Ecco il codice a barre per catalogare le macerie del sisma

Sistema innovativo sperimentato a Villa Sant’Angelo un lettore ottico individua l’edificio di provenienza

L’AQUILA. Un innovativo sistema di catalogazione e tracciabilità degli elementi di pregio crollati o selezionati in seguito alle demolizioni post-terremoto. La procedura, che ha preso il via nei giorni scorsi dal Comune di Villa Sant’Angelo e sarà presto esportata anche in Emilia, prevede l'installazione di due placche con codici a barre per ogni pacco di pietre, impilate su dei pallet, e la registrazione con un lettore ottico che identifica il fabbricato di provenienza e il sito di stoccaggio attraverso la localizzazione gps. La “memoria” comprende anche un ampio repertorio fotografico degli elementi recuperati per consentire, all'atto della ricostruzione, di ricollocarli nel loro edificio originario.

Il sistema all’avanguardia è stato presentato ieri dal soggetto attuatore per la rimozione e lo smaltimento delle macerie, Giuseppe Romano, dal vice sindaco dell'Aquila Roberto Riga, dal primo cittadino di Villa Sant’Angelo Pierluigi Biondi, dal funzionario della Soprintendenza Antonio Di Stefano alla presenza di rappresentanti dell'Aquilana società multiservizi (Asm) che cura operativamente la sperimentazione, dei vigili del fuoco e dell'esercito. «Sin dai primissimi giorni dopo il sisma», ha spiegato Biondi, «ci siamo posti il problema di come non disperdere l'immenso patrimonio artistico e architettonico del nostro centro storico e renderlo disponibile per i proprietari al momento di ripristinarli. Abbiamo sollecitato una soluzione e grazie all'intuizione dell'ingegner Romano possiamo dire che è stata trovata». Un importante risultato raggiunto grazie al «lavoro di squadra che è stato fatto, che ha visto coinvolte le pubbliche amministrazioni, un risultato eccellente che sarà esportato anche in Emilia», come ha spiegato il soggetto attuatore. Riga ha parlato di «un ottimo esempio di collaborazione tra L'Aquila e i borghi vicini, per dare concretezza al concetto di città-territorio di cui molto si è parlato, soprattutto dopo il terremoto». Rilevante anche l’impegno della Soprintendenza: «L’ente si è dato molto da fare nel post-sisma», ha sottolineato Di Stefano, «senza però che questi sforzi siano riconosciuti attraverso l'erogazione di risorse o personale dalla normativa emergenziale». (m.c.)

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