«Mai stato direttore dei lavori»
Crollo nella facoltà di Ingegneria: Irti, ascoltato due ore, rigetta le accuse.
L’AQUILA. «Non ero io il direttore di cantiere della facoltà di ingegneria. Anzi, visto il mio ruolo, posso precisare che fui io stesso a nominarlo». Così si è tirato fuori da ogni accusa Mauro Irti interrogato in procura in seguito al crollo parziale della struttura universitaria. Mauro Irti, 43 anni, imprenditore, è stato ascoltato ieri dalla polizia giudiziaria nelle veste di indagato per disastro colposo, assistito dall’avvocato di fiducia Massimo Carosi. Insieme a lui dovevano essere sentiti anche altri cinque indagati per lo stesso reato ma in quattro non si sono presentati mentre un altro ha preferito tacere. L’avvocato Carosi, ha presentato una memoria difensiva nella quale si chiede l’archiviazione della posizione di Irti, presunto direttore del cantiere e rappresentante della impresa Irti, poi fallita, che faceva parte dell’Associazione temporanea di imprese che realizzò l’opera.
L’interrogatorio dell’indagato è durato oltre due ore. L’avvocato ha rimarcato che il suo assistito non ha mai ricoperto il ruolo di direttore di cantiere della facoltà poi danneggiata (foto) dal sisma. Si tratta di una indagine con crolli che non hanno prodotto vittime ma che ha avuto una risonanza particolare dopo che il pm Alfredo Rossini ha sostenuto che potenzialmente potevano esserci duemila morti. Irti, secondo l’accusa, nella sua veste di direttore del cantiere, avrebbe consentito «la realizzazione di strutture murarie nella facoltà di Roio in blocchetti di calcestruzzo per una lunghezza di quaranta metri e un’altezza di 14 metri prive delle necessarie nervature di irrigidimento in cemento armato e degli ancoraggi al retrostante telaio».
Inoltre avrebbe consentito «che le strutture di copertura oggetto del crollo fossero in modo del tutto improvvido appoggiate alle suddette strutture murarie a tale scopo inidonee». Nella memoria difensiva, che sintetizza quanto sostenuto dall’indagato nell’interrogatorio, si precisa, atti alla mano, che nel 1990 venne indicato per ricoprire l’incarico di direttore del cantiere l’ingegnere Alessandro Fracassi di Avezzano, che è tra gli indagati. Successivamente a questi venne revocato l’incarico. Poi, il 6 luglio 1993, sulla scorta delle richieste della Edil pro, fu comunicata la nomina di un nuovo direttore tecnico di cantiere nella figura dell’ingegnere Carmine Benedetto, anche lui indagato.
La nota con la quale veniva individuato il professionista fu firmata dallo stesso geometra Mauro Irti nella veste di amministratatore della consortile Monteluco. Per cui, secondo la difesa, la funzione non sarebbe mai stata esercitata da Irti. Lo stesso, infine, non poteva essere nominato in quanto la scelta andava fatta tra ingegneri iscritti all’albo di categoria. Ieri, infine, non si sono presentati gli indagati Gian Ludovico Rolli, Giulio Fioravanti, Massimo Calda e Alessandro Fracassi. Carmine Benedetto è comparso assistito dall’avvocato Raniero Marinucci ma, visto che le accuse sono ancora astratte, per ora ha preferito tacere. Oggi gli ultimi tre interrogatori.
L’interrogatorio dell’indagato è durato oltre due ore. L’avvocato ha rimarcato che il suo assistito non ha mai ricoperto il ruolo di direttore di cantiere della facoltà poi danneggiata (foto) dal sisma. Si tratta di una indagine con crolli che non hanno prodotto vittime ma che ha avuto una risonanza particolare dopo che il pm Alfredo Rossini ha sostenuto che potenzialmente potevano esserci duemila morti. Irti, secondo l’accusa, nella sua veste di direttore del cantiere, avrebbe consentito «la realizzazione di strutture murarie nella facoltà di Roio in blocchetti di calcestruzzo per una lunghezza di quaranta metri e un’altezza di 14 metri prive delle necessarie nervature di irrigidimento in cemento armato e degli ancoraggi al retrostante telaio».
Inoltre avrebbe consentito «che le strutture di copertura oggetto del crollo fossero in modo del tutto improvvido appoggiate alle suddette strutture murarie a tale scopo inidonee». Nella memoria difensiva, che sintetizza quanto sostenuto dall’indagato nell’interrogatorio, si precisa, atti alla mano, che nel 1990 venne indicato per ricoprire l’incarico di direttore del cantiere l’ingegnere Alessandro Fracassi di Avezzano, che è tra gli indagati. Successivamente a questi venne revocato l’incarico. Poi, il 6 luglio 1993, sulla scorta delle richieste della Edil pro, fu comunicata la nomina di un nuovo direttore tecnico di cantiere nella figura dell’ingegnere Carmine Benedetto, anche lui indagato.
La nota con la quale veniva individuato il professionista fu firmata dallo stesso geometra Mauro Irti nella veste di amministratatore della consortile Monteluco. Per cui, secondo la difesa, la funzione non sarebbe mai stata esercitata da Irti. Lo stesso, infine, non poteva essere nominato in quanto la scelta andava fatta tra ingegneri iscritti all’albo di categoria. Ieri, infine, non si sono presentati gli indagati Gian Ludovico Rolli, Giulio Fioravanti, Massimo Calda e Alessandro Fracassi. Carmine Benedetto è comparso assistito dall’avvocato Raniero Marinucci ma, visto che le accuse sono ancora astratte, per ora ha preferito tacere. Oggi gli ultimi tre interrogatori.