Siamo stati noi a chiamare il Comune che ha provveduto. Spero che non ne nasca una nuova polemica». Più sportivo il sindaco Massimo Cialente che dice di non conoscere il contenuto delle scritte e di aver appreso a cose fatte della parziale cancellazione. «Me le leggete? Cosa dicono? Beh, alcune potevano anche rimanere come quella sul sottoscritto. L’altra, invece, se per 40 ladroni s’intende il consiglio comunale, non si può accettare. Ci prendiamo anche questa. Non sono le cose più pesanti che ho dovuto sopportare in questi 13 mesi di terremoto». Manca all’appello, invece, il preannunciato: «Non partono i lavori: Anemone pensaci tu».
LE SCRITTE DOPO. Il lavoro degli operai non è la rimozione totale dei messaggi, tra l’altro scritti non da professionisti della materia in quanto «storti», cioè con la prima riga in alto e le altre a seguire, il che avrebbe mandato in tilt le telecamere facendo smarrire il senso stesso delle frasi. Non solo. Ma con quel tempo e la strada inzuppata d’acqua sarebbe stato comunque arduo capirci qualcosa. Alla fine rimangono frasi smozzicate, aperte a più di un’interpretazione. «All’Aquila tutto...». E qui chiunque può inserire il seguito che vuole. Poliziotti e carabinieri fanno su e giù per Porta Napoli per vedere se, all’ultimo momento, viene portato qualche «assalto» a suon di slogan. Ma tutto fila liscio.
LE SCRITTE SALVATE. Si salvano solo le scritte di papà Giordani. Sveglia all’alba dalla sua casa di Tussio, il popolare Angelo, noto «imbrattatore» di strade e padre del ciclista professionista Leonardo che non partecipa al Giro. Ma Angelo, che di tappa non se ne perde una, riempie di cuori la salita di Porta Napoli. «Il Centro, il Cuore, la Passione, L’Amore dell’Aquila palpita con voi. Grazie amato Giro d’Italia. Bravo Giordani». A opera terminata, fuori la carta d’identità. «M’hanno identificato», spiega Angelo, qui con tutta la famiglia. «Ma io gli ho detto che con quelle altre scritte non c’entravo niente. Loro mi hanno risposto che non devo preoccuparmi, che si fa così. Seguo il ciclismo da una vita, è la prima volta che mi capita».
GLI STRISCIONI. La fantasia del popolo delle carriole non si esaurisce certo con le scritte sui muri. Approntati anche altri striscioni, tutti con messaggi riguardanti la ricostruzione e la situazione economica nella città devastata. «A maggio in rosa, da luglio al verde per tasse, mutui e prestiti». Oppure: «L’Aquila, 15.000 nelle Case, 30.000 senza casa e senza lavoro».
CHILOMETRO ZERO. In tema con la giornata, quelli della Coldiretti (direttore regionale Michele Errico) si ritagliano uno spazio nella festa pur senza pedalare. Capitanati da Maurizio Gallucci in grembiule bianco candido, affettano, per gli ospiti, 20 chili di pane aquilano, 30 di prosciutto di Loreto Aprutino, 40 chili di formaggio e 350 mozzarelle di Montesilvano. Distribuiti oltre 200 omaggi: vino, zafferano e crema di tartufo. Tutto a km 0: dal produttore al consumatore. Inutile dirlo: lo stand più gettonato, dopo quelli con le modelle in minigonna.
FRATI CICLISTI. Sulla tappa aquilana arriva la benedizione di padre Luciano Antonelli dei cappuccini di Santa Chiara. «Il senso di questa giornata è questo: una tappa per poter riprendere le forze, attraverso la bellezza della natura e del sacrificio di quanti s’impegnano nello sport per affermare la vita. Da qui si può ripartire».
BICISCUOLA. Gli alunni delle scuole primarie «Di Paolo» di Campo di Giove e «D’Agostino» di Collarmele salgono sul palco tra gli applausi per ritirare il premio da Skoda e Gazzetta. Un gruppo di ragazzi ha realizzato una guida turistica.
BARTOLETTI. Sotto una pioggia impietosa, a tappa finita, dichiarazione d’amore di Marino Bartoletti alla città ferita. «Siamo tutti felici essere qui. Credo che tutti gli italiani dovrebbero avere il senso del dovere e venire almeno un giorno all’Aquila per vedere quello che sta accadendo e non abbandonare mai questa città, il cui affetto va tenuto sempre vivo. Per lo sport, anche se questa tappa eccede lo sport, ancora una volta in questa città si è avuta una sorpresa epocale. Speriamo che non sia definitiva e che un italiano possa vincere il Giro. La città l’ho girata molto a piedi. Siamo venuti un anno fa, quando facemmo una carezza e poco più all’Aquila e mi sono convinto sempre di più che dobbiamo continuare a volerle bene». Musica per le orecchie del vicesindaco Giampaolo Arduini: «L’Aquila ha dimostrato di essere una città eccezionale in un territorio unico anche nell’emergenza post-sisma. Organizzazione perfetta».

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