Nonna Licia, 82 anni e le chiavi rosse

Storia dell’anziana che per prima ha varcato la zona vietata nella città ferita
L’AQUILA. La sua foto è finita sulle prime pagine dei giornali. Lei, Licia Panella - 82 anni e la voglia grandissima di non mollare - domenica era ai Quattro Cantoni. Lì, con altre centinaia di aquilani, per lasciare le vecchie chiavi di casa sulla cancellata che blocca l’ingresso nella zona rossa. È stata lei a farsi largo tra i militari e ad aprire il varco per poter raggiungere, di corsa, piazza Palazzo.
«È stata la prima volta, da quel dannatissimo sei aprile, che ho potuto rivedere piazza Palazzo» racconta la signora Licia nella sua nuova casa a Bazzano, dove vive con il marito Angelo Lauria e la figlia Pina. «Qui sto bene, ma voglio tornare a casa mia, a San Francesco. È una casa popolare che anni fa siamo riusciti ad acquistare facendo sacrifici enormi. Sa, abbiamo cinque figli e a lavorare era solo Angelo. Il terremoto ci ha sfrattato, ma è lì che vogliamo tornare». È un fiume in piena nonna Licia e gli occhi le si illuminano quando racconta delle chiavi appese con il nastrino rosso alle transenne ai Quattro Cantoni e di quella sua voglia irrefrenabile di entrare, per la prima volta dopo il terremoto, in quelle vie così familiari e così ferite.
«È stato più forte di me. Ho spinto le transenne, fino a trovare un varco dove potermi infilare. Poi ho cominciato a correre, come ho fatto non lo so ancora, fino a piazza Palazzo. Una volta lì ho alzato lo sguardo verso quei palazzi così devastati. È stata una cosa impressionante. Ho provato un dolore immenso nel vedere com’è ridotto il cuore della mia città. Non ho avuto il coraggio e neppure la forza di andare avanti, di curiosare nei vicoli lì attorno». Un racconto rotto dall’emozione. Accanto a lei Angelo, «il compagno di una vita». «Fino a un anno fa andavamo insieme a passeggiare al castello. E poi c’erano le camminate sotto i Portici e la spesa al mercato di piazza Duomo. Ora tutto questo non c’è più». Ma ogni mattina ci alziamo presto perché c’è da accompagnare Pina in ufficio. Lei non guida e allora io e Angelo prendiamo l’auto per portarla a Centi Colella. E ogni mattina torniamo a casa passando per via XX Settembre. È la strada del dolore, dei ricordi».
Guarda le sue foto sui giornali, nonna Licia, e dice che domenica prossima lei sarà ancora con gli aquilani a manifestare per chiedere di accelerare la ricostruzione. «Io voglio tornare a casa. A Natale ci sono stata: ho steso una tovaglia rossa sul tavolo. Lo so, forse è stata una cosa da bambini, ma perché non poter sognare? Il terremoto ci ha lasciato ferite terribili, ma la voglia di combattere non è morta. Mi mancano le energie, ma la volontà di resistere c’è. Tante notti mi sveglio piangendo, ma poi leggo un libro e mi passa. E quando ho sentito che qualcuno alle 3 e 32 del sei aprile rideva ho provato tanta rabbia. Ma la voglia di guardare al futuro c’è ancora e prego sempre per i nostri giovani».
Una storia, quella di Licia, che ben si cala nell’iniziativa «Ieri e oggi, così è cambiata la vostra vita». Un progetto dei quotidiani «La Repubblica» e «il Centro» che mettono a disposizione dei lettori uno spazio d’informazione e di commento sia sui siti web (www.repubblica.it e www.ilcentro.it) che sulla carta.
«È stata la prima volta, da quel dannatissimo sei aprile, che ho potuto rivedere piazza Palazzo» racconta la signora Licia nella sua nuova casa a Bazzano, dove vive con il marito Angelo Lauria e la figlia Pina. «Qui sto bene, ma voglio tornare a casa mia, a San Francesco. È una casa popolare che anni fa siamo riusciti ad acquistare facendo sacrifici enormi. Sa, abbiamo cinque figli e a lavorare era solo Angelo. Il terremoto ci ha sfrattato, ma è lì che vogliamo tornare». È un fiume in piena nonna Licia e gli occhi le si illuminano quando racconta delle chiavi appese con il nastrino rosso alle transenne ai Quattro Cantoni e di quella sua voglia irrefrenabile di entrare, per la prima volta dopo il terremoto, in quelle vie così familiari e così ferite.
«È stato più forte di me. Ho spinto le transenne, fino a trovare un varco dove potermi infilare. Poi ho cominciato a correre, come ho fatto non lo so ancora, fino a piazza Palazzo. Una volta lì ho alzato lo sguardo verso quei palazzi così devastati. È stata una cosa impressionante. Ho provato un dolore immenso nel vedere com’è ridotto il cuore della mia città. Non ho avuto il coraggio e neppure la forza di andare avanti, di curiosare nei vicoli lì attorno». Un racconto rotto dall’emozione. Accanto a lei Angelo, «il compagno di una vita». «Fino a un anno fa andavamo insieme a passeggiare al castello. E poi c’erano le camminate sotto i Portici e la spesa al mercato di piazza Duomo. Ora tutto questo non c’è più». Ma ogni mattina ci alziamo presto perché c’è da accompagnare Pina in ufficio. Lei non guida e allora io e Angelo prendiamo l’auto per portarla a Centi Colella. E ogni mattina torniamo a casa passando per via XX Settembre. È la strada del dolore, dei ricordi».
Guarda le sue foto sui giornali, nonna Licia, e dice che domenica prossima lei sarà ancora con gli aquilani a manifestare per chiedere di accelerare la ricostruzione. «Io voglio tornare a casa. A Natale ci sono stata: ho steso una tovaglia rossa sul tavolo. Lo so, forse è stata una cosa da bambini, ma perché non poter sognare? Il terremoto ci ha lasciato ferite terribili, ma la voglia di combattere non è morta. Mi mancano le energie, ma la volontà di resistere c’è. Tante notti mi sveglio piangendo, ma poi leggo un libro e mi passa. E quando ho sentito che qualcuno alle 3 e 32 del sei aprile rideva ho provato tanta rabbia. Ma la voglia di guardare al futuro c’è ancora e prego sempre per i nostri giovani».
Una storia, quella di Licia, che ben si cala nell’iniziativa «Ieri e oggi, così è cambiata la vostra vita». Un progetto dei quotidiani «La Repubblica» e «il Centro» che mettono a disposizione dei lettori uno spazio d’informazione e di commento sia sui siti web (www.repubblica.it e www.ilcentro.it) che sulla carta.