Pochi soldi e un cuore portatile

Un ex bidello costretto a vivere con 270 euro al mese

PREZZA. Tra poco più di un mese il suo cuore elettrico, l'unico nella provincia dell'Aquila, compirà il primo anno di vita. La prima candelina che Pietro Sbraccia, 59 anni di Introdacqua, spegnerà per festeggiare un traguardo a dir poco miracoloso. Ma le istituzioni sembrano essersi dimenticate di lui.

Ex bidello di scuola elementare, vive con 270 euro mensili in attesa della pensione di vecchiaia. Inoltre, Pietro Sbraccia vive in un'abitazione su due piani dove gli spostamenti sono difficili. Condizioni impegnative per chiunque, specie per chi ha subito un intervento così delicato realizzato a Chieti il 18 marzo dello scorso anno, dall'equipe del professor Raffaele Di Giammarco, quando gli fu installato un cuore bionico.

È il Jarvik 2000, un piccolo cilindro di 4 centimetri posizionato direttamente all'interno del ventricolo sinistro e, collegato all'aorta tramite un condotto in Dacron. Si tratta dell'unico caso nella provincia dell'Aquila. Una mini pompa alimentata elettricamente da un filo che parte dal cuore e, transitando nel torace e lungo il collo, raggiunge la sede di impianto del connettore, dietro l'orecchio sinistro sulla scatola cranica. Al connettore si collega il cavo esterno proveniente da un'unità costituita dalle batterie, (una portatile e l'altra fissa per la notte), e dal sistema di regolazione del flusso del sangue.

«Quando guardo i film di fantascienza», rivela Sbraccia mentre fa la sua solita passeggiata per le vie di Sulmona, «mi sembra di essere uno dei protagonisti se penso che anche il mio cuore funziona grazie a una batteria».

Sposato, con due figli racconta la sua storia di miracolato. «Tutto è iniziato tre anni fa quando ebbi una piccola ischemia che fu risolta a Villa Pini con l'istallazione di un pace-maker». Dopo un anno e mezzo l'improvviso peggioramento. «Il mio ventricolo sinistro si dilatò», prosegue Sbraccia, «e il professor Di Giammarco mi disse che l'unica via di salvezza era l'intervento chirurgico con l'istallazione del cuore elettrico. Avrei preferito un cuore vero ma, consapevole che c'erano tanti giovani prima di me in lista di attesa, accettai la novità». Una soluzione per alcuni provvisoria in attesa del trapianto, ma che in alcuni casi può essere definitiva.

Il cardiologo Angelo Giannandrea dell'ospedale di Sulmona ha, infatti, spiegato che «non esiste un periodo di scadenza nella funzionalità del cuore artificiale». Il problema è che c'è da vivere in simbiosi con la sua scatoletta elettrica. E ora l'uomo vive letteralmente «con il cuore in mano». Oltre alle difficoltà economiche c'è anche il fatto di dover vivere in un'abitazione scomoda su due piani a Campo di Fano. «Ho chiesto al sindaco di Introdacqua un piccolo appezzamento di terreno per costruire una casetta di legno di un piano solo», conclude Sbraccia, «mi consentirebbe spostamenti meno faticosi. Ma per ora ho ricevuto solo promesse». Ma il suo cuore a corrente continua ancora a sperare.

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