San Bernardino torna a riposare nel suo mausoleo

Restauro completato dopo i danni del terremoto del 2009 Affresco di Cenatiempo del 1700 riportato ai colori originari

L’AQUILA. Sarà restituito alla città questa mattina, in occasione della ricorrenza della morte di San Bernardino, uno dei tesori della basilica dedicata al santo senese: il mausoleo che tornerà a conservare le sue spoglie, dopo il terremoto del 2009. Il restauro, completato nei giorni scorsi, è stato condotto dal Provveditorato alle Opere pubbliche con la collaborazione della Soprintendenza per i beni storico-artistici dell’Aquila ed eseguito dalla ditta Sacaim di Venezia.
«È stato particolarmente impegnativo in relazione ai danni subiti dalla cappella durante il sisma del 2009», ha spiegato l’architetto Maurizio D’Antonio, che ha diretto i lavori insieme alla storica dell’arte Bianca Maria Colasacco della Soprintendenza. «L’affresco di Girolamo Cenatiempo (1709), oltre ai danni strutturali, si presentava particolarmente ridipinto nel secolo scorso. Il restauro ha riportato in luce l’aspetto originale. Gli stucchi, e particolarmente le rosette dorate che decorano gli archi, sono stati oggetto di consolidamenti e riposizionamento nelle porzioni distaccate».
Il mausoleo, scolpito da Silvestro dell’Aquila, è stato consolidato dove erano presenti distacchi e conci fuori piombo, ed è stato oggetto di una pulitura condotta con sistemi controllati, conservando la patina originale. Fu commissionato da Jacopo di Notar Nanni dopo la morte di Bernardino da Siena, avvenuta in città nel 1444. Il progetto fu affidato all’architetto di Sulmona Silvestro Ariscola di Giacomo, meglio noto come Silvestro dell’Aquila, che ne diresse i lavori dal 1489 fino al 1505. Si ipotizza che Leonardo da Vinci si fosse ispirato al mausoleo aquilano per il suo mausoleo con la Madonna col Bambino affiancata da San Bernardino, benedetti da Dio sulla sommità del disegno. Il mausoleo subì danni nel terremoto del 1703 e poi è stato lesionato nel 2009. L’opera è in marmo, a pianta rettangolare, con arco a botte superiore. La suddivisione in livelli è scandita da cornici marcapiano. «Il rivestimento parietale in marmo», conclude D’Antonio, «ha riacquisito luminosità e brillantezza in modo da restituire alla cappella l’aspetto originale che aveva nei primi anni del Settecento».
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