Il Pd è sicuro: niente Zona franca

21 Gennaio 2012

La denuncia dell'onorevole Lolli: la città è stata abbandonata da tutti

L'AQUILA. Niente Zona franca urbana per L'Aquila. Ad anticipare la notizia è stato ieri il deputato del Pd Giovanni Lolli, informato dagli europarlamentari del suo stesso partito. Un'altra doccia fredda, dopo le ultimissime misure imposte dalla struttura commissariale e dal premier Monti, «che testimoniano lo stato di abbandono in cui la città è stata ormai lasciata».

«Una situazione a cui non possiamo e non vogliamo rassegnarci» ha detto Lolli in una conferenza stampa tenuta con Stefania Pezzopane, Fabio Ranieri e il segretario Francesco Iritale. E subito sono partite le bordate all'indirizzo della Struttura commissariale, «che va mandata a casa», e nei confronti del governo Monti «dal quale non ci aspettavamo "miracoli", visto che l'unico esperto in materia è Berlusconi, ma almeno un cambio di passo». E allora, «di fronte a ordinanze non concordate con i sindaci e che penalizzano la popolazione e paralizzano la rinascita dei centri storici», il Pd ha deciso di battere i pugni sul tavolo. «L'Aquila è uscita già da tempo dall'attenzione del governo e siamo, ormai, in balìa di ordinanze cervellotiche che ostacolano la ricostruzione. Noi non diremo mai che Monti è peggio di Berlusconi, ma da questo esecutivo ci aspettiamo altro. A cominciare dal dimissionamento della struttura commissariale - che ha succhiato fondi e provocato danni a non finire - e dal passaggio delle consegne agli enti locali «che vanno, però, messi in condizione di operare».

Proprio per questo i parlamentari abruzzesi del Pd hanno inviato una richiesta di incontro a Monti per affrontare la gravissima situazione dell'Aquila, «anche alla luce dei catastrofici effetti delle ultime ordinanze e della mancata concessione della Zona franca». Lolli ha poi annunciato due iniziative parlamentari, una al Senato e l'altra alla Camera, (con l'istituzione di commissioni d'indagine) «per fare chiarezza sull'utilizzo delle risorse destinate al terremoto e sui soldi spesi per l'emergenza e la struttura commissariale». Il tutto accompagnato dall'esame in commissione della proposta di legge per L'Aquila. «La prima riunione è saltata. Ma mercoledì prossimo il ministro Passera non dovrà mancare, altrimenti invieremo un "segnale" al governo».

Quindi Lolli ha snocciolato i numeri che, più di ogni altra cosa, descrivono la paralisi in cui versa la ricostruzione. «Su 8.500 progetti presentati (case E), solo 2.000 sono stati ammessi a finanziamento. Ci sono poi altri mille progetti presentati dopo agosto che, per ordine di Chiodi, nessuno sta esaminando. Numeri che non includono gli edifici del centro storico. Andando di questo passo ci vorranno 20 anni solo per esaminare i progetti. E non è chiaro neppure chi, ad aprile, prenderà il posto dell'attuale filiera (Fintecna, Cineas, Reluis)». Lolli ha poi puntato l'indice sulla mancanza di fondi per i beni culturali. «Servono 3 miliardi, ma non c'è nulla».

«L'Aquila è sola» ha aggiunto la Pezzopane «e le aspettative sul nuovo governo traballano: Chiodi, Fontana e Chicchetti vadano a casa. Chiodi torni a fare il governatore, sempre che nel frattempo la situazione non gli sfugga di mano». Quindi ancora numeri: quelli dei fondi stanziati ma mai arrivati all'Aquila. Dai 9 milioni di Giovanardi ai 2 e mezzo e ai 3 degli ex ministri Meloni e Carfagna. (m.m.)

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