Corso Vittorio Emanuele,la strada più amata

14 Ottobre 2007

La nascita dei portici con l’ultima foto storica in omaggio ai lettori del Centro

L’AQUILA. Ultima uscita delle foto antiche con l’iniziativa del Centro “Ieri & Oggi”. Ai lettori viene proposta, gratuitamente, la foto di corso Vittorio Emanuele, con il particolare dei portici. Anche oggi la foto è accompagnata dalla nota storica dell’architetto Vincenzo Vivio. «Dopo la proclamazione del Regno d’Italia tutte le amministrazioni comunali gareggiarono fra loro nell’intitolare le principali arterie urbane ai protagonisti del Risorgimento, riservando sempre al re Vittorio Emanuele II la strada più importante».

«E anche all’Aquila, a prendere il nome del “padre della patria”, fu l’antica Strada del corso, principale via cittadina chiamata così perché vi si correva in origine il palio e vi sfilavano i cortei d’onore. Ma il Corso, pur essendo una strada lunga e di intenso traffico, ancor oggi preferita come luogo di passeggio, non era molto più ampio delle altre vie aquilane. Per questo motivo gli amministratori di allora si preoccuparono di renderlo più prestigioso e moderno, mediante un ambizioso programma di ampliamento e di nuove costruzioni che ne rilanciassero il ruolo terziario e culturale.

I lavori cominciarono nel 1876 a partire dai Quattro Cantoni, con una radicale opera di sistemazione urbanistica che comportò l’abbattimento della chiesa e del convento di San Francesco, della chiesa della Concezione e di numerose case. Il disegno di questa ristrutturazione fu influenzato dai modelli di matrice piemontese-sabauda, adottati un po’ dovunque per dare all’Italia dell’epoca un’immagine di nazione nuova ed unita. Il corso fu quindi allargato, rettificato e dotato di un portico monumentale, su progetto classicheggiante dell’Angeloni, che sarà poi sopraelevato negli anni Venti per farne il Palazzo delle Corporazioni. Qualche anno dopo venne realizzato anche l’edificio della Cassa di Risparmio (1888) e fu aperta una nuova strada di collegamento con la stazione ferroviaria (via Sallustio). Rimase momentaneamente in piedi verso piazza Duomo solo il Palazzo Gigotti, sostituito però nel 1931 dall’edificio del Circolo Aquilano.

Le demolizioni continuarono con alacrità negli anni ’30 e ’40 anche sull’altro lato, sempre iniziando dai Quattro Cantoni, verso san Bernardino. Qui un imponente complesso di uffici pubblici (Ina, Anas e Genio civile) e negozi, comprendente anche un cinema-teatro (il Rex), sostituisce gli isolati preesistenti e scavalca con un porticato rettilineo l’antica via Fortebraccio. L’arretramento del fronte continua poi nel 1940 con la costruzione del nuovo Banco di Napoli. Ma la guerra interrompe le operazioni, facendo per fortuna terminare l’allargamento del corso prima che vengano toccati alcuni palazzi nobiliari, tra i quali il Palazzo Cipolloni Cannella. Dall’altro lato, in direzione dello stadio, due edifici semicircolari e la Fontana Luminosa concludono scenograficamente le opere di sventramento e di ricostruzione del centro storico attuate dal regime. Alla fine l’intervento dota comunque la città di un significativo spazio di vita sociale, conferendo al vecchio centro un tono urbano che prima non aveva mai posseduto.