Incassa e fuggi dopo i lavori 

Morelli (rugby) al sindaco: le imprese aiutino il territorio con una parte dei guadagni

L’AQUILA. Soldi a palate dalla ricostruzione post-terremoto. Ditte che hanno fatto fortuna e rimpinguato le casse. Molte sono abruzzesi, una bella fetta arriva da fuori regione, ma di questo giro vorticoso d'affari, la città ne ha beneficiato ben poco. Anche in termini di sostegno al mondo dello sport, della cultura e dell'associazionismo. Fa riflettere la lettera del presidente del Comitato regionale abruzzese rugby, Giorgio Morelli, al sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi. Quattro conti in tasca alle ditte, sulla base dei dati rilevati dall'Open data ricostruzione, progetto del Gran Sasso Science Institute, per rilevare quanto poco, dei fondi incassati, sia stato reinvestito sul territorio, a beneficio di società sportive ed enti culturali.
PRENDONO E SCAPPANO. La lettera di Morelli a Biondi fa riferimento «alla ricostruzione e alla ricerca di risorse utili al rugby e allo sport. Nonostante gli ingenti finanziamenti pubblici», fa notare Morelli, «si è scelto di non rendere obbligatorio nessun ribasso, che mediamente si attesta intorno al 20%. A conti fatti, le imprese che lavorano all'Aquila, realizzano un utile di impresa che si attesta sul 30%, dato in parte dal mancato ribasso. Secondo i dati del sito Open Data Ricostruzione, ad oggi la ricostruzione ha determinato un guadagno del tutto legittimo e dovuto, per le ditte, di tre miliardi di euro. Cifre degne di una manovra finanziaria».
OBBLIGO MORALE. «Non crede, sindaco», scrive Morelli, «che coloro che realizzano utili di tale entità, abbiano l’obbligo etico e morale di lasciare una parte del loro guadagno a beneficio del territorio? Finanziamenti di liberalità, sponsorizzazioni legate all'etica d'impresa, per realizzare progetti e iniziative a spese delle ditte che stanno operando nel territorio».
SOSTEGNO ALLO SPORT. «Restando nello sport, non penso si debba andare alla ricerca di un mecenate che prenda una squadra per imbottirla di risorse», aggiunge Morelli, «al contrario, sarebbe auspicabile che le imprese, in modo singolo o associato, si facciano carico di completare e rendere efficienti gli impianti sportivi della città, realizzare spogliatoi dove necessario, spalti, club house oltre a campi di allenamento collegati a quelli principali. Gli enormi guadagni della ricostruzione devono aiutare il tessuto sociale ed economico della città».
PATTO SOCIALE. «Chi arriva da fuori deve passarsi una mano sulla coscienza», risponde prontamente il sindaco, Pierluigi Biondi, «ci sono importanti aziende, anche abruzzesi, che hanno guadagnato molto con la ricostruzione e dovrebbero partecipare, nell'ottica di un grande patto sociale, alla rinascita della città che passa anche attraverso il sostegno allo sport, alla cultura, all'associazionismo. Guadagni legittimi, intendiamoci, ma che devono avere una qualche ricaduta positiva sul territorio».
PORTE CHIUSE. Dal rugby al calcio il passo è breve. «Al di là di una sorta di responsabilità sociale che hanno avuto poche aziende locali», fa notare Fabio Aureli, general manager dell'Aquila calcio, «ho riscontrato in prima persona una mancanza di sensibilità verso le società sportive cittadine. Gli aquilani hanno spalancato le porte a ditte che arrivavano da fuori, ma non c'è stata gratitudine. Lo dimostrano anche le scarse sponsorizzazioni».
VECCHIA STORIA. «Da presidente del Tsa proposi una tassazione alle imprese che lavoravano alla ricostruzione», ricorda Ezio Rainaldi, presidente circolo tennis, «poi è nato il fondo di solidarietà, ma sono sempre le stesse ditte ad aderire. Ritengo che parte delle tasse che le imprese versano alle casse comunali debba essere indirizzata su sport e cultura».
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