Il consorzio «Federico II» e l’emergenza

15 Gennaio 2015

Le principali imprese coinvolte si erano raggruppate dopo il terremoto per realizzare i lavori

L’AQUILA. I nomi delle aziende coinvolte nella nuova indagine della Finanza riportano alla memoria la storia del consorzio denominato «Federico II», associazione d’imprese creata dopo il terremoto del 2009 e che guadagnò le copertine dei giornali nazionali dopo essere finita nel mirino di un’inchiesta della magistratura fiorentina (in parte sviluppata poi sia a Perugia sia all’Aquila) nei confronti di un gruppo di imprenditori che cercava il sostegno dei potenti (arrivando fino a Palazzo Chigi) per aggiudicarsi importanti lavori di ricostruzione post-terremoto.

Il consorzio «Federico II», nato all’Aquila quale «attualissimo strumento operativo», era formato dall’impresa toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello costruzioni generali spa) e dalle imprese aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl».

L’accusa inizialmente mossa all’esponente berlusconiano Denis Verdini e all’imprenditore Riccardo Fusi era quella di tentato abuso d’ufficio. Pressioni politiche su Gianni Letta e Guido Bertolaso per aprire la strada all’imprenditore toscano interessato agli appalti post-sisma. Entrambi, Verdini e Fusi, sono stati scagionati in sede di udienza preliminare dallo stesso giudice Gargarella che ora ha disposto i nuovi sequestri.

Ancor prima era uscito dalla medesima inchiesta l’imprenditore aquilano Ettore Barattelli, presidente del consorzio Federico II, inizialmente indagato per tentato abuso d’ufficio ma subito scagionato. Alcune delle imprese legate al consorzio, oltre ai restauri dell’ex Campomizzi, avevano lavorato alla realizzazione della sede provvisoria della scuola Carducci.

Il consorzio si era avvicinato anche allo sport, e in modo particolare al rugby con una sponsorizzazione da 100mila euro. Due degli imprenditori attualmente indagati, Vittorini e Marinelli, hanno fatto parte della dirigenza dell’Aquila rugby.

Nell’ambito dell’inchiesta è venuta fuori anche l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare pari a circa 600mila euro.

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