Mattone in crisi: 156 dipendenti Edimo in cassa integrazione

4 Marzo 2014

Il colosso dell’edilizia annuncia: «Situazione peggiorata» Oggi alla Provincia incontro tra i proprietari e i sindacati

L’AQUILA. Nel cantiere più grande d’Europa, recentemente visitato dal ministro Dario Franceschini, il quale ha annunciato la ricostruzione in cinque anni del centro storico, uno dei colossi dell’edilizia mette di nuovo in cassa integrazione (come un anno fa) 156 dipendenti. Accade alla Edimo di Poggio Picenze, che conta 700 dipendenti, impegnata sia nella fase dell’emergenza (25 palazzine del Progetto Case) sia nella ricostruzione (ultima acquisizione in ordine di tempo l’appalto per i sottoservizi del centro storico, insieme all’Acmar di Ravenna e all’altra impresa aquilana Edilfrair). L’annuncio del ricorso all’ammortizzatore sociale arriva dalla stessa proprietà.

«Alla luce del perdurare della crisi economica», si legge in una nota, «il Gruppo Edimo dell’Aquila ha richiesto ancora la cassa integrazione guadagni per 156 suoi dipendenti. Le aziende coinvolte sono la Edimo Holding, la Edimo Spa, la Edimo Prefabbricati e la Taddei Spa. Specializzato nelle grandi realizzazioni industriali, il Gruppo attualmente dà lavoro a circa 700 persone tra dipendenti diretti e indotto. Per 132 lavoratori della Edimo Spa e della Edimo Prefabbricati si tratta di un passaggio dalla cassa ordinaria, già accordata nel 2013 e che scadeva a marzo, a quella straordinaria».

«Dopo l’apertura della cassa integrazione di un anno fa», spiega il patron del gruppo Edimo Carlo Taddei, «si prevedeva che il “sistema Italia”, caratterizzato tra l’altro da mancati pagamenti sia da parte di enti pubblici che privati, costo del lavoro troppo alto e ritardi nell’avvio di importanti commesse, rimanesse almeno ai livelli del 2012 o che magari facesse registrare una piccola ripresa. Pertanto, eravamo moderatamente fiduciosi di poter riassorbire una parte del personale in cassa. Purtroppo», prosegue l’imprenditore, «ci troviamo a constatare che la crisi del sistema Paese è perfino peggiorata. Inoltre, ci aspettavamo un ritmo più spedito nella ricostruzione post-sisma: tutta questa situazione ci ha costretto ad accelerare e ad attuare misure di contenimento dei costi con lo scopo di salvaguardare il futuro dell’azienda, dimensionando la nostra organizzazione agli attuali volumi di lavoro e così ci vediamo costretti a ricorrere ancora alla cassa integrazione».

L’imprenditore aquilano confida però sul fatto che «per fine anno o per l’inizio del 2015, insieme a una ripresa economica, prevista peraltro per il secondo semestre 2014, si possa reintegrare un gruppo di dipendenti. Anche se con dolore, sottolineiamo che si tratta di scelte obbligate per salvaguardare un’azienda che al momento può contare su un importante portafoglio lavori, caratterizzato da commesse di un certo rilievo già acquisite, di cui il 40 per cento all’Aquila, il resto su territorio nazionale e internazionale, che oggi sono ferme ma che sono in procinto di essere sbloccate e attivate», conclude Taddei.

Oggi alle 11,30 si svolgerà un incontro nella sede della Provincia per la definizione della cassa con rappresentanti del gruppo Edimo, delle sigle sindacali e di Confindustria, oltre a funzionari della stessa amministrazione.

Il mese scorso si era parlato dell’azienda aquilana a causa della crisi di liquidità che aveva impedito la corresponsione degli stipendi ai dipendenti del settore amministrativo i quali lamentavano il pagamento di due mensilità. Anche in quel caso l’azienda aveva rassicurato. «Speriamo di uscire dal momento di difficoltà», disse il patron Taddei, chiedendo «un serio intervento delle istituzioni».

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