Eremo di Celestino, beffa per i turisti

11 Luglio 2010

Dopo l'occasione persa con l'arrivo del Papa, resta chiusa la strada che porta al santuario

SULMONA. Sbarre e divieto di transito. E' ancora chiusa la strada che porta all'eremo di Sant'Onofrio. Picchia il sole di luglio. A terra un foglio con l'ordinanza con il quale il sindaco ha disposto la chiusura della strada per pericolo di caduta massi. Inaccessibili i luoghi celestiniani, anche nel giorno della visita di papa Benedetto XVI in città, omaggio all'umile frate del Morrone.

Il monte inaccessibile.
Il luogo simbolo della vita spirituale di Celestino V, l'eremo di Sant'Onofrio che già ottocento anni fa centinaia di fedeli raggiungevano a piedi inerpicandosi sul Morrone, oggi è irraggiungibile.

Il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, con un'ordinanza del 21 maggio ha chiuso l'unica strada di accesso ai luoghi celestiniani per pericolo di caduta massi. Alla base della decisione, i risultati del sopralluogo della Protezione civile, insieme a Genio civile e al Servizio difesa del suolo della Regione, che hanno messo in evidenza una situazione di pericolosità e instabilità sul versante montano. La chiusura dell'intera strada impedisce l'accesso anche al Tempio di Ercole Curino, gestito dalla Soprintendenza archeologica di Chieti e al punto di ristoro, gestito dall'Associazione celestiniana

Le transenne.
Percorrendo in auto l'erta salita che conduce al monte, il primo stop lo si incontra all'altezza del sacrario dei caduti. Stop che in tanti, in auto, a piedi e in bici continuano a ignorare, salvo doversi poi fermare qualche centinaio di metri più avanti: una sbarra e quattro transenne, impossibile proseguire.

Il precedente.
L'allarme era scattato a novembre, dopo il distacco di un masso dalla parete rocciosa. Per questo il sindaco Federico aveva disposto la chiusura pedonale del sentiero che conduce al piccolo santuario. Chiusura, però, violata in più di un'occasione dai fedeli, che dopo la sistemazione della piccola frana avevano ripreso a salire. Il 6 aprile, ad un anno dal terremoto, c'è stata anche un nutrito pellegrinaggio.

Lo scontro.
L'ordinanza di chiusura dello scorso maggio ha innescato le reazioni dell'Associazione celestiniana. Sulla base di una relazione di due geologi, l'Associazione, aveva infatti chiesto al sindaco di riaprire la strada per consentire ai fedeli di visitare i luoghi celestiniani nel giorno della visita di papa Benedetto XVI. Nel programma del pontefice, era previsto solo il sorvolo in elicottero della zona.

«Che il problema ci fosse lo si sapeva da novembre», afferma il presidente dell'Associazione celestiniana Giulio Mastrogiuseppe, «perché la strada è stata chiusa solo a maggio? Una disposizione eccessivamente restrittiva rispetto al problema. Con alcuni accorgimenti, la situazione sarebbe risolvibile. Siamo pronti a chiedere al Comune il risarcimento danni per il periodo di chiusura della strada. Il nostro punto ristoro lavora in estate e con quegli incassi riusciamo a garantirne la manutenzione».

Il sindaco.
«Abbiamo richiesto un ulteriore sopralluogo da parte della Regione», ci ha detto ieri il sindaco Federico, «speriamo di avere ulteriori dati e, se possibile, individuare un margine per poter riaprire, anche parzialmente, la zona, eventualmente effettuando anche piccoli interventi. E' da circa venti giorni che stiamo sollecitando quotidianamente un nuovo sopralluogo».

Passato e futuro.
Che cosa fare dei luoghi celestiniani sulmonesi è l'interrogativo che si rincorre di amministrazione in amministrazione in città. Nel 2006 venne avanzato anche l'avveniristico progetto di trasformarli in un mega parco religioso. Tra un'ipotesi e un interrogativo sono passati anni e, forse Sulmona, ha perso l'occasione più importante: aprire e far conoscere al mondo i luoghi di eremitica spiritualità del santo del Morrone.

E invece, il 4 luglio, giorno della visita del Santo Padre, a conclusione dell'anno giubiliare Celestiniano, nessun fedele nei luoghi da cui fra' Pietro predicava umiltà e povertà. Solo una preghiera dall'elicottero per il nuovo Pietro. E per i turisti, ai piedi della strada che conduce all'eremo, solo un cartello, tirato a lucido per l'occasione: eremo di Sant'Onofrio.

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