Fagnano, solidarietà in salsa di pomodoro

Raccolta di fondi a Pittsburgh (Usa) con una originale iniziativa gastronomica.

FAGNANO ALTO. Le vie della solidarietà, come quelle della Provvidenza sono infinite. E spesso originali. Fagnano Alto, nella Valle Subequana, è uno dei Comuni (circa 500 abitanti) dove il terremoto del sei aprile ha fatto male, molto male. Ci sono frazioni, come Vallecupa, che sono praticamente sparite. Decine le case inagibili. Da un paio di giorni sono iniziati (dopo i solleciti e le proteste veementi del sindaco Mauro Fattore) i lavori per realizzare gli alloggi che dovranno ospitare provvisoriamente oltre cento persone che hanno perso la casa. Fra qualche giorno sarà inaugurata la nuova farmacia, frutto di una donazione di un istituto di credito. Il primo cittadino, una settimana fa, chiedendo l’immediato inizio dei lavori per le casette di legno (58 che sorgeranno in piccole aree praticamente in ognuna delle 10 frazioni) aveva detto con rabbia e amarezza: «Fagnano è stato dimenticato dalle istituzioni, è quasi come se il terremoto si fosse fermato a San Demetrio».

Chi non ha mai dimenticato Fagnano è Giuseppina Rosa. Tanti anni fa ha lasciato il suo paese di origine (in particolare la frazione di Opi) e ha lavorato come insegnante a Pittsburgh città degli Stati Uniti d’America, capoluogo della contea di Allegheny nella Pennsylvania (ha una popolazione di 315.000 abitanti, mentre la sua area metropolitana conta poco meno di 2,5 milioni di abitanti). Quando ha saputo del terremoto del sei aprile si è messa subito in contatto con i suoi parenti in Abruzzo e in particolare con il cugino, il professor Ortenzio Rosa, che è anche il vicesindaco di Fagnano Alto. Anche da così lontano ha cominciato a pensare a come aiutare i suoi compaesani. E allora ha messo a frutto una sua grande passione: quella di preparare le salse di pomodoro.

Ne ha realizzato una decina di varietà fra cui bolognese, puttanesca, portobello, marinara, vodka e tante altre. Ha poi chiamato a raccolta gli amici (in particolare quelli con famiglie di origine italiana che nella zona sono numerosi) e in cambio di un barattolo di salsa ha chiesto un contributo per le popolazioni terremotate. Poche settimane fa è tornata a Opi annunciando l’arrivo di un assegno di 26.000 dollari. Giuseppina Rosa spera di incrementare il contributo con altre iniziative che intende organizzare appena tornerà negli Stati Uniti. Un aiuto fondamentale per la raccolta di fondi, Giuseppina l’ha avuta da una sua amica giornalista del «Pittsburgh Post-Gazette» (il quotidiano più diffuso della città americana) Gretchen McKay. Per dare la maggiore visibilità possibile al dramma aquilano, la giornalista è arrivata qualche giorno fa in Italia e anche grazie alla sua amica Giuseppina ha raccolto le testimonianze di tante persone che hanno vissuto il dramma di quella terribile notte.

Ha voluto conoscere anche me e ieri mattina l’ho incontrata a casa di Ortenzio Rosa a Opi. Era lei che doveva intervistare me (vittima e testimone) ma dopo un po’ sono “saltato” dall’altra parte e ho cominciato io a fare domande. L’articolo sulle salse pro terremotati è uscito sul Post Gazette il 20 agosto e il riscontro è stato immediato tanto che Josephine Coletti (il nome da sposata di Giuseppina) ha dovuto fare gli straordinari per far fronte alle richieste. Gretchen McKay (una donna capace di conciliare il lavoro di giornalista con gli impegni di una mamma con 5 figli) mi saluta e mi dice:: «Noi americani non vi lasceremo soli, so che anche il nostro presidente Obama ve lo ha promesso».